All’inizio, quando la delusione e la rabbia non si erano trasformate ancora in lotta, c’eravamo solo noi. A condividere la sofferenza di duemila lavoratori incomprensibilmente messi sul lastrico.
A parlare con loro nel luogo stesso della loro sofferenza, il call center di Santa Maria.
In questo stesso luogo, corpo mostruoso di urbanistica improvvisata e cinica, abbiamo incontrato i responsabili dell’Azienda e quei Dirigenti della Polizia di Stato che encomiabilmente hanno affrontato una situazione davvero difficile. Per questa nostra “incursione” nelle sofferenze sociali, dove da tempo non si vede nessuno, e per le cose che abbiamo sin da subito intuito e denunciato, siamo stati minacciati dai soliti anonimi e pubblicamente insultati da taluni personaggi di quel mondo politico e istituzionale che, invece, avrebbero dovuto trovarsi centro metri più avanti della postazione che avevamo occupato.
Né le invettive, né le minacce ci hanno scoraggiato o intimidito.
Al contrario, abbiamo continuato ad affiancare, con discrezione ma sempre più decisamente, le lotte dei lavoratori. Specialmente, nelle piazze dove il loro numero, per la stanchezza e la sfiducia, si assottigliava sempre di più. Siamo stati gli unici a porre la questione di fondo.
Quella di un Comune che avrebbe dovuto farsi carico di un problema che avrebbe messo definitivamente in ginocchio la Città, già duramente colpita dalla perdita di centinaia posti di lavoro. Per questo abbiamo con forza richiesto che il Consiglio Comunale discutesse di Phonemedia ed elaborasse una strategia di fondo che “inventasse” la Città quale soggetto primario in questa battaglia e come parte lesa di una condotta scellerata perpetrata da chi prendendo i soldi pubblici ha creato una fabbrica del nulla, che è poi diventata fantasma.
Fantasma come le due o tre proprietà che si sono susseguite.
E fantasma come le responsabilità nascoste di politici e istituzioni che male hanno concesso i fondi e ancora peggio hanno controllato, come prevede la legge e i vari bandi pubblici, il come essi siano stati utilizzati.
Come è bene evidente, altri strumentalizzando la sofferenza dei lavoratori, ci si è mossi in maniera diversa. Capisco, e condiviso, la pubblica gioia manifestata alla notizia del commissariamento dell’Azienda, con tutte le positive ricadute conseguenti, prima fra tutte la concessione della cassa integrazione in deroga. Ma nessuno dice che questo provvedimento è atto, di giustizia e di intelligenza, compiuto dal Giudice. Non dalla politica, non dalle istituzioni. E’ qui, invece, che, dopo aver denunciato l’intreccio perverso di clientelismo ed altro similare originante questa drammatica situazione, che va affrontata la vera battaglia. Quella del lavoro. Di un lavoro dignitoso e qualificante. E della difesa della base occupazionale. Il rischio che dopo i mesi di cassa integrazione l’Azienda non riapra ovvero che riduca di molto le unità lavorative, è molto forte. Occorre, lo ripetiamo per l’ennesima volta, costruire un tavolo istituzionale intorno al quale far sedere Governo, Regione, Comune, Provincia, Associazioni imprenditoriali e Sindacati. L’obiettivo è quello di elaborare una strategia unitaria che tenga al riparo tutti i lavoratori, anche quelli a scadenza di contratto. Si stabilisca, mediante un nuovo piano industriale, quanti lavoratori potranno restare nella nuova Azienda e quanti, attraverso piani di riconversione e formazione professionale, potranno essere, auspice i Soggetti in questione, essere collocati stabilmente altrove. Se questo non ci sarà, e fino a quando non ci sarà, la lotta resta aperta e noi la sosterremo. Soprattutto per evitare che in futuro si ingeneri una nuova guerra tra poveri. Si apre domani una delle più brutte e feroci campagne elettorali. Gesto grande e nobile sarebbe quello che i tre candidati alla presidenza insieme e pubblicamente, incontrassero i lavoratori di Phonemedia ed assumessero gli impegni di cui alla nostra proposta o di altre più utili ed efficaci. Se così non si vuole che accada, si abbia il pudore di evitare di chiedere loro il voto. Magari, sulla base della solita vecchia promessa dal titolo”Fammi la campagna elettorale che domani ti assumo”. Già mi sembra di vederli a decine quei candidati che busseranno alla loro porta !>