Non volli, non volli, non volli…. fortissimamente non volli. Ma è lecito porsi un quesito: trattasi di “volere” o “potere”? Procedere ad una cronistoria del passato (recente e non) del Catanzaro significherebbe appioppare il solito “polpettone” antologico, per cui risparmio ai gentili lettori il pesante pasto, ma la delusione è palpabile in tutti. Il primo anno di noviziato, l’unica attenuante per una Società giovane che ha pagato il duro prezzo dell’inesperienza (o della presunzione). Ma l’orrore peggiore dell’annata che volge al termine sono i diciotto punti conquistati a cavallo tra il girone di andata e quello di ritorno. Non vittorie figlie del dio fato, ma successi convincenti che avevano illuso anche coloro che in fondo, in fondo avrebbero preferito lasciare a riposo le proprie emozioni troppe volte “rispolverate” e puntualmente deluse.
Perché? Perché quelle sei vittorie Presidente On. Pittelli? Perché quei sei successi D.G. Longo? Perché quei diciotto punti mister Domenicali? Perché?
Forse il più grave errore è stato proprio questo. Palesare potenzialità per poi nasconderle o, peggio, centellinarle alimentando illusioni con dichiarazioni da baraccone che mal si addicono ad una Società che porta il nome “Catanzaro”.
Dopo l’estate lodista … il Coppola si, Coppola no…le dimissioni poi rientrate… le vittorie… i “casi”…ecc. ecc., i pareggiucoli lasciano alla matematica l’onere del riscontro possibilistico dei più romantici. L’ultimo respiro della coda di un torneo dai valori men che mediocri (per essere buoni), ma se dovessimo essere realisti, i valori sono stati pessimi. Dopo 14 anni vissuti in C2, chi scrive avrà pure il diritto di dirlo, oppure no? Ce ne renderemo conto nel corso del prossimo torneo nazionale di C1. Chi scrive sarà molto curioso e vorrà vedere dove approderanno team come Sorrento oppure Potenza, Benevento e le altre papabili per il salto di categoria, a seguito della promozione. O potenzieranno a dovere l’organico o verranno rispedite con tanto di raccomandata in C2 (e senza ricevuta di ritorno).
Anche ieri abbiamo assistito alla performance del Catanzaro (malamente messo in campo dal pessimo Domenicali – e questo accade spesso nelle ultime uscite) al cospetto dell’attuale vice-capolista che ha giocato non certo da vice-capolista! Dall’altra parte un Catanzaro figlio delle teorie covercianesi fresche, fresche di giornata che , seppure in superiorità numerica, non riesce a portare a casa la vittoria. Mi viene il forte dubbio che le sei vittorie consecutive siano state figlie più dell’organico imposto al tecnico da infortuni, squalifiche ecc., che della volontà dello stesso perennemente innamorato del 4-2-3-1 senza avere atleti in organico che lo potessero attuare compiutamente. San Bueno solito mattatore, timbra il cartellino per ben due volte, ma i suoi compagni del reparto arretrato (e non solo loro…), vanificano la sua doppietta. E in undici contro nove, il Catanzaro porta a casa un incolore 2-2.
Scende il sipario anzitempo e chi di dovere è chiamato a informare la propria utenza sulle intenzioni future. Non sono ammessi alibi. Ai più “realisti” e detrattori della città chi scrive ricorda che con tutti gli sforzi possibili e immaginabili è cosa ardua che una realtà come Catanzaro (Capoluogo di regione) possa accettare la terza lettera dell’alfabeto seppure corredata da un “2” o un “1”!
Chi l’estate scorsa ha voluto a tutti i costi la bicicletta, ha fatto un gesto che ha consentito al Catanzaro (F.C.) di mantenere l’ultimo gradino del professionismo. Tutto ciò è degno di ammirazione ma, le osservazioni che ne derivano sono legittime. Mi rivolgo nuovamente ai severissimi censori della realtà catanzarese bollata come improduttiva e “degna” della C2. Generalmente questi sono commenti utilizzati con uno sforzo autoctono da ernia all’encefalo. Sforziamoci a giustificare, violentiamoci, diciamo a noi stessi che Catanzaro e (con tutto il rispetto per le realtà che andrò a citare), Celano piuttosto che Marcianise ecc. sono realtà rapportabili l’una all’altra, arrampichiamoci sugli specchi dell’autocommiserazione, ma non si pretenda che tutto ciò corrisponda al vero.
