La Striscia

Non brillano le luci del Ceravolo, non brilla il Catanzaro

Non basta un gran goal di Martignago. Due punti persi contro un mediocre Viareggio che raccoglie un insperato pareggio sul finale

Per chi ama il calcio, la prima di campionato ha sempre un sapore particolare. La voglia è tanta di rivedere il Catanzaro. Le ore dell’avvicinamento alla partita sembrano non passare mai, si guarda l’orologio con una frequenza fuori dal normale. Due tre ore prima della partita si esce da casa, sciarpetta o bandiera, direzione Via Paglia. Quando arrivi davanti al piazzale dello stadio (dopo aver trovato un parcheggio di fortuna) rivedi i tuoi colori e ti emoziona vedere vecchi amici e soprattutto tanti bambini colorati di giallorossi. L’adrenalina sale e quando entri nel tempio, reso più accattivante dalla luce dei riflettori per quanto vetusto, a tanti sembra d’essere all’Old Trafford. Poi guardi a destra o davanti e gli occhi ricadono sui distinti, sui container adibiti a tribuna stampa e allora l’immaginazione svanisce di colpo.

Purtroppo questa è Catanzaro, l’eterna incompiuta, ma per fortuna c’è il Catanzaro che volente o nolente unisce ancora cinquemila anime che gremiscono il “Ceravolo”. Numeri che in altre realtà sarebbero considerati e analizzati. Una squadra di calcio pur se in prima Divisione è un veicolo promozionale e di affari per la città, ma spesso si fa finta di non capire o non si vuole comprendere (ancora più grave). Quest’ultima considerazione è rivolta non solo sistema politico-imprenditoriale della città, ma anche al nostro presidente.

Inizia la partita, prima la luce e poi il buio. Sarà stato un guasto, ma mai sapremo la verità sulla causa dell’improvviso spegnimento. Ci diranno qualcosa come l’han dichiarato per il finanziamento sullo stadio che ancora stiamo aspettando. Ma forse non importa cosa diranno; il dato certo è uno solo: l’impianto d’illuminazione è antico come vecchio è lo stadio. L’augurio è che in quei trentacinque minuti di buio assoluto, spezzati dalla splendida e naturale coreografia dei tifosi, qualcuno di competenza (c’erano allo stadio i nostri “luminari”, termine che calza a pennello visto ciò che è accaduto) abbia meditato e capisca che il Catanzaro è un patrimonio di tutti, specie in una città che non offre chissà quali svaghi e opportunità. Per il momento non ci resta che dire: “Meno male che la terza di campionato contro il Frosinone sarà di giorno”.

La curva è bella e colorata, commovente quando ricorda Matteo il ragazzino deceduto tragicamente a Sellia Marina. Dopo due minuti di gioco parte il coro “Siamo la Massimo Capraro” ed è sempre un’emozione immensa. Ma ora è iniziata la partita, bisogna tifare, fare i tecnici, insomma i tifosi. Brevi schiera il Catanzaro con il 4-3-3, la novità è che Bindi pur convocato non va neanche in panchina, forse ha qualche problemino al gomito, ma c’è anche da rispettare Scuffia che è in ritiro sin dal primo giorno. Manca Sabatino e ritroviamo Squillace sulla sinistra, mentre Catacchini va a destra e il resto della formazione è quello atteso alla vigilia.

Il Catanzaro in campo è ben messo, il Viareggio è imbottito di giovani e ben presto subisce il maggiore tasso tecnico e la superiore esperienza degli avversari. Man mano che passano i minuti si capisce che il Catanzaro nella zona nevralgica non ha uomini capaci di accendere il gioco con cambi repentini e lanci o con passaggi filtranti per gi attaccanti. Sarà un paradosso, ma lo stupendo goal di Martignago è l’emblema dei nostri limiti. L’ex del Cittadella parte in pratica dal centrocampo seminando avversari come birilli e poi con una splendida conclusione batte il portiere avversario. Chi ha visto le amichevoli precampionato sa bene che anche Russotto spesso è costretto a mettersi in moto da lontano con le sue micidiali accelerazioni. Tutto questo può andare bene una volta, due volte, non sempre, non può diventare routine. Fisicamente alla fine paghi dazio e vanno tenuti in considerazione anche gli avversari che, prima o poi, riescono a prendono le misure (vedi falli su Russotto).

