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Panchina bollente!?

Scritto da Redazione

Analisi di questi tre mesi del Catanzaro targato Mister Fabio Caserta

Dopo otto giornate di campionato e otto punti in classifica frutto di una vittoria, due sconfitte e ben cinque pareggi, proviamo a riflettere sulla situazione tecnica del Catanzaro all’inizio di questa sosta del campionato.

Uno degli aspetti più rilevanti nella gestione tecnica di mister Caserta è stato senza dubbio la ricerca del sistema di gioco più congeniale alle caratteristiche dei calciatori. La squadra è partita in ritardo e molti giocatori sono arrivati dopo e fuori condizione. Dal 3-5-2 iniziale si è passati al 4-2-3-1, con modifiche nel corso delle gare, e variazioni sull’altezza delle varie linee, ma senza trovare mai il giusto assetto anche in funzione della disposizione in campo dell’avversario. L’unica vittoria ai danni della Carrarese è avvenuta con ben 8/11 dei giocatori della scorsa stagione, usando il 3-5-2 e con Biasci e Iemmello che hanno entrambi fatto gol in quel 3-1, a fronte di sole 4 reti nelle altre 7 partite, con una produzione offensiva decisamente anemica.

La gestione dell’ampia rosa

L’organico a disposizione è ampio, e consente di poter sperimentare qualsiasi sistema di gioco, con l’ovvia considerazione che non ne esiste uno perfetto, ma che ognuno possa essere adeguato ai profili tecnici dei calciatori. Il Catanzaro ha due, o a volte tre, elementi per ogni ruolo, e questo rispetto alla scorsa stagione fa chiaramente comprendere come si sia raggiunta una completezza in grado di poter coprire efficientemente infortuni e squalifiche lungo il corso del torneo.

La struttura è fondamentale, perché poi su di essa si può operare ruolo su ruolo, ruotando i calciatori sempre sullo stesso assetto. Ma se non si trova un sistema stabile, che poi si deve tradurre nella precisa identità su tutte le situazioni di gioco, l’avere un così ampio numero di giocatori può creare difficoltà. Il Catanzaro non avendo ancora trovato una disposizione tattica ha dovuto ruotare tanti giocatori impiegandoli su tanti ruoli senza raccogliere prestazioni discrete e risultati adeguati. Ciò inevitabilmente comporta la necessità di mantenere alto l’aspetto mentale, l’autostima e gli stimoli, su ogni elemento che viene di volta in volta utilizzato e accantonato.

Non tutti i calciatori hanno lo stesso standard di performance fisico, mentale e tattico, durante la settimana di allenamento, ma proprio in questo consiste l’osservazione del tecnico quando opera le sue scelte sull’undici iniziale e sul conseguente sistema di gioco. Alcuni giocatori che nella scorsa stagione hanno probabilmente giocato il loro miglior campionato in carriera – leggi Antonini, Scognamillo e Biasci – sono stati spesso alternati nello schieramento iniziale o sostituiti, facendo perdere di vista la base su cui si era solidamente costruita la squadra.

Lo sviluppo della manovra

Passando ai singoli settori, la linea difensiva ha alternato la linea di tre con la linea di quattro, ruotando tanti giocatori tranne uno, per giunta tra i più giovani e senza esperienza concreta in Serie B. Parliamo di Bonini che ha giocato tutte le otto partite disputate dal Catanzaro, con ogni assetto e dovendo spesso o quasi sempre adattare le sue caratteristiche di difensore centrale a ruoli di esterno, in cui la sua utilità è stata purtroppo limitata per la squadra. Lo sviluppo è apparso frammentato, si è provato a lavorare sulla costruzione dal basso o sul lancio lungo del portiere ma, in entrambe le situazioni, i risultati sono stati poco efficienti, poiché gli esterni non sono mai stati coinvolti nel fraseggio e tra gli attaccanti il solo Pittarello può giocare spalle alla porta nella ricezione.

