È un’inchiesta complessa quella su Parco Romani, che coinvolge indagati eccellenti e approfondisce mille sfaccettature dell’affaire. Tra queste c’è la questione della permuta a saldo del debito della società costruttrice nei confronti del Comune, in virtù della quale all’ente locale sono stati ceduti due immobili, uno dei quali – secondo l’accusa – largamente sopravvalutato. Gli atti d’indagine ripercorrono tutto questo rivolo dell’inchiesta, attribuendone le origini a un parere di congruità redatto l’11 gennaio 2010 dalla dirigente del settore Patrimonio del Comune, Alba Felicetti, che, scrive il gip nel provvedimento di convalida del recente sequestro di 1,3 milioni di euro, avrebbe operato «una valutazione spropositata degli immobili». Con il risultato che, a fronte di un credito di oltre 3 milioni, il Comune avrebbe incamerato immobili del valore di 1 milione 774mila euro. A supporto della propria tesi i pm Carlo Villani e Alberto Cianfarini dispongono di una perizia firmata dal professor Marco Lacchini, ordinario di Economia aziendale, e dal commercialista Giampiero Sirleo. «Il parere di congruità reso dalla dirigente comunale è quantomeno infedele», aggiunge il giudice per le indagini preliminari.
Gazzetta del sud