Sono più di seimila gli spettatori presenti sugli spalti per assistere al quarto di finale play off al “Ceravolo” e per l’ennesima volta (la settima precisamente) la maledizione in questo tipo di sfide si abbatte sulle aquile. “Odio i play off” recitava una frase su qualche maglietta stampata qualche anno addietro che ieri abbiamo rivisto addosso ai tifosi, a giusta ragione dobbiamo aggiungere, perché la conferma che questo tipo di gare per il Catanzaro sono una iattura, si è avuta anche ieri. L’unica sostanziale differenza rispetto alle altre edizioni, è che stavolta il sogno è svanito perdendo meritatamente sul campo e nessuna ombra può essere gettata su calciatori e società, come invece era accaduto in passato, quando addirittura furono aperte inchieste giudiziarie. Chi segue il calcio sa benissimo che in novanta minuti può accadere di tutto quando in palio la posta è alta, serve innanzi tutto fortuna, freddezza e cinismo. Nel caso dei giallorossi catanzaresi, questi ingredienti ieri sono mancati e se poi aggiungiamo la differenza delle due squadre in termini di qualità (basta mettere a specchio le due rose, anche in termini numerici) allora tutto diventa più difficile. È mancata la fortuna perché il tuo cannoniere principe, di un attacco che per tutto il campionato non ha brillato per prolificità, ti viene a mancare per infortunio nella fase di riscaldamento. È mancata la freddezza che serviva nel gestire il pareggio dopo averlo raggiunto (forse pure con qualche accorgimento tattico che diremo più avanti). È mancato il cinismo che hanno avuto i sanniti a capitalizzare con il massimo del risultato gli unici due tiri nello specchio della porta di Bindi.
Premesso quanto suddetto noi, ma anche gran parte dei seimila presenti ieri, in home page abbiamo scelto di ringraziare la squadra nonostante la sconfitta bruciante. I ragazzi vanno ringraziati perché hanno dato tutto e se al termine dei novanta minuti di ieri sono usciti sconfitti è perché l’avversario si è dimostrato più forte, come d’altronde tutti i pronostici, stilati sin dalla fase della preparazione estiva, dicevano.
Cosentino quando vede lo stadio bollire d’entusiasmo prima della partita, non resiste, rompe gli indugi e a differenza delle ultime gare dove aveva abbandonato questa abitudine, sceglie di salutare salutare il suo pubblico. È accolto con il solito affetto, sia all’inizio che alla fine. La partita non è bella, ma questo era prevedibile vista la gara da dentro o fuori.
Con l’assenza di Fioretti il Catanzaro è ancora più spuntato in avanti. Germinale fa da boa affiancato da unaparte da Martignago, che si vedrà pochissimo durante tutta la partita, dall’altra da Russotto, che non è nella sua migliore giornata. L’attacco giallorosso è spuntato ed è un peccato, perché pur non essendo una macchina da gol, la difesa degli stregoni non sembra impenetrabile. Nel primo tempo il Catanzaro è determinato. Spinto anche dal vento crea qualche mischia pericolosa in area e si porta addirittura in vantaggio con Germinale, ma il gol viene annullato giustamente per un vistoso fallo di mano dell’attaccante. Passano i minuti, il Catanzaro pressa ma le sue giocate sono dettate più dalla spinta del pubblico e dal vento che da trame di gioco. Il Benevento sta racchiuso nella sua trequarti e proprio il vento contrario paradossalmente lo aiuta, quando un rilancio della difesa è calcolato male da Vitiello che tenta l’anticipo su Evacuo che invece se ne va e smista sulla destra per Melara che arriva in sovrapposizione e con un diagonale preciso la mette dove Bindi non può arrivare. La reazione delle aquile arriva dopo una decina di minuti, ma il goal subito è una mazzata. Memore della pericolosità dell’esterno beneventano, Sabatino non è più sicuro e non spinge come si converrebbe e in una squadra carente nel gioco offensivo, con i due esterni bloccati (dall’altra parte Negro preoccupa Marchi) è normale che le difficoltà aumentino. Si spera in una giocata su palla inattiva, che arriva puntualmente su calcio d’angolo con Germinale che trova una traiettoria beffarda. È il gol del pareggio. La ripresa inizia e le due squadre sembrano giocarla con meno frenesia, ma il campanello d’allarme arriva quando il Benevento sulla corsia di destra con un imprendibile Melara prova l’affondo. Ci sono due incursioni pericolose prima del gol di Padella. Brevi tenta la carta Di Chiara, l’obiettivo è quello di tenere basso l’uomo più pericoloso degli stregoni ma non sarà purtroppo così. Forse, sarebbe stato meglio togliere un evanescente Martignago e magari rinforzare quella corsia, lasciando Sabatino e spostando Russotto a supporto di Germinale in avanti, anche perché in panca c’era Madonia che da quando è arrivato ha inciso veramente poco. È solo una disquisizione tecnica, ma ormai la partita è andata. Il Catanzaro non ha la forza di reagire, il gioco è compassato e il Benevento si difende senza soffrire perché in avanti le aquile non pungono. La partita è il riassunto di un campionato: una squadra tosta, che lotta ma con pochissime soluzioni nella manovra offensiva. L’applauso alla squadra è doveroso a fine partita, non c’è quella delusione che c’era stata in altre occasioni quando perdemmo altre partite del genere.
Adesso bisognerà fare passare la delusione che c’è non solo fra i tifosi. Soprattutto a chi non è abituato alle sconfitte, a chi ha visto solo tanta C2 e società ridicole. Noi con i capelli più bianchi abbiamo vissuto gioie e dolori e forse proprio in ragione di queste esperienze siamo diventati più forti. È questo il consiglio che ci permettiamo di dare a Cosentino: continui nel programma iniziato in questa stagione. Dopo anni il Catanzaro ha in rosa qualche calciatore di proprietà e di valore e una società sana e sicuramente appetibile. Si riparta con questi presupposti. Le basi per un campionato di vertice stavolta ci sono tutte. Questo campionato deve essere inteso come un vero e proprio trampolino di lancio. Bisognerà programmare con investimenti mirati e tasselli adeguati. Il prossimo, infatti, non sarà un torneo facile, ci saranno tante piazze importanti in un girone che si annuncia caldissimo, senza contare che solo 4 squadre su 60 faranno il salto di categoria. L’unica ricetta, dunque, sarà continuare a lavorare ponendosi l’obiettivo promozione , restituendo così ai tifosi giallorossi il giusto palcoscenico.
Forza Giallorossi.
Salvatore Ferragina