I problemi d’impostazione

A centrocampo si è registrato il vero grande problema sulla gestione della palla. Petriccione lo scorso anno era affiancato da due esterni tatticamente intelligenti (Vandeputte e Sounas), e riusciva a cucire corto e basso per iniziare la manovra, mentre ora si trova ad avere mille difficoltà, poiché sui lati ha sempre giocatori diversi, che tipicamente hanno caratteristiche da uno contro uno, e quindi il buon Jacopo non ce la fa a disegnare dinamiche organizzate per l’appoggio di sviluppo. A ciò si aggiunga la necessità di dover elevare la fase difensiva, proprio in considerazione del fatto che gli esterni non hanno tali specifiche caratteristiche.

La principale fonte di gioco è in difficoltà e ne risente tutta la squadra, specie se poi si trova costretta a cambiare assetto. Caserta ha provato anche ad abbassare Petriccione immediatamente davanti alla linea difensiva, ma il risultato non è cambiato per le medesime ragioni. Pompetti e Pontisso si alternano nel mezzo, o addirittura sul lato snaturando la loro caratteristiche, mentre Coulibaly è stato schierato poco, nonostante abbia lasciato intravedere positività ed equilibrio nel centrocampo.

Sui lati il Catanzaro ha veramente l’imbarazzo della scelta. Ceresoli, Turicchia, Situm e Cassandro sono una batteria invidiabile per qualsiasi formazione, in quanto giocatori di gamba che possono fare tutta la fascia o sistemarsi su più linee. Però, ancora una volta, il loro utilizzo è stato discontinuo e senza una precisa impronta tattica. Tranne che per Situm in alcune gare, le rotazioni non hanno sortito effetto e non hanno esaltato le rispettive individualità.

Il rebus esterni

Il reparto offensivo, infine, è diventato un vero e proprio rebus perché le scelte del mister non hanno costruito (o confermato) certezze, ma hanno generato solo tanta confusione. Gli esterni offensivi sono accoppiati per ciascun lato con sovrabbondanza numerica. Compagnon-Seck da una parte, D’Alessandro-Buso dall’altra, con Volpe in aggiunta e Brignola ai margini della rosa, rappresentano un pacchetto di alta qualità. In queste otto giornate di campionato nessuno ha raggiunto prestazioni soddisfacenti per vari motivi. Compagnon per infortunio, D’Alessandro in parte per limiti fisici ma anche di utilizzo tattico, Seck e Buso perché scarsamente impiegati dal tecnico.

Si può adottare qualsiasi sistema di gioco, ma è evidente che quando si vuole giocare con il 4-2-3-1 gli esterni devono essere specialisti, in condizione, e in grado di creare la finalizzazione. Invece, si è assistito solo a sporadiche iniziative individuali senza alcun costrutto collettivo e a farne le spese sono stati proprio gli attaccanti. Su tutti Iemmello, che non è in grado di poter fornire il suo contributo se la manovra non è lineare, se non ha gli esterni che lo supportano, se non ha un centrocampo che lo fa ripartire con palla bassa e corta, se quando si abbassa tra le linee non trova i suoi compagni negli spazi per poterli servire.

Gli attaccanti non supportati e fuori ruolo

Il rendimento di Iemmello è imprescindibile, non si può pensare a un Catanzaro senza di lui, e neppure minimamente addossargli la benché minima responsabilità sulle proprie prestazioni al di sotto delle sue possibilità: è evidente la difficoltà del calciatore in questa confusione. Poi Biasci, anche lui decisamente sofferente nella chiave tattica di sottopunta, e lo stesso Pittarello sacrificatissimo a dover sempre fare a sportellate spalle alla porta con l’avversario, senza un minimo di palla giocabile fronte alla porta. Il raccordo è Koutsoupias, perché è l’unico capace di giocare in verticale sullo strappo, ma anche lui, reduce da infortunio, non ha ancora potuto dare il suo pieno contributo.

