Donne con un ruolo di primo piano nell’organizzazione e minori utilizzati per nascondere la droga ed evitare le indagini delle forze dell’ordine: sono queste le peculiarità del sodalizio criminale composto da famiglie di etnia rom sgominato con l’operazione “All Ideas” dai Carabinieri di Catanzaro, che hanno eseguito 15 ordinanze di custodia cautelare disposte dalla Dda del capoluogo calabrese.
È quanto è emerso dalla conferenza stampa sull’esito dell’indagine tenuta dal procuratore distrettuale antimafia, Nicola Gratteri, dai procuratori aggiunti Vincenzo Capomolla e Vincenzo Luberto, e dai vertici dell’Arma. Il blitz, che è la prosecuzione dell’operazione che la scorsa settimana ha portato a una cinquantina di arresti nell’area sud del capoluogo calabrese, ha consentito di disarticolare un gruppo a conduzione prettamente familiare, attivo da una ventina di anni, hanno spiegato gli investigatori, in un lucroso traffico di sostanze stupefacenti, soprattutto di cocaina: il gruppo, favorito anche da un’impenetrabile cappa di omertà, aveva la sua “enclave” nel popoloso quartiere di Santa Maria.
In particolare, l’organizzazione criminale, definita “pericolosa” dagli inquirenti, era riuscita a crearsi canali autonomi di approvvigionamento stringendo rapporti con clan del Reggino e del Vibonese e poi smerciava la droga sulla piazza catanzarese utilizzando sistemi ingegnosi, come l’occultamento nei copertoni delle macchine, e molto remunerativi, visto che durante una perquisizione i militari dell’Arma hanno trovato 300.000 euro incassati nel narcotraffico, oltre ad armi di vario genere.
A mettere i Carabinieri sulle tracce di questo sodalizio, che faceva perno sulla famiglia di etnia rom degli Amato, è stato l’omicidio di Alessandro Morelli avvenuto nel novembre 2014 per un debito di droga non pagato. Da quel fatto di sangue si è sviluppata un’inchiesta che, ha commentato il capo della Dda, Nicola Gratteri, “è importante non solo perché ha fatto luce su alcuni delitti ma anche perché punta a dare all’opinione pubblica condizioni di maggiore sicurezza e di maggiore vivibilità, oltre a confermare l’alto livello investigativo acquisito a Catanzaro dalle forze dell’ordine, in questo caso dai Carabinieri”.
A sua volta il procuratore aggiunto Capomolla ha evidenziato “l’aspetto, molto inquietante anche per i suoi risvolti sociali, del coinvolgimento nelle attività di spaccio di minori, utilizzati come “vedette” o anche per nascondere la droga e quindi evitare i controlli delle forze dell’ordine”.
Su altri dettagli dell’operazione “All Ideas” si è soffermato il comandante della compagnia dei Carabinieri di Catanzaro, Antonio Piccioni, il quale ha rimarcato “il ruolo apicale assunto nell’organizzazione dalle donne, che hanno fatto un vero e proprio salto di qualità: non più solo favoreggiatrici ma compartecipi della gestione, anche contabile, del sodalizio, al punto che erano proprio le donne a consigliare l’utilizzo dei minori nelle attività criminali”.
Alla conferenza stampa convocata per illustrare l’esito dell’operazione, attuata dal Nucleo operativo e Radiomobile della Compagnia di Catanzaro, ha partecipato anche il comandante provinciale dei Carabinieri, Marco Pecci, secondo il quale “il blitz rientra in una strategia più generale di contrasto a una criminalità che crea allarme sociale, e conferma ai cittadini che lo Stato c’è”.
Sono quindici le persone coinvolte nell’operazione “All Ideas”, portata a termine dai Carabinieri della Compagnia di Catanzaro. Sette le persone in carcere: Carmine Amato inteso “Carminuzzo”, 44 anni; Damiano Amato, 32; Marcello Amato (già nel carcere di Avellino per altri reati) di 43; Gianluca Bevilacqua, 36 anni; Donato Bevilacqua, 43; Fabio Buccino, 34; Cosimo Morello, 57.
Agli arresti domiciliari sono finiti: Fiore Bevilacqua alias “U Muntanaru”, 70 anni; Fabio Bevilacqua, 27; Federica Caroleo, 25; Anna Rosa Laganà, 38, Salvatore Laganà, 87; Eleonora Morelli, 36; Annamaria Passalacqua, 33. L’obbligo di dimora è stato disposto nei confronti di Fiorina Morello, 64 anni.