«Lancio un appello agli imprenditori catanzaresi affinchè ci stiano
vicini»
Vittorio Ranieri ha intervistato per “Stadio Giallorosso” il nuovo
Ds delle Aquile
Un Catanzaro modello azienda. Ecco il sogno del direttore sportivo in pectore
(ufficialmente lo sarà , naturalmente, dopo che verrà messo nero
su bianco dinanzi al notaio per il passaggio di proprietà , ciò
che accadrà martedì prossimo), Paolo Signifredi. Mercoledì
sera, al termine dell’ennesima giornata movimentata vissuta dai colori giallorossi
in quest’ultimo periodo, i tifosi catanzaresi lo hanno, finalmente, potuto conoscere.
Magari, colui che è stato designato a ricoprire il ruolo di uomo-società ,
avrebbe immaginato un approccio diverso. Mercoledì, arrivato in cittÃ
da poche ore, si è trovato a gestire la “grana” costituita
dalla protesta dei giocatori, sfociata nel rifiuto di allenarsi, e con una tifoseria
sul piede di guerra ed in cerca di chiarezza. Comunque, lui, emiliano purosangue,
non si è perso d’animo e, dopo aver incontrato una delegazione dei calciatori
giallorossi, ha potuto iniziare a pensare al Catanzaro che verrà .
Partiamo con un piccolo flashback: come è nata l’idea Catanzaro?
«Diciamo che a livello di trattative c’è stata una “voce”
e poi un incontro partito a livello aziendale. Vorrei ricordare, infatti, che
Giovanni Mancuso è un grosso personaggio dal punto di vista imprenditoriale,
serio e stimato nell’ambiente. La sua esperienza alla guida del sodalizio giallorosso
è stata sfortunata, perchè non ha avuto il riscontro dei risultati.
Io sono convinto che se avesse vinto un campionato, magari quella finale dei
play-off col Sora, di lui, in città , si parlerebbe diversamente. Ripeto,
è una persona stimata da tutti, non solo da coloro a cui ha lasciato
il testimone. Purtroppo gli è mancato il grosso risultato sul campo».
Come immagina il nuovo corso del Catanzaro, Paolo Signifredi?
«Innanzitutto con la squadra ai play-off, perchè sono convinto
che questo possa essere l’anno buono. I presupposti ci sono tutti. Il mio desiderio
non è quello di fare solo una squadra di calcio, ma di far diventare
la società giallorossa una vera e propria azienda, potenziando, anche,
il settore giovanile e curando i rapporti con i grossi club che, comunque, da
parte nostra sono già avviati. L’unico problema è che le “piazze”
meridionali non ti danno il tempo per lavorare. Per esempio, quando ero al Modena,
abbiamo perso quattro partite di fila, cambiato due allenatori e otto giocatori
però siamo riusciti a raggiungere i nostri obiettivi ugualmente».
Ha qualche promessa per i tifosi delle Aquile?
«La massima serietà , poi si sa come funziona il mondo del calcio
quando vinci sei bravo se no… Ripeto io credo molto in quest’annata per riuscire
a conuistare la serie C1, sia perchè la squadra ha tutte le carte in
regola e sia perchè i Mancuso hanno lavorato bene a livello di mercato».
E se questo campionato non dovrebbe andare a buon fine?
«Ci proveremo immediatamente nella prossima stagione».
Le porte del Catanzaro sono aperte agli imprenditori locali?
E questo forse uno dei passaggi più importanti dell’intervista rilasciataci
da Signifredi: «Noi non intendiamo assolutamente monopolizzare la società .
Ciò non avrebbe senso. Lo abbiamo visto anche a grandi livelli: non sono
solo i soldi a far la differenza. Anzi, colgo l’occasione lanciare un appello
pubblico agli imprenditori catanzaresi. Ritengo che sia doveroso coinvolgere
persone serie, per crescere e costruire insieme qualcosa di importante».
La parola d’ordine, in un certo, senso è continuità .
Nessuna rivoluzione tecnica:
«Mister Dellisanti, ovviamente, è un punto fermo. Con lui siamo
in piena sintonia anche per quanto concerne il calciomercato. Stesso discorso
vale per Logiudice che sarà confermato nel ruolo di team manager. Lui
è una figura importante, che in questi giorni di transizione ha dimostrato
grandi qualità lavorando molto bene». .
Domanda d’obbligo, poi, sullo “sbarco” in Calabria del gruppo Tallarida
dal punto di vista imprenditoriale:
«Non lo definirei uno sbarco, perchè Gioele Cavallaro sta lavorando
da quattro anni al porto di Badolato, senza contare che è sponsor del
Modena e del Sassuolo».
La chiacchierata si sposta poi, inevitabilmente, su Gioele Cavallaro:
«à una persona molto seria, un imprenditore di spessore, non è
un uomo di calcio nel vero senso della parola».
Il nuovo direttore sportivo chiarisce poi un altro aspetto sui rapporti che
il gruppo Tallarida intrattiene con altre società calcistiche:
«Fin da quando è nata l’idea di tentare di acquistare il Catanzaro
la cordata è sempre stata quella che voi conoscete. Se è vero
che oltre la Pistoiese c’è un’altra società che rientra nell’orbita
del gruppo Tallarida? Non proprio. Diciamo il Savona? Rispondo che c’è
solo un feeling… ».
Che tipo è Paolo Signifredi? Il classico emiliano, disponibile al dialogo
che se, incalzato, cerca di rifugiarsi in corner con molta affabilità ,
anche se dà l’idea di chi non lesina le parole.
«Il direttore sportivo – sottolinea, parlando della sua figura in seno
alla nuova compagine dirigenziale – è una figura a dirpoco atipica, perchè
il merito non è mai del tutto suo. Io faccio un certo tipo di mercato
a seconda del budget che ho a disposizione. Quali sono state le mie esperienze
passate? Innanzitutto, Licata, poi Pistoia, Modena, Matera e Bolzano».
Quale sarà il nuovo organigramma societario?
«Ancora è presto perdirlo, non dovrebbe discostarsi di molto da
quello della gestione Mancuso, con un presidente, un vice-presidente… poi
ci sarà la mia figura. Se sarà il nipote di Nino Tallarida, Saverio,
il nuovo presidente? Può darsi».
Capitolo calciomercato. Non ci saranno solo arrivi:
«Noi agiremo anche in base al mercato uscente. C’è stato, infatti,
qualche giocatore che ha espresso il desiderio di non restare e noi siamo assolutamente
d’accordo, perchè a Catanzaro non tratteniamo nessuno controvoglia. Tuttavia,
abbiamo apprezzato la sincerità di chi ha detto di voler andar via perchè
così avremo anche il tempo per rimpiazzarlo. Se posso fare qualche nome?
No».
Spunta, durante l’intervista, il nome di Corona e Signifredi, incalzato, ammette:
«è uno dei giocatori contattati. Di più non posso dire…
».
Vittorio Ranieri