Prende le mosse proprio dal caso del concorso “miracoloso” la nota con cui l’ex assessore comunale catanzarese Massimo Lomonaco, presidente del movimento civico “Per Catanzaro”, interviene sulla vicenda emersa dalle carte dell’inchiesta Catanzaropoli.
Come si ricorderà il Corriere della Calabria aveva raccontato la storia di un bando per la selezione del direttore della biblioteca di cui si conosceva l’esito già due anni prima della procedura, spiegando come dagli atti dell’inchiesta emergessero gli scontri interni all’amministrazione del capoluogo tra il sindaco Abramo (che dopo l’articolo del Corriere ha annunciato di aver preparato un dossier indirizzato alla magistratura, presentato oggi) e lo stesso Lomonaco.
«Nell’articolo – scrive Lomonaco – si afferma che “stando agli atti e ai documenti contenuti nei faldoni” che il sottoscritto, quale assessore al Personale del tempo, “si è opposto a una selezione che gli appariva pilotata, un concorso (quello per un funzionario di biblioteca del Comune) di cui si conosceva già il vincitore”.
Un articolo – prosegue l’ex assessore – nel quale si dà atto dello scontro che ne è seguito tra me e il primo cittadino Sergio Abramo e che chiede come sia “possibile che nel capoluogo della Regione si possa prevedere con due anni di anticipo a chi andrà un posto bandito dal Comune?”
Nel pomeriggio dello stesso giorno e, cioè, appena 8 ore dopo, Catanzaroinforma.it pubblica un articolo dal titolo “Il sindaco chiede l’apertura di un’inchiesta a tutto campo sul Comune”, seguito dal seguente catenaccio: “Abramo consegnerà un dossier al procuratore capo Mazzotta”.
Nel corpo dell’articolo, virgolettato, si riportano le seguenti parole del sindaco: “La città ha il diritto di sapere se c’è in atto una manovra sleale per delegittimare l’amministrazione in carica e mandarla a casa o se ci sono stati abusi, illegittimità ed errori nelle pratiche amministrative”».
«È singolare, oltre che caratterizzato da un tempismo perfetto, che il sindaco Abramo, anziché preoccuparsi di rispondere – sostiene Lomonaco – all’inquietante interrogativo posto coraggiosamente da una importante testata giornalistica regionale, che cerca di comprendere, leggendo fino in fondo le carte dell’inchiesta Catanzaropoli, cosa sia realmente accaduto due anni fa e quali fossero (e siano) le reali dinamiche amministrative e politiche all’interno del Comune di Catanzaro, abbia preferito (in coerenza con il proprio stile politico) “distogliere” l’attenzione dall’imbarazzante interrogativo posto dal Corriere della Calabria, inventando improbabili denunce a destra e a manca, del tutto generiche e prive di contenuti e riferimenti specifici».
«Che si tratti di una maldestra manovra politica, del tutto priva di contenuti, e con finalità meramente dilatorie, lo dimostra un’altra circostanza – aggiunge l’ex assessore – non meno imbarazzante.
È emerso dagli organi di informazione che il sindaco, al quale certamente non mancano consulenti legali di primissimo livello, in questo caso (e solo in questo caso) sconoscesse del tutto la procedura legale da seguire e si sia “perso” nel palazzo della Procura, addirittura sbagliando “stanza”, essendo ben noto a tutti, ivi compreso a uno studente del primo anno di Giurisprudenza, che le denunce le riceve il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale e non il Procuratore generale presso la Corte di Appello.
A parte la triste esposizione della nostra città al ridicolo e alla generale ilarità suscitata da un sindaco che non sa neppure come e dove si presenta una denuncia, rimane l’amarezza di una mancata risposta all’inquietante interrogativo».
«A questo punto – conclude Lomonaco rivolgendosi direttamente ad Abramo – faccio mie le parole del Corriere della Calabria e le chiedo: come “è possibile che nel capoluogo della Regione si possa prevedere con due anni di anticipo a chi andrà un posto bandito dal Comune?”.
In attesa di una sua cortese risposta (attesa che si spera, non sia come quella di Godot), le comunico che ho conferito pieno mandato ai miei legali affinché attivino i percorsi procedurali previsti dalla Legge per consentirmi, nella qualità di assessore al personale dell’epoca, di fornire ogni ulteriore e diretto chiarimento circa l’attività svolta in quegli anni dall’amministrazione comunale. Un’iniziativa, la mia, da intendere quale doveroso contributo all’accertamento dei fatti non solo sul piano giudiziario, ma anche politico, essendo finalmente giunto il momento di chiarire alla città i veri motivi per i quali si è deciso di sacrificare l’assessore Massimo Lomonaco e il movimento che rappresenta.
Motivi che, dopo due anni di sofferenze politiche e personali, vedono la luce anche sulle cronache degli organi di informazione».