Il calcio in Italia si sà è lo sport più seguito in assoluto
e questo l’ha capito anche Cosa Nostra che ha pensato bene di trasformare il
gioco del pallone in un canale propagandistico. Vi riporto di seguito un pezzo
tratto dal giornale La Sicilia che spiega in maniera più dettagliata
quanto è successo.
Citando due intercettazioni, telefoniche ed ambientali, gli investigatori
della Mobile di Palermo ipotizzano in un rapporto consegnato alla Procura che
potrebbe esserci la mafia, ed in particolare la ‘famiglia di Brancaccio’, dietro
l’iniziativa di collocare lo striscione contro il 41 bis esposto allo stadio
Barbera di Palermo il 22 dicembre dell’anno scorso durante la partita Palermo-Ascoli.
Non si sa se nel rapporto sono state denunciate persone.
L’indagine, avviata subito dopo la partita, ha subito un’impennata quasi casualmente,
quando, ascoltando le registrazioni delle microspie, telefoniche ed ambientali,
disposte per la cattura di Giuseppe Urso, cognato del capomafia Cosimo Vernengo,
condannato all’ergastolo per la strage di via D’Amelio, ed arrestato il mese
scorso, gli investigatori si sono imbattuti in riferimenti allo striscione «Uniti
contro il 41 bis: Berlusconi dimentica la Sicilia». Al centro dell’indagine
vi sarebbe Francesco ****, figlio del boss, acceso tifoso del Palermo, diffidato
dall’ingresso negli stadi per un anno nel ’99 dalla questura di Teramo in seguito
a scontri tra la tifoseria siciliana e quella abruzzese. «Hai visto, ne
parlano tutte le televisioni», disse giorni dopo l’episodio dello stadio
Barbera un amico al giovane, parlando al telefono. «Ne parliamo di presenza»,
rispose Urso.
Da un’altra intercettazione, questa volta ambientale, è emerso che i
tifosi stavano per portare allo stadio un altro striscione. «Per questo
voglio lo striscione – dice un amico di Urso, alla presenza del figlio del boss,
discutendo con altre persone – perchè se vengono a prendere a me io vi
accuso a tutti». Gli investigatori, infine, avrebbero accertato che l’esposizione
allo stadio Barbera del messaggio contro il 41 bis, infine, sarebbe collegato
a quanto accaduto allo stadio di Bologna il 12 gennaio, durante l’incontro ‘Bologna-Milan’
quando i tifosi esibirono un altro striscione con su scritto «Per la libertÃ
di espressione, solidarietà agli ultras palermitani» e con il messaggio
apparso sul muro della sede della Fondazione Sciascia, a Racalmuto, durante
la visita in Sicilia del capo dello Stato. Anche in quel caso il riferimento
era al 41 bis.
Chiudiamo trasferendoci per un attimo in Croazia perchè in questi giorni
il governo croato ha approvato un disegno legge che prevede misure e pene severe
per i tifosi che useranno violenza nelle manifestazioni sportive. Il decreto
legge è stato inviato al parlamento per l’approvazione con procedura
d’urgenza. I colpevoli di violenze potranno essere puniti con ingenti multe,
con un divieto d’ingresso negli stadi fino a cinque anni o con pene detentive
di 30 giorni. Punibile anche l’incitamento all’intolleranza razziale, etnica
o religiosa, sia negli stadi sia sui media.
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