Quando, qualche giorno addietro, avevamo espresso il nostro inorridito parere sulla paventata riapertura parziale di Corso Mazzini al traffico veicolare, avevamo subdorato che la Città sarebbe ripiombata nel medioevo e che si sarebbero innescate lotte per la conquista di posizioni dominanti che, a nostro avviso, nulla hanno a che fare con quello che dovrebbe essere l’unico obiettivo cui tutti dovrebbero tendere e, cioè, il progresso e la crescita della nostra amata ma tanto bistrattata Catanzaro.
Quando, chi ha il dovere di amministrare e di fare rispettare proprie decisioni, abdica il proprio ruolo e cede davanti a ingiustificate pressioni di sparute minoranze, lascia scoperti spazi gestionali che, inesorabilmente, vengono aggrediti e conquistati da chi non avrebbe titolo per farlo.
Ecco, pertanto, che oggi si aprono nuovi fronti nella guerra tra l’amministrazione comunale ed alcune associazioni. Ci saranno sicuramente battaglie e scontri e sul campo, statene certi, rimarranno, come al solito, la Città di Catanzaro ed i suoi irriducibili amanti che, certamente, non avevano bisogno di vivere anche questoe non meritavano questo ennesimo salto nel buio.
Noi, ancora oggi, siamo convinti che l’unica cura possibile, per il rilancio commerciale del Centro Storico, sia l’elevazione del livello qualitativo dell’offerta, la differenziazione e l’introduzione di nuove categorie commerciali ed una accorta politica dei prezzi.
Il tutto, ovviamente, deve passare anche e soprattutto attraverso la riqualificazione strutturale di quella maggior parte di negozi che deturpano l’immagine di Corso Mazzini e che offendono, con le loro misere aperture sulla principale via cittadina, la dignità degli altri commercianti che hanno già investito in questa direzione.
Sul Corso ci sono negozi che hanno vetrine ed insegne, vecchie di parecchi decenni, di nessun valore artistico o storico; questi commercianti allestiscono le loro esposizioni sistemando la merce con la tecnica del presepe: una cosa qua, un’altra là, una cosetta su, magari appesa al fatidico filo di nylon, come la stella cometa, e per illuminazione, alcune fioche lampadine, per non disturbare il sonno delle commesse, appisolate nella vana speranza che qualcuno possa decidere di entrare nella grotta.