Chi scrive non accetta le analisi sommarie e di auto-discredito che da più parti si iniziano ad ergere. Per restituire al Catanzaro di Nicola Ceravolo la dignità smarrita da anni per colpa dell’ignoranza e delle clientele figlie dell’ignoranza, non occorrono milioni di euro, occorre cultura d’impresa e non. Quest’ultima non si acquista e non è patrimonio dei più facoltosi o dei presuntuosi che pretendono di essere eterni depositari incompresi della ricetta giusta.
La più grande qualità per un condottiero, paradossalmente è il prendere atto dei propri limiti, per corredare il proprio team delle pedine giuste, in modo da organizzare una squadra, un team sinergico all’interno e orgoglioso nell’avere un obiettivo da raggiungere a tutti i costi. Le motivazioni e gli obiettivi non possono essere smarriti strada facendo.
Un giorno Pollicino gettò le mollichette per ritrovare la strada smarrita, ma nel frattempo gli uccellini avevano mangiato tutto. Ricordate la favoletta? Programmazione, pianificazione in modo professionale: ho un auto e ho “tot” benzina: dove posso arrivare? Dove vorrei arrivare? Quale percorso devo fare? Se, strada facendo, sostituisco l’auto perché non mi piace più, guido cambiando il percorso che avevo stabilito, e alla fine la benzina non mi basta più perché non avevo considerato le variabili, il patatrac è servito. Ed il patatrac si ripete ogni anno e i discorsi che si fanno al “the end” sono sempre gli stessi.
Forse sarebbe il caso di parlare poco sin dall’inizio e fare di più affidando i ferri del mestiere alla gente giusta. La gente giusta costa caro On. Pittelli e nessuno collaborerà con lei (se dotato degli strumenti giusti) gratis et amore dei. Forse lo farà la gente che, messa nel dimenticatoio dal mondo pallonaro, è disposta a rischiare sulla propria persona per rimettersi in gioco e di conseguenza mettere a rischio la malcapitata piazza succube del guru di turno.
In questi anni di decadenza totale l’errore più grande che sia stato fatto è stato quello di dare ad un’unica persona lo scettro del comando tecnico. Caro Presidente, in una Società seria occorrono una figura di DG e una di DS. Sinergici tra di loro, collaborativi con la proprietà, aperti al confronto con la stampa e con chi ogni domenica spende i propri soldini ed il proprio tempo per andare a sostenere un vessillo. Nulla è dovuto per diritto divino. Tutto ciò bisogna meritarselo.
Le due figure (DG e DS) devono obbligatoriamente collaborare (non essere inglobate in un’unica persona – si ricordi i danni che tutto ciò ha procurato nel passato recente e non) e convivere senza gerarchizzare il proprio status al di sopra di nessuno. Devono lavorare perché vengono profumatamente retribuiti per questo e se sbagliano i propri passi, oltre ai patrimoni societari, consumano infruttuosamente il tempo (e i soldi) degli appassionati che settimanalmente seguono le Aquile.
Dopo quest’anno di noviziato, sia Suo che dei suoi collaboratori, non sarà lecito errare più. E sa perché? Perché Lei e i suoi collaboratori avete l’onore/onere di portare il nome CATANZARO.
Lo sprone di chi scrive è forte perché votato all’affetto massimo e non di certo alla critica fine a se stessa.
Sa perché lo dico? Perché non vorremmo che qualcuno… iniziasse a sparare le solite menate sul “solito sito”. Se ciò dovesse accadere, informi chi dovesse incorrere in questo orrore, che gente fallita ha già cercato in passato di adoperarsi in questo sport infruttuoso ed è arrivata ultima in tutti i sensi…
Bando alle ciance : CHIAREZZA e un po’ di sano orgoglio. Il Catanzaro purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista (checchè se ne dica), non è una squadra come tutte le altre. Dicendo questo faremmo lo stesso errore di quell’innamorato che getta l’epiteto di donnaccia alla propria donna che l’ha tradito, ma in cuor suo l’ama ancora e, forse più di prima. La saggezza e l’analisi fredda non appartiene a questo mondo. E poi, al macero il protezionismo catanzarese On. Pittelli , al macero i protezionisti soprattutto se questi ultimi non sono nella possibilità di essere autotrofi. Sarebbe bello che il Catanzaro restasse nelle mani dei Catanzaresi (mi riferisco alla classe imprenditoriale), ma se costoro non ne vogliono sapere, sappia guardare altrove… ricordando che nessuno fa, o meglio, dà niente in cambio di nulla.
Si chiede scusa per il “polpettone”, purtroppo gli eventi sono quelli che tutti noi viviamo. Chi non lo dovesse gradire ripercorra a ritroso le annate trascorse. Sarà un “amaro” utile per digerirlo.
Giuseppe Mangialavori