In premessa, prima di qualsiasi altra riflessione e per sgomberare il campo da qualsiasi futura strumentalizzazione, voglio precisare che ci sono cose che prescindono dalle valutazioni personali. Ci sono personaggi, eventi che uniscono tutti, al di là di qualsiasi credo politico, religioso e sportivo. Uno di questi personaggi è sicuramente l’indimenticato e indimenticabile presidente del Catanzaro Nicola Ceravolo. Da tifosi orgogliosi siamo tutti felici che ci siano delle occasioni durante le quali ricordare il presidentissimo. Da
persone attente però ci rammarica dover constatare che il senso di unità, sintesi e orgoglio di essere catanzaresi e calabresi, tanto caro e Nicola Ceravolo, sia stato bypassato dalla rincorsa alla fama di qualcuno. Felici e riconoscenti al professionista Maurizio Insardà per aver pensato a una giornata in ricordo di Ceravolo, ci chiediamo tuttavia come mai lo stesso organizzatore non abbia minimamente sentito il bisogno di coinvolgere il Comune di Catanzaro (per giunta proprietario dell.impianto sportivo principale della città che porta il nome dell.amato presidente), la tifoseria, i giornalisti locali e quanti fino ad oggi si sono dedicati al Premio Ceravolo. E ancora, in questa terra tanto frazionata e tanto intrisa da personalismi che ne hanno causato la terribile condizione di arretratezza in cui si trova e l’incapacità di valorizzare le proprie risorse umane, ci chiediamo come mai invitare Italo Cucci, pregiatissimo giornalista ma che nessun legame ha con questa terra, piuttosto che rivolgersi a giornalisti che del Catanzaro tanto potrebbero raccontare, come Emanuele Giacoia, valente giornalista radiofonico, scrigno di tanti preziosi ricordi in giallorosso. Perché per presentare la serata non sono state utilizzate le tante professionalità del mondo giornalistico di questa nostra amata e bistrattata città? E in ultimo, mi chiedo ancora, quanto è costata tutta questa operazione? Una domanda inopportuna dirà qualcuno. In realtà è una domanda legittima perché proviene da tifosi innamorati delle Aquile, della città e del proprio passato, dal quale bisognerebbe ripartire per costruire un futuro diverso. Senza più assistere a sciocchi personalismi che danneggiano il nostro comune vivere quotidiano.
persone attente però ci rammarica dover constatare che il senso di unità, sintesi e orgoglio di essere catanzaresi e calabresi, tanto caro e Nicola Ceravolo, sia stato bypassato dalla rincorsa alla fama di qualcuno. Felici e riconoscenti al professionista Maurizio Insardà per aver pensato a una giornata in ricordo di Ceravolo, ci chiediamo tuttavia come mai lo stesso organizzatore non abbia minimamente sentito il bisogno di coinvolgere il Comune di Catanzaro (per giunta proprietario dell.impianto sportivo principale della città che porta il nome dell.amato presidente), la tifoseria, i giornalisti locali e quanti fino ad oggi si sono dedicati al Premio Ceravolo. E ancora, in questa terra tanto frazionata e tanto intrisa da personalismi che ne hanno causato la terribile condizione di arretratezza in cui si trova e l’incapacità di valorizzare le proprie risorse umane, ci chiediamo come mai invitare Italo Cucci, pregiatissimo giornalista ma che nessun legame ha con questa terra, piuttosto che rivolgersi a giornalisti che del Catanzaro tanto potrebbero raccontare, come Emanuele Giacoia, valente giornalista radiofonico, scrigno di tanti preziosi ricordi in giallorosso. Perché per presentare la serata non sono state utilizzate le tante professionalità del mondo giornalistico di questa nostra amata e bistrattata città? E in ultimo, mi chiedo ancora, quanto è costata tutta questa operazione? Una domanda inopportuna dirà qualcuno. In realtà è una domanda legittima perché proviene da tifosi innamorati delle Aquile, della città e del proprio passato, dal quale bisognerebbe ripartire per costruire un futuro diverso. Senza più assistere a sciocchi personalismi che danneggiano il nostro comune vivere quotidiano.
Dino Pugliese