Il Rompicalcio

Noto, Speziali, Rossi, Gatto, Colosimo, Abramo

Vi spieghiamo perché salvare il Catanzaro può essere il migliore affare della vostra vita
c.a.  Spettabili Imprenditori
della Città di Catanzaro
p.c.   Cavalieri della Tavola
(Istituzionale) Rotonda 

 

Egregi signori,

la situazione del Catanzaro Calcio è ormai sotto gli occhi tutti. La definitiva scomparsa della gloriosa casacca giallorossa è di nuovo vicina. Dopo i tristi fatti del 2006 che portarono alla cancellazione dal panorama calcistico nazionale dell’Unione Sportiva Catanzaro, dopo le dissennate gestioni del FC Catanzaro dal Lodo Petrucci in avanti, con la presidenza Aiello si è toccata la vetta della classifica ma anche il fondo della vergogna. Lo slogan con cui l’imprenditore cuneese sigillò il suo avvicinamento alla causa giallorossa fu “mai più, ripeto MAI PIÙ, il Catanzaro sarà umiliato”.

Viceversa il Catanzaro è stato più che umiliato. È stato offeso dai tre punti di penalizzazione, dagli stipendi non pagati, dalle scadenze fiscali non rispettate, dal primo sciopero dei calciatori nella storia della società, da conferenze stampa tragicomiche per la loro pochezza, dall’ammutinamento della squadra di pochi giorni fa, dall’appello disperato e umiliante di ieri da parte di tutto lo staff tecnico e dei calciatori. Umiliante per se stessi, per i tifosi, per la città che, mai come quest’anno, ha concesso a questa società contributi a pioggia sotto varie forme, a partire dall’iscrizione al campionato. Oggi questa società non esiste più. Oggi è giusto che la città, attraverso i suoi rappresentanti nelle istituzioni, revochi la sua fiducia al presidente Aiello.

 

Ragione…

Egregi signori, è arrivato il momento di mobilitarsi per restituire dignità a questa squadra di calcio che in passato è stata volano economico per Catanzaro, per la sua provincia e per la Calabria intera. In questo momento di crisi economica globale, anche il settore calcio deve affrontare tante difficoltà. Ma vogliamo sfatare il falso mito che il calcio sia un “investimento a perdere”. Non è vero. Ci sono tanti esempi virtuosi al nord come al sud, in piccole comunità come in realtà storiche più grandi. Gli investimenti nel calcio sono rischiosi come in tutti gli altri settori. Ma con una programmazione manageriale, una corretta gestione, l’utilizzo delle più moderne leve di marketing, il ricorso al vivaio per produrre talenti da rivendere, il ritorno d’immagine e l’indotto derivante si possono ammortizzare gli investimenti iniziali (le passività sono tutt’altro che esorbitanti) e prevedere utili. Insomma, quello che fate tutti i giorni nelle vostre aziende può essere replicato nel mondo del calcio.

La base c’è. Un gruppo di ragazzi straordinari per attaccamento e voglia di emergere, guidati da un tecnico competente che ci invidia mezza Lega Pro. Un secondo posto in classifica al termine di un campionato straordinario, con la possibilità di centrare la promozione. Un pubblico appassionato ma disilluso, comunque in vetta alle classifiche di presenza della Seconda Divisione e con un potenziale inespresso enorme che tutti conosciamo. Una convenzione pluriennale per l’affidamento della gestione dello stadio “Ceravolo” che il Comune potrebbe mettere sul tavolo.

 

…e Sentimento

E adesso fermatevi.

Mollate lo smartphone, alzate la cornetta del telefono fisso, chiudete la porta dello studio e ricordate semplicemente “uno di quei momenti”. Uno di quelli  che capitano di tanto in tanto: momenti di pura consapevolezza, di felicità quasi assoluta. Lì c’è tutto quanto avete realizzato, ci sono le giornate filate via lisce come l’olio e quelle difficili come poche altre; ci sono le vittorie tanto attese e le inevitabili sconfitte. 
Ma sì, le vostre aziende sono tutta la vostra vita, e quando tra qualche tempo smetterete di esistere, i vostri figli e nipoti probabilmente continueranno a lavorarci. Ecco la vostra eredità.

Sappiate che le famiglie dei vostri collaboratori e dipendenti vi ricorderanno ancora, tra molti decenni, esattamente come oggi. In futuro il vostro nome verrà fuori durante qualche cena di Natale: sarete i proprietari dell’azienda in cui un vecchio parente lavorò per tanti anni. È  così, il nostro ricordo negli altri è l’unico strumento che abbiamo in mano per durare un po’ di più della nostra stessa vita.

Prendete Nicola Ceravolo: per migliaia di catanzaresi è ancora qui, nonostante purtroppo non parli da un pezzo. È  qui con il suo cappotto di stoffa, gli occhiali spessi, l’ironia, la competenza e il rigore. E di certo non è rimasto tra noi per la sua attività forense. Con lui il calcio è diventato (direbbe qualcuno) “una speranza schierata sopra un prato verde”. 

Voi, egregi signori, non avete doveri verso il Catanzaro, e probabilmente, dal vostro punto di vista, non ne avete neanche verso i catanzaresi. Ma se per una sola volta avete gioito o imprecato per dei ragazzi vestiti di giallorosso,  se per una sola volta vi siete sorpresi sulla pagina 218 del televideo in una fredda domenica di febbraio o avete pensato a Palanca come il miglior giocatore di tutti i tempi, non potete lasciare che il Catanzaro scompaia per sempre. Negli ultimi anni abbiamo diviso la nostra passione con furfanti di bassa lega, idioti e mascalzoni di ogni tipo. Ora c’è bisogno di voi. E voi avete bisogno di noi. L’inflazionato paradigma del “calcio volano dell’economia” a Catanzaro acquisirebbe inedita concretezza. Conosco gente che per la gratitudine sarebbe immediatamente pronta a flebo di caffè, spese quotidiane e faraoniche al supermercato, colate ininterrotte di cemento nel giardino della casa al mare.

Qualche tempo fa, un amico in viaggio per il Galles ricevette il seguente messaggio: “Aiello ha lasciato al sindaco che ha annunciato la disponibilità di Noto a rilevare il 51% delle quote. Il resto va alle famiglie Speziali e Guglielmo. Al soldatino di Cuneo solo la promessa di qualche lavoro di secondo piano  al Ceravolo“.

Quell’amico subito dopo prese una sonora sbronza, qualcuno lo vide addirittura per le strade di Cardiff chiedere a passanti  attoniti a  che ora partisse il primo Foderaro per i tre colli. Ma se lo meritava, quel quarto d’ora di felicità. Prima di tornare alla realtà, la meritava davvero qualche birra pensando che il Catanzaro fosse in buone mani. Mani in grado di custodire un progetto, un’ambizione… una speranza che nascendo da una squadra di quarta seria, contagiasse presto tutto il resto.

Comprate il Catanzaro: avrete i catanzaresi e un pezzetto d’immortalità. Si tratta del migliore affare che possiate mai concludere nella vostra vita.

Puntonet, 23 aprile 2010

Fabrizio Scarfone Ivan Pugliese

Autore

Redazione

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