Il Rompicalcio

Parole nel vento

Cercasi proprietà forte in grado di spegnere il rumoroso chiacchiericcio catanzarese e regalarci un po’ di calcio

Abbiamo ancora negli occhi la stoccata decisiva con cui Andrés Iniesta ha trafitto al cuore i sogni di gloria dell’Olanda, regalando il primo Mundial alla Spagna. Nel momento più atteso per tutti gli amanti del calcio, quei 90 minuti che i tifosi e i giocatori di tutto il globo sognano di vivere almeno una volta nella vita. Ecco, proprio in quel momento, pochi minuti dopo la storica passerella di Nelson Mandela in mezzo al Soccer City Stadium, pochi minuti dopo il fischio d’inizio di Webb, Antonio Aiello, amministratore unico dell’Effeccì (ancora per poco), decide di inviare alle redazioni un comunicato stampa. Non contento dell’illuminante show mandato in scena avantieri nella sede del Catanzaro, Aiello sceglie di profanare la partita “sacra” per eccellenza, la finale dei mondiali, per chiedere a Giuseppe Cosentino (il patron di Gicos che ha manifestato l’intenzione di acquisire il pacchetto di maggioranza della società giallorossa) se Filippo Catalano (socio di minoranza del FC) è un suo referente oppure no. Le redazioni delle principali testate sportive mondiali si sono interrogate ieri sera se oggi fosse più giusto titolare in prima pagina “Campeones” oppure “Aiello, ma non bastava una telefonata?”.

FIUMI DI PAROLE – La perla “mundial” di Aiello è solo l’ultimo capitolo di una saga che affonda le radici nell’ingloriosa storia degli ultimi anni giallorossi. Dagli ultimi disperati comunicati dell’US di Poggi e Parente ai forbiti comunicati del senatur Pittelli, passando per i super-comunicati (per dimensioni) del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Soluri, finendo con gli stanchi e inutili comunicati dell’imprenditore cuneese. In mezzo anche la “guerra dei comunicati”, andata in scena l’estate scorsa, quando Aiello e Soluri si scambiavano quotidianamente bordate, salvo riscoprirsi amici (Aiello dixit) in questi ultimi giorni. E come non citare le splendide conferenze-stampa durante le quali lo stesso Aiello, abbandonato in pasto ai giornalisti dai suoi soci, si barcamena tra sincere ammissioni di errori e maldestri tentativi di coprire una pessima gestione societaria, addossando colpe a giocatori, allenatore e direttore sportivo.

PAROLE DI FUOCO – Giocatori, allenatore e direttore sportivo che, nelle scorse settimane, non avevano risparmiato critiche alla società. Dopo un anno di segnali, di scioperi e di “docce fredde”, Corapi, Pitino e Auteri hanno liberato i freni, lasciandosi andare a dichiarazioni infuocate sulla proprietà (quale?). Peccato che, dopo la batosta di Roma, siano tutte parole inutili. I tifosi se n’erano accorti già da un pezzo. Accusare la società per la sconfitta nei play-off è giusto. Ma suona anche come un’ammissione di scarsa professionalità (proprio nel momento decisivo) da parte di staff tecnico e giocatori.

PAROLE VELENOSE – Nel pentagramma di parole monocorde e noioso, risuona stonato il pesante attacco ai tifosi giallorossi apparso sul giornale calabrese più letto. Facinorosi e sfaccendati: così la Gazzetta del Sud definiva un paio di giorni fa i sostenitori del Catanzaro che, ormai da qualche settimana, contestano pacificamente e goliardicamente questa società chiedendo un futuro migliore. Richiesta legittima viste le umiliazioni dell’ultima stagione e la quantità di denaro pubblico utilizzato per salvarla da un sicuro fallimento. È arrivata subito la repentina rettifica della GdS. Incidente chiuso, per fortuna.

PAROLE CHIARE – Il fiume di parole catanzarese è stato interrotto solo da un’intervista, ancora sulla Gazzetta del Sud, di Cosentino. Il patron del gruppo Gicos, tirato in ballo da Soluri, si è manifestato una sola volta in pubblico ponendo condizioni chiare per l’acquisto della società. Maggioranza con 1.5 mln di euro da investire subito, altri imprenditori disposti in minoranza a fare la loro parte, protocollo con le istituzioni per un sostegno triennale (promesso da Scopelliti un paio di mesi fa). Ora è il momento dei fatti. Il vuoto di potere rischia di innescare una pericolosa guerra tra bande, con manovre di disturbo, colpi di coda e boutade artefatte di cui non si sente il bisogno. L’ultima perla rimbalzata ieri nel vento dei tre colli è che la famiglia Albano (quella con cui il Catanzaro sprofondò in quarta serie) sarebbe di nuovo pronta a investire nella squadra giallorossa. Un po’ di revival, insomma, 16 anni dopo quell’ultima disastrosa gestione con “toh chi si rivede” Improta in panchina. E con “a volte ritornano” Soluri pronto a ereditare la guida della società.

CAMBIAMENTO O FALLIMENTO – Se Cosentino è interessato all’acquisto del Catanzaro chiuda la vicenda al più presto e ponga fine a questo rumoroso chiacchiericcio. Il vento del cambiamento non può più attendere. È tempo di tornare a parlare di calcio, di ritiro, di allenatori, di dribbling e di mercato. Con l’attuale società o con un’altra creata ad arte per perpetuare lo scempio degli ultimi 20 anni, l’alternativa sarebbe un altro campionato-farsa di C2 col “Ceravolo” vuoto (nella migliore delle ipotesi), o un fallimento tra qualche mese (nella peggiore e più realistica delle ipotesi). Una società che, in questo momento, non esiste. È solo un enorme acquario con tanti piccoli pesci, che non possono garantire un futuro. E non c’è neanche il polpo Paul, capace almeno di azzeccarne una.

Ivan Pugliese

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