Oggi si celebra il Giorno della Memoria, una giornata internazionale indicata dall’Assemblea generale dell’Onu nel 2005 per ricordare la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico, e tutti i deportati nei campi nazisti (già introdotta in Italia con la Legge n. 211 del 20/07/2000). Ricorre il 27 gennaio giorno in cui nel 1945 l’Armata Rossa liberò il campo di concentramento di Auschwitz.
Vogliamo riproporre le vicende di un uomo, che si intrecciano con la Storia dell’Umanità, di un Giusto tra i Giusti.
È una storia eroica di un calcio che non c’è più. “Una storia diversa per gente normale, una storia comune per gente speciale”. È la storia di Géza Kertész e della prima promozione in serie B.
Era il 1933, il danubiano con i suoi metodi moderni trasformò la Catanzarese da neofita del calcio a corazzata. Una corazzata capace di dominare il campionato di prima divisione. Fu un campionato pieno zeppo di soddisfazioni e incontri con squadre destinate a diventare rivali storiche: Acireale, Agrigento, Catania, Cosenza, Trapani, Palermo, Messina, Reggina, Siracusa. Dalla nettissima vittoria per quattro a zero nel derby con il Cosenza a quella a tavolino ad Acireale. Si legge nel rapporto dopo-gara: “per decisione del DDS., il quale ha punito l’Acireale per “il contegno scorretto del pubblico” e “di alcuni giocatori dell’Acireale” che hanno spinto l’arbitro a ritenere conclusa la partita al 12° della ripresa” (Comunicato ufficiale del DDS n. 27 del 22 febbraio, pubblicato su Il Littoriale, fascicolo 47 (1933), p. 5).
Géza era un mago della prima divisione, riuscì infatti a centrare la serie B al primo tentativo anche a Catania e Taranto. Il danubiano approdò persino in serie A, dove allenò Roma e Lazio proprio come Zeman. Figlio dell’Ungheria, potenza del calcio mondiale, un’Ungheria che sulla scia di una scuola consolidata nel periodo tra le due guerre riuscì a costruire la ‘squadra perfetta’. O meglio, quasi perfetta. Capace di concludere 32 incontri senza sconfitte tra il 1950 ed il 1954. Capace di vincere le olimpiadi, di umiliare i maestri inglesi a casa loro, ma anche di perdere incredibilmente la finale di coppa del mondo dopo essere stata in vantaggio di due goals. È l’immagine dell’Ungheria bella e maledetta, dell’Ungheria spumeggiante e rapsodica. Un’immagine che si specchia in quella dei suoi eroi.
La storia di Géza, si chiuse in modo tragico nel 1945, a pochi giorni dalla fine della guerra. Dopo essere rientrato in patria nel 1943, Gézacon l’aiuto di un ex compagno di squadra fondò un movimento di resistenza antinazista. Salvò centinaia di dissidenti ed ebrei, ma la Gestapo lo scoprì e lo fucilò.
Mentre arranchiamo sul rettangolo verde, non ci resta ancora una volta che rifugiarci nel passato. Nel ricordo di un vincente vero. Un uomo senza presunzione e con una grande etica del lavoro. Uno che con la sua storia può ancora ispirarci a quasi 80 anni di distanza dalla prima promozione in serie B. Un esempio di umiltà e abnegazione dal quale oggi più che mai dirigenti ed allenatori dovrebbero imparare.
Grazie Géza.
Il pezzo è stato pubblicato a firma di Emanuele Ferragina su UsCatanzaro.net il giorno 8 novembre 2012
Foto fonte Wikipedia
Redazione 24
Bel ricordo, grazie!