L’ex calciatore della nazionale azzurra campione del mondo e della Juventus Vincenzo Iaquinta è stato perquisito dai carabinieri. I militari sono andati nella sua casa di Roncolo di Quattro Castella, nel Reggiano, dopo che ieri avevano trovato a Reggiolo, nell’abitazione del padre Giuseppe – imprenditore e uno dei 117 arrestati nell’operazione della Dda di Bologna “Aemilia” contro la ’ndrangheta nel nord Italia – due pistole intestate al figlio, che non risulta formalmente indagato.
La sua posizione è al vaglio della Procura. Le armi, un revolver calibro 357 magnum e una semiautomatica calibro 7,65, erano in una cassaforte. Giuseppe Iaquinta, accusato tra l’altro di associazione a delinquere di tipo mafioso, non poteva avere armi da quando era stato colpito da un divieto della prefettura di Reggio Emilia.
Il provvedimento era stato attivato da luglio 2012, in seguito alla cena del 21 marzo di quell’anno, quando l’imprenditore aveva partecipato in un ristorante di Reggio Emilia, insieme ad alcuni esponenti legati alla cosca Grande Aracri, alla “famosa” serata, di cui si parla nell’ordinanza del Gip Alberto Ziroldi. Lì, per gli inquirenti venne siglato un patto tra i calabresi e il politico Giuseppe Pagliani, di Forza Italia, pure lui arrestato.
Dopo che ieri i carabinieri hanno trovato e sequestrato le due pistole dal padre e alcune munizioni, oggi sono scattate d’iniziativa di polizia giudiziaria perquisizioni a casa del figlio ex calciatore, titolare di porto d’armi scaduto nel 2012: non sono state trovate armi.
A casa dei fratelli Rosario e Luigi Iaquinta sono invece state trovate, regolarmente denunciate, le armi inizialmente detenute dal padre, prima del divieto. Ora la posizione dell’ex azzurro sarà valutata.
Il suo nome compare in alcuni passaggi dell’ordinanza del Gip: avrebbe infatti partecipato ad una cena il 5 luglio del 2011 al ristorante di Reggio Emilia di Pasquale Brescia, uno degli indagati nell’inchiesta. Alla cena parteciparono altre persone indagate, oltre al padre dell’attaccante.
Secondo il Gip in quell’incontro erano stati trattati «argomenti di rilievo per lo sviluppo economico della cellula».
Intanto sono ormai conclusi gli interrogatori degli arrestati. Uno dei destinatari delle misure di custodia, l’imprenditore edile Palmo Vertinelli, risulta ancora latitante. Secondo l’ordinanza del Gip era «la forza economica» del boss Nicolino Grande Aracri in Emilia.
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