Esprimiamo le nostre forti perplessità circa l’incomprensibile e anomala decisione adottata dall’Amministrazione dell’Università di Catanzaro in merito all’espulsione di decine di lavoratori precari, i quali, pur prestando servizio già da diversi anni presso l’Ateneo cittadino, sarebbero in procinto di essere sostituiti da nuovo personale attinto tramite esternalizzazione. Ed è proprio qui che sta l’anomalia.
Se tale decisione fosse confermata saremmo di fronte ad un’azione tanto scorretta quanto indecifrabile, dal momento che gli attuali lavoratori precari avevano ricevuto garanzie circa la loro stabilizzazione, considerato altresì che allo scopo era stato indetto un concorso concordato verbalmente tra governance interna (l’allora Rettore Costanzo) e le varie sigle sindacali. In particolare, non essendo l’Ateneo capace di assumere tutti, aveva creato una fondazione, e relativa graduatoria, con lo scopo di assorbire il personale temporaneamente rimasto fuori dal servizio. Al 31 dicembre, dopo aver espletato il concorso, 45 lavoratori sono stati assunti a tempo determinato per tre anni, ma gli altri 30 sono a casa. La cosa bizzarra è che, nello stesso tempo, tale fondazione pubblica un bando dell’importo di 100.000 euro per offerta di lavoro interinale. Una simile e improvvisa inversione di tendenza sembra attribuibile al nuovo Rettore, prof. Quattrone, al quale chiediamo che senso abbia tutto questo giacché i tagli non sono stati fatti in funzione delle professionalità del singolo. Ci dispiace far rilevare che con questo provvedimento rimarranno a casa tanti ragazzi laureati che, stranamente, non hanno vinto il concorso in quanto superati dai “soliti amici”.
Questa vicenda non solo consegna ulteriore precarietà al nostro territorio e in particolare alle famiglie coinvolte, ma danneggia lo stesso Ateneo dal momento che forti saranno i disservizi per gli studenti e per l’utenza a causa di un inevitabile abbassamento dello standard qualitativo.
Ci si dovrebbe interrogare sulle ragioni vere che hanno indotto ad effettuare questi tagli in modo così illogico, e soprattutto chiedersi il perché una fondazione nata con lo scopo di difendere i lavoratori precari dell’Ateneo finisce poi col metterli da parte, dando mandato a società di lavoro interinale, tipicamente note per essere serbatoi di clientela. Tutti questi dubbi sfociano nella madre di tutte le domande: che ruolo sta giocando la politica in tale oscura ed ingiusta vicenda?