di Olga Iembo – www.ildomanionline.it
CATANZARO — Un’immensa opera edilizia, un parco commerciale e direzionale proprio alle porte della città, nel quartiere Sala. Una mastodontica “creatura” da decine di milioni di euro che, ragionevolmente, produrrà a sua volta una guadagno smisurato. Peccato che, stando alle ipotesi della Procura della Repubblica di Catanzaro, l’intero iter che ha portato alla realizzazione dei lavori sarebbe costellato da una serie di illegalità, concludendosi, di fatto, con un ingiusto vantaggio patrimoniale di rilevante gravità procurato alla ditta Romani, che quell’opera sta portando a termine. Conclusioni precise e dettagliate cui gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Luigi De Magistris, sono giunti dopo meticolose indagini, partite tre anni fa quando il cantiere aveva appena cominciato a sorgere, e oggi conclusesi, con un relativo provvedimento diretto a ben trentatré indagati. Concorso in abuso d’ufficio continuato, varie violazioni del Testo unico sull’Edilizia e concorso in truffa le ipotesi di reato complessivamente contestate. Presunti raggiri studiati e opportune “omissioni” che non solo hanno consentito di condurre in porto quel contorto iter che ha portato alla stipula dell’Accordo di programma fra Regione Calabria e Comune di Catanzaro, nell’ambito del fatidico Progetto di recupero urbano, per il perfezionamento del procedimento amministrativo che ha dato il via libera alla costruzione dell’opera (e, a tal fine, alla concessione da parte della Giunta Chiaravalloti di un finanziamento di 10 milioni di euro in favore dell’Ente minore), ma anche e soprattutto che hanno fatto sì che non fosse impedita la realizzazione del “maestoso progetto illecitamente in fieri”. Per non parlare, da ultimo, della presunta manovra che ha consentito di osteggiare, “impedendo l’incasso, anche con le forme fideiussorie, da parte del Comune della somma di oltre 2.800.000 euro, valore stimato dal settore Patrimonio dello stesso Ente per l’acquisto dell’area di proprietà comunale da parte della ditta Romani. Un presunto disegno criminoso in cui all’enorme danno si unisce la beffa, considerato che alcuni dei pubblici ufficiali comunali coinvolti, i cui nomi per l’ennesima volta trascinano Palazzo de Nobili nella bufera, hanno beneficiato di emolumenti extrastipendiali in relazione all’attività relativa al Pru.