Se hai due esterni offensivi così bravi e di qualità devi supportarli necessariamente con il fraseggio e devi metterli più vicino alla porta avversaria. Serve un faro, serve qualcuno che detti i tempi e che abbia inventiva nel mezzo, e non solo. I due terzini non possono rimanere dietro e non sfruttare le qualità dei due esterni. Non possono portare palla dalla difesa perché non trovano nessuno al centro su cui scaricare il pallone. Rimanendo così vanno incontro a figuracce. Bisogna però saper fare la doppia fase e garantire almeno due opportunità a chi gioca largo in attacco. Gli esterni offensivi, solo con il loro supporto, potranno accentrarsi e liberarsi per il tiro o per fornire l’assist a chi si sovrappone.

Dopo il vantaggio, il Catanzaro non può giocare sulle ali dell’entusiasmo perché si spengono le luci. Dopo trentacinque minuti si rigioca ed è un’altra partita. Non si accampano scuse, ma il ritmo è stato spezzato. C’è un bel tiro di Fioretti e nulla più. Le difficoltà notate nelle amichevoli nella costruzione del gioco aumentano sempre di più. Ferraro più che da difensore si distingue nel cercare di dare respiro alla manovra, ma il passo non è quello del centrocampista. Nella ripresa Marchi e Benedetti coprono bene sulle poche iniziative degli avversari ma non trovano mai lo spunto per inserirsi nel cuore dell’area avversaria, per come dovrebbe essere in un 4-3-3- che si rispetti. Alcuni preziosi spunti con cross in area a testa alta di Martignago non sono sfruttati. Fioretti non attacca mai il primo palo (lo farà solo Germinale in un’occasione) ma comunque nell’area di rigore è sempre solo perché né Benedetti e nemmeno Marchi si propongono sotto porta.

Il pareggio del Viareggio è casuale e fortunoso. Le immagini non chiariscono se c’è stato fallo e soprattutto se è in area. Fatto sta che la “tranquilla” collaboratrice di linea (tranquilla perché senza “distinti” dietro) si erge a protagonista segnalando all’arbitro un fallo che Martinelli da Roma non aveva proprio visto. Il Benedetti in bianconero batte due volte Scuffia e il Viareggio trova un pareggio inaspettato. Mancano ancora quattro minuti al termine più recupero. Quando però si alza il tabellone luminoso, le speranze di tornare in vantaggio svaniscono. Solo due minuti di recupero che si davano più o meno negli anni del calcio 70/80. Tra le sostituzioni, il tempo perso nel calciare il rigore ripetuto due volte e gli infortuni, almeno tre minuti dovevano essere sicuri. Non è un alibi, ci mancherebbe, ma le regole andrebbero applicate.

Alla fine il Catanzaro perde sicuramente due punti contro una squadra mediocre e imbottita di giovani. Mentre stiamo scrivendo, non sappiamo di movimenti di mercato e di arrivi. Sappiamo bene che oggi si gioca forse la partita più importante per il futuro dei giallorossi. L’augurio è che il presidente capisca che per riconfermare i cinquemila di ieri servono ancora degli sforzi. Non lasciamo il Catanzaro un’incompiuta: sarebbe un peccato perché il pubblico di ieri è un qualcosa di raro nel calcio moderno, specie in Prima Divisione.

Forza Giallorossi, con un pensiero alla chiusura del mercato di stasera e con l’altro a Prato.

Salvatore Ferragina

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Salvatore Ferragina

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