Sei gare con tre sconfitte, due pareggi ed una sola vittoria ai danni di chi attualmente occupa il penultimo gradino della classifica. E quell’immagine con le mani tra i capelli… Se chiedi scusa per tre volte nella stessa conferenza stampa, significa che oltre ad essere consapevole di eventuali errori commessi, hai fatto un’operazione di introspezione che ti porta a rivisitare il recente passato e a ricorrere urgentemente a correttivi guardando anche al mercato. Il problema è che errare è umano ma l’importante, come sempre, è imparare dai propri sbagli.
Il team che attualmente sostanzia il Catanzaro è stato scelto dal tecnico (che per primo ha permesso alle Aquile di vincere il campionato di seconda divisione) con tanto di foto e presentazione dedicata (come è giusto) ad ogni atleta. Il tutto nelle vesti di allenatore-DS. Le triplici scuse di Ciccio Cozza sono state uno strumento comunicativo da apprezzare, non fosse altro che per l’immagine eccessivamente mourinhana che il mister giallorosso aveva fatto trapelare soprattutto nell’appendice 2011/2012. Sarà un cambio di marcia? Solo il futuro ci darà le risposte.
L’unità di intenti che caratterizza la politica societaria e la sua organizzazione aziendale sono scelte di chi manda avanti la giostra con i propri soldi e ha tutto il diritto di vagliarne le strategie. Un valore aggiunto che però è esposto a pericolosi nascenti mugugni di chi mal sopporta debacle in campo. Il cambiare obiettivo, dalla disputa dei playoff alla salvezza, la dice tutta sulle sensazioni che il mister sta provando in cuor suo. Ma chi scrive non crede in questi eccessi.
Prima tutto rose e fiori – per dirla come un famoso grido di battaglia dei tempi che furono “sbundamu tuttu” – ora che la febbre è alta, “cerchiamo di salvarci”. Agire d’impulso a volte porta a esagerare e non trovare la retta via. Il realismo è cosa buona e giusta. Il ping pong di schieramento in campo ad inizio campionato 3-4-3, poi 3-5-2 con parentesi di appena accennati 4-4-2, hanno denotato un difetto di fabbrica inequivocabile: questa squadra non ha cuore pulsante, non ha centrocampo e quest’ultimo si trova ad avere un’identità solo quando viene disposto in campo a cinque perché almeno funge da filtro. Manca un uomo che prenda per mano la squadra e che sia in grado di dettare i tempi. Geometrie? E le fasce? Oltre alle scuse sarebbe opportuno riconoscere determinati errori commessi in fase di mercato per avvalersi di qualcosa in più di una mera consulenza di mercato.
Ciò premesso, ognuno in casa propria e con i propri soldi fa quello che meglio crede (ci mancherebbe altro), ma sarebbe un vero e proprio peccato gettare alle ortiche questa nuova era nata grazie ad un imprenditore quale Giuseppe Cosentino che ha avuto l’immenso merito/coraggio di sobbarcarsi enormi spese e resuscitare le Aquile con il suo alfiere Ciccio Cozza. Ma l’anno scorso l’organigramma era un po’ più nutrito e l’apporto di soggetti che oggi non ci sono più, non crediamo sia stato solo numerico. Visti i buoni rapporti, si potrebbe pensare anche a ritorni di fuego? Non lo sappiamo e non sta a noi decidere chi o cosa fare, ma raccolte le scuse di un mister grande lavoratore e orgoglioso del proprio operato, siamo certi che le stesse, plasmate dal buon senso, si potrebbero tradurre in cambiamenti fruttuosi nell’interesse di tutti gli innamorati di questi colori e di chi con grandi sforzi sta contribuendo a fare nuovamente parlare di pallone il capoluogo di Regione.
Quindi, prima tutto bello ora tutto brutto? No, non lasciamoci infettare dall’italico vizio del bianco o del nero (lungi da chi scrive per varie ragioni di assoluta disempatia cromatica…), ma riappropriamoci di un po’ di serenità per leggere un presente che se letto con la giusta tranquillità potrà consentire a tutti (Società, Mister, Calciatori e Tifoseria) di crescere ancora tanto. Solo se uniti si superano le avversità e si vince sempre.
Giuseppe Mangialavori