Riceviamo e pubblichiamo: “Il territorio di Catanzaro è praticamente inesplorato da un punto di vista archeologico, solo sporadicamente e fortuitamente si ha conoscenza di qualche ritrovamento, al quale poi non segue nessuno studio o scavo scientifico. Ci sono intere aree, in cui persistono evidenti tracce di testimonianze pre bizantine, ormai famose sono le zone di la Petrusa e Pietragnazia, poste nella zona ovest del capoluogo precisamente nel quartiere Gagliano, e ancora, sul Sansinato, nei pressi di Santa Maria, ecc. La giustificazione da parte degli organi preposti, Soprintendenza in primis, è la mancanza di fondi. Intanto, queste aree vengono pian piano distrutte, cementificate e depredate. Ma la cosa grave è che non solo giacimenti archeologici vengono trascurati e ignorati, ma anche importanti siti fossili. Forse pochi sanno, che nel territorio di Catanzaro, e precisamente nel quartiere Santa Maria, esiste un area di grande valenza pliocenica o postpliocenica. Di questa, si ha conoscenza almeno dalla fine dell’ottocento. Infatti, il giacimento in questione, (carta geologica foglio 342, 38° 52′ N 4° 08′ E ) è segnalato sin dal 1889 da Antonio Neviani in un lavoro del Bollettino della Società Geologica Italiana, l’autore così la descrive : >. Alla luce degli studi attuali l’intera serie sembra partire dal Pliocene medio per arrivare sino al Pleistocene inferiore, tra le specie citate dal Neviani compare infatti anche l’Arctica islandica tipica indicatrice del Pleistocene inferiore. Ma tutta la zona del catanzarese è ricca di questi giacimenti fossili, la cosa grave che gli enti preposti non riescono proprio a creare delle strutture adatte a tutelare e studiare questi reperti che hanno milioni di anni. Sarebbe un sogno, o una chimera sperare che si realizzi un grande museo di Geologia e Paleontologia, come quello di Padova, che ha una sede più che prestigiosa: il bellissimo palazzo Cavalli. Così come sarebbe quasi impossibile, sperare che venga realizzata una facoltà di Geologia, Paleontologia e Geofisica presso l’ateneo Magna Graecia di Catanzaro. Diciamo questo perché conosciamo purtroppo i nostri “polli”, sappiamo che non sentono affatto le istanze della gente e soprattutto non riescono a sfruttare le ricchezze del territorio. La Calabria e il catanzarese in particolare sono ricchissime di giacimenti di questo tipo, ma chissà per quanto tempo ancora verranno lasciati abbandonati e dimenticati”.
Associazione Culturale
Petrusinu Ogni Minesta
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