Il compito del tecnico e dell’ambiente

Insomma un bel rompicapo che andando avanti, anziché sciogliersi, sembra aggrovigliarsi sempre più. Le partite disputate finora hanno anche denotato scarsa attenzione sui dettagli, specie in fase difensiva. Il posizionamento sulle palle inattive dei calci d’angolo, sia a favore, sia contro, ha mostrato più di qualche lacuna. Quando si subiscono, a volte non si riesce a capire quanto il posizionamento sia a uomo o a zona, mentre quando si devono battere non si vedono mai, o quasi mai, né marcature, né coperture preventive. C’è tanto da lavorare per il mister che è il principale responsabile della crisi di prestazione, e che tanto sta smuovendo alla ricerca delle varie soluzioni.

Una considerazione finale deve però essere chiara: quando si è alla ricerca dell’identità si deve avere equilibrio nelle valutazioni generali.

Pertanto è vero, come dice Mister Caserta, che la scorsa stagione il Catanzaro ha fatto qualcosa di incredibile e irripetibile sotto il profilo del gioco e che ora ci vuole tempo: la Serie B sarà pure brutta e sporca, ma è altrettanto vero che sotto un certo livello non si può scendere, e il suo Catanzaro per ora non raggiunge neppure uno standard minimo.

Le garanzie che l’ambiente riesca a uscire da questa situazione ingarbugliata ci sono: la società è sempre presente, vigile e intelligente, mentre la tifoseria è al proprio posto, impegnata a sostenere la squadra e a infondere serenità e fiducia.

Bisogna solo attendere l’esito delle riflessioni.

Foto di Lorenzo Costa per UsCatanzaro.net

Redazione 24

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6 Commenti

  • Per l’amore del cielo.
    ..toglietelo dalla panchina del Catanzaro….non fa per lui….la nostra è una piazza troppo esigente ….abbiamo anche una gran squadra ottimi giocatori al contrario di anno scorso….prima che sia troppo tardi….che vada via….per favore….con lui si sta giocando sempre meno e meno punti arrivano così si va dritto in. Lega pro…

  • Ripeto: a Cremona hanno avuto il coraggio, è il caso di dirlo, di licenziare un signor allenatore e noi non riusciamo a mandare a casa un incompetente che, salvo un miracolo ci porta in serie C.

  • Anche la società sembra aver smarrito l’esperienza acquisita in tutti questi anni. Anche calabro è stato mandato via a furor di popolo nonostante foresti non volesse e abbiamo visto tutti che cosa ha fatto di superlativo il nostro Catanzaro. Spiace perchè caserta è una brava persona , ma per allontanare una serie C sempre più vicina bisogna prendere una decisione drastica senza aspettare, perchè il tempo non si ferma.

    • In effetti avrebbero dovuto decidere Lunedi’ per dare tutto il tempo al nuovo tecnico di preparare le prossime partite. Le distanze ravvicinate tra le prossime gare saranno un problema serio in caso di esonero: infatti vorrebbe dire trovarsi sul fondo della classifica e non mettere nella situazione migliore l’eventuale nuovo arrivato per potere riorganizzarsi. Considerazioni banali.

  • “Bisogna solo attendere l’esito delle riflessioni.”

    Dice un vecchio proverbio calabrese “finché u medicu studìa u malatu si nda va!”, ovvero lo prende in culo!

    Caserta sarà anche una brava persona, ma non basta avere questa prerogativa, un allenatore deve avere ben altro e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

    E finiamola di scaricare puntualmente il modesto rendimento della squadra sempre sulle spalle degli arbitri, perché i motivi di questo fiasco sono ben altri.

  • Come ho detto in un precedente msg al caro presidente Noto che questo era il momento buono per esonerare il signor Caserta perché c’erano due settimane al nuovo allenatore per conoscere la squadra ma si fanno orecchie di mercante si aspetta la sconfitta di Bari per l’esonero e poi si prendono provvedimenti quando il tempo è finito.

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