«Direttò, quando un forestiero viene al Sud piange due volte, quando arriva e quando parte». Nell’ascoltare questa frase, pronunciata nel fortunatissimo film “Benvenuti al Sud” interpretato da Claudio Bisio, non ho potuto fare a meno di ricordare che quelle stesse parole le aveva utilizzate, per la prima volta, il grande pensatore e patriota Luigi Settembrini che, però, le dedicava alla nostra amata Città, la stessa cui riandò il suo nostalgico pensiero d’esule, quando volle gratificarla con quel bellissimo omaggio di riconoscenza inserito nel X capitolo delle “Ricordanze della mia vita”: «Io le voglio un gran bene a quella città di Catanzaro, e piacevolmente mi ricordo sempre di tante persone, che vi ho conosciuto piene di cuore e di cortesia, ingegnose, amabili, ospitali».
Si tratta, quindi, di una frase concettualmente coniata per esprimere rimpianto ed affetto verso Catanzaro che, oggi, viene utilizzata genericamente, senza che alcuno ricordi il fatto specifico della sua genesi.
Un’altra frase, sicuramente più diffusa e da tempo entrata nel lessico corrente nazionale, ha subito una analoga rimozione. Quanti oggi sanno che fu un catanzarese a dire per la prima volta «l’aritmetica non è un’opinione»? Forse nemmeno in Città sono tanti a ricordare che il padre di questo motto è stato il nostro concittadino Bernardino Grimaldi, l’illustre uomo politico che per ben nove volte ha ricoperto la carica di ministro nei Governi Cairoli, De Pretis, Crispi e Giolitti che, per la precisione, lo pronunciò alla Camera dei Deputati nel 1879, nel corso di un intervento regolarmente trascritto agli Atti parlamentari.
Sono fermamente convinto che la perdita del legame tra queste due frasi – e sicuramente ci potrebbero essere altri esempi – con la Città che le ha originate, costituisca un danno al patrimonio immateriale di Catanzaro, quello costituito dalle peculiarità del suo tessuto urbano, dalla cultura specifica delle sue genti, dalla vena di catanzaresità di ogni suo abitante; è per questo che durante il mio mandato di Assessore al Turismo e marketing urbano ho fortemente voluto che la Città si riappropriasse della memoria storica dei luoghi, dei personaggi e degli avvenimenti oramai relegati nel mondo dell’oblio da anni di disattenzione. Ho dato priorità a più progetti che hanno consentito la collocazione di un complesso di cartelli turistici che costituiscono un vero e proprio sistema informativo direttamente fruibile sui siti di interesse. Fino ad ora, sono stati posizionati i pannelli esplicativi dei Tre Colli di Catanzaro, delle Chiese, dei Luoghi storici, degli Edifici di Pregio, unitamente alla segnaletica turistica pedonale mentre è in fase di allestimento quelli dei musei e, pertanto, chi oggi percorre le strade della Città, siano turisti italiani e stranieri o visitatori occasionali o cittadini catanzaresi, ha a disposizione una originalissima guida all’aperto formata da foto e testi scritti da valenti cultori di storia cittadina. Molto più di una guida turistica, è un vero e proprio libro dei ricordi aperto giornalmente e messo a disposizione di una Città che, spesse volte, è fatta oggetto di ingrati attacchi, anche da parte dei suoi stessi figli.
Raccontano le guide che portano in giro le comitive di turisti, che mentre gli ospiti della città sono soddisfatti di quello che vedono di contro, ci sono alcuni Catanzaresi che quasi li deridono chiedendo loro, in modo ironico, dove li portano e cosa gli fanno vedere. Quasi come se Catanzaro non avesse una propria storia o un patrimonio storico culturale da far ammirare e far conoscere. Questo – per concludere – è il vero limite di questa città, il poco senso di appartenenza, la mancanza di conoscenza, il non pensare in grande di una parte dei suoi cittadini, “ammaestrati” negli ultimi decenni da una classe politica di basso livello che ha volutamente “ridotto” le pretese, in tutti i settori, dei Catanzaresi. Vogliate perdonare questo mio sfogo ma è probabilmente frutto di riflessioni amare su una città che potrebbe essere diversa. Affinché Catanzaro sia migliore c’è bisogno di tutti , c’è bisogno di più amor proprio e di una mentalità nuova e dinamica lontana dalle logiche clientelari e assistenziali. Bisogna credere alle risorse che si hanno e non denigrarle. Catanzaro aspetta la sua primavera!