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Pietro Iemmello: “Rivedere i bambini con le magliette del Catanzaro, era il mio sogno”

Scritto da Danilo Petrolino

Le parole del capitano e simbolo giallorosso a RTC Catanzaro Sport, condotta da Mario Mirabello

La gara a Cremona e la voglia di rivalsa

Non credo che se ci fossi stato io sabato sarebbe cambiato qualcosa. Sicuramente è stata una parentesi, un piccolo incidente di percorso, perché fino a oggi non abbiamo mai sbagliato atteggiamento. Quella di sabato è stata brutta, più che altro non per per il risultato in sé per sé, ma per aver concesso all’altra squadra terreno fertile. Penso che a parte l’incontro di Cesena all’inizio di stagione, quest’altro con la Cremonese sia stato l’unico incidente di percorso.

Noi oggi siamo arrivati a una posizione di classifica in cui dobbiamo giocarci partita per partita nel migliore dei modi. Sicuramente quella di sabato lascia un sentimento di rabbia per aver preso quattro gol contro una squadra che la classifica ti diceva fosse una diretta concorrente, ma che sulla carta non lo è, perché sappiamo benissimo che la Cremonese individualmente sulla carta è nettamente superiore a noi, e come altre squadre è stata costruita per vincere il campionato. Di questa partita ci deve rimanere la rabbia, il bruciore di stomaco, e dobbiamo vivere ogni giorno da qui a domenica con questa sensazione, a maggior ragione perché ci sarà un derby, ma anche se non ci fosse stato il Cosenza, penso che la voglia di rivalsa, dopo aver preso quattro gol, sia all’ordine del giorno.

Il senso di appartenenza della squadra

Dopo la partita non c’era nulla da dire e i ragazzi non meritavano di perdere in quel modo, perché di tanti pregi che ha questo gruppo, e non parlo a livello tecnico o tattico, uno è sicuramente quello del senso di appartenenza: tanti ragazzi li vedo “presi”, vedo che seguono la città, so che gli piace vivere qua e sanno la responsabilità che hanno nel giocare in casa e in trasferta.

Non tutte le squadre hanno un pubblico del genere, soprattutto anche in trasferta e quindi il dispiacere è più per il sentimento che provavano a fine partita i miei compagni: come ho detto prima, hanno un pregio grandissimo, che è quello del senso di appartenenza. Io ho giocato in tante squadre e molti miei compagni non ce l’avevano: penso che la fortuna del Catanzaro oggi sia anche di avere un gruppo solido che tiene alla maglia e sa quando va a giocare che tipo di tifoseria ha dietro.

L’obiettivo di Iemmello

Quando sono arrivato, nella prima conferenza stampa che feci in sede, ricordo di aver detto che il mio sogno era riportare tanti tifosi allo stadio, ad appassionarsi del Catanzaro come quando 20 anni fa in Serie C lo vivevo io, quindi quello era il mio obiettivo principale: rivedere il Ceravolo pieno, rivedere i bambini per strada con le magliette del Catanzaro, quello era realmente il mio sogno.

Alla fine sì, parliamo di sport, di professionismo, di lavoro, però poi penso che all’apice o alla base ci deve essere quell’emozione che ti porti nel quotidiano, perché non siamo dei robot. Ognuno di noi ha delle emozioni, ognuno di noi le vive a proprio modo e la mia voglia era quella di rivedere la mia città vivere di calcio, vivere di Catanzaro e non tifare Inter, Milan, Juve come i bambini in un periodo hanno fatto, perché il Catanzaro non andava benissimo. Quindi mi rendo conto del cambiamento attuale e sono felice e orgoglioso di questo.

Come ho detto in passato ci sono state delle partite, o dei momenti, in cui non avvertivo l’ambiente positivo che si sentiva l’anno scorso. Però penso che il pubblico di Catanzaro sia migliorato tantissimo in questi 3 anni e mezzo, anche perché ha visto sempre una squadra che se la giocava con tutti, che puntava a vincere.

Il derby e l’assenza dei tifosi rossoblù

Il Cosenza è ultimo, ma in realtà non lo merita, anche perché ha quattro punti di penalizzazione e ha avuto difficoltà societarie, che vuoi o non vuoi ti condizionano anche a livello mentale. Ieri sera pensavo che comunque sì è una partita che vale tre punti, ma che essendo un derby può valere anche di più a livello mentale per tutte e due le squadre. Per me il Cosenza è una buona squadra, una squadra fastidiosa, che si difende bene in blocco basso, quindi sarà una partita difficile, ma questo non vuol dire che il Catanzaro non debba assolutamente provare a riuscire a vincere la partita, perché giochiamo in casa, perché sappiamo tutti com’è andata a Cosenza e perché veniamo da una sconfitta per 4-0.

Per quanto riguarda i tifosi del Cosenza, a me dispiace, perché il calcio senza il tifo di una parte va a perdere l’essenza, che può essere anche dello sfottò, ma sempre nei modi civili, tifando per dare una mano alla propria squadra. È ovvio che l’errore è stato fatto a monte, cioè nel girone d’andata. Giocare senza tifosi è brutto e anche io da catanzarese avrei preferito ci fossero i cosentini, perché sarebbe stato un derby vero, come anni fa.

L’essere catanzarese e la preparazione della squadra

Sono sincero, a Catanzaro il primo anno l’ho sofferto tantissimo, perché nonostante avessi 29-30 anni soffrivo le partite e oggi mi do la spiegazione del perché: ero arrivato con una situazione precaria, non mi ero mai allenato e quindi soffrivo perché non sapevo che prestazione potessi dare. Poi col passare del tempo è ovvio che sono stato meglio e da lì mi sono lasciato andare e adesso le vivo normalmente. Ovvio che giocare col Cosenza non può essere come giocare con la Reggiana, perché essendo di Catanzaro ha un sapore diverso, ma poi quando fischia l’arbitro per me una squadra vale l’altra: penso che la mentalità deve essere la stessa in ogni tipo di partita, anche perché sennò poi uno si fa coinvolgere e rischia di non pensare alle cose principali, che sono quelle da fare in partita.

Le cose che ci diciamo nello spogliatoio sono sacre e restano lì, ma come ho detto prima c’è poco da dire: sono partite che si preparano da sole e quando hai senso di appartenenza non servono tante parole e poi la gara la senti nel modo giusto, ti prepari e affronti la settimana nel modo giusto, senza ansie, senza tensioni, in modo tranquillo per arrivare sereni e disputare l’incontro, anche perché per tanti di noi non è il primo derby, quindi l’affronteremo come una partita normale, sapendo che comunque non lo è.

L’obiettivo play-off

Intanto arriviamoci, perché adesso si è ristretto il range tra noi e le altre squadre ai limiti della zona play-off: ci sono Palermo e Bari che hanno 39 punti, quindi sono a quattro punti da noi. Penso che se ci arrivassimo, li giocheremmo sicuramente meglio dell’anno scorso, per tanti motivi. Uno è quello della rosa più lunga, perché l’anno scorso siamo arrivati a fare tre partite di quel genere, di quella carica emotiva, giocando praticamente sempre con gli stessi e si è arrivati poi al ritorno di Cremona in cui, dopo 10 minuti, tutti eravamo sulle gambe. L’altro fattore è che comunque abbiamo l’esperienza di averli affrontati già l’anno scorso e sappiamo che riuscire ad arrivare in una certa posizione di classifica ti può dare un vantaggio.

Iemmello “tuttocampista”

È tutto naturale: quando io mi trovo in campo vado a ricoprire le posizioni che penso siano “più giuste” in quel momento. L’allenatore mi dà tanto tanto spazio, tanta libertà per girare, per cercare la posizione dentro la struttura di gioco che poi andiamo a creare. È anche vero che il fisico è diverso rispetto a quando avevo 22-23 anni, però penso che comunque riesco ad abbinare tutte e due le cose: vengo a cucire il gioco e poi riesco anche ad andare a concludere e a finalizzare, quindi ho trovato un giusto mix, che in ogni partita bisogna sempre poi rivedere, rimodellare, perché poi gli avversari adottano le contromisure.

Iemmello allenatore?

È una cosa che mi piacerebbe fare in futuro. Oggi non ci penso, perché ancora faccio il giocatore però è una cosa che sicuramente in futuro farò e cercherò di fare nel migliore dei modi, perché è una cosa che mi piace, come mi piace tanto dirigere in campo.

Autore

Danilo Petrolino

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