Rassegna stampa

Non bastano al Catanzaro le centinaia di tifosi al seguito

A Viterbo pesante stop dopo aver dominato il primo tempo
da Il Quotidiano

CATANZARO ­ Non sono bastate le centinaia di tifosi giallorossi accorsi
a Viterbo due giorni fa, il Catanzaro ha subito un pesante stop per due a zero.
La capolista del girone ha sfruttato cinicamente due delle poche occasioni capitategli
a tiro nell’arco dei novanta minuti. Gli ospiti hanno dominato nel primo tempo,
non riuscendo, però, a concretizzare le manovre offensive. A inizio ripresa
Carboni ha cambiato due uomini in campo, e i padroni di casa sono riusciti a
portarsi in vantaggio con Vincenzo Santoruvo. Il Catanzaro ha pareggiato i conti
con il solito Corona nel finale, ma l’arbitro ha annullato la rete probabilmente
per un fallo “di confusione”. Qualche secondo dopo, la Viterbese ha
raddoppiato, chiudendo i giochi.
Qualche circostanza sfavorevole è, comunque, da riconoscere a Ferrigno
e compagni. Precarie erano le condizioni di alcuni giocatori colpiti dalla febbre
la scorsa settimana. Toledo, Corona, Briano e Milone, tutti interessati da sindrome
influenzale, non hanno ripetuto la prestazione sfoderata a Foggia. Gli avversari
erano molto forti fisicamente, tanto che la Viterbese è da sola al comando
della graduatoria provvisoria. L’attacco laziale era, e si è confermato,
il più prolifico dell’intero girone.
L’arbitro non ha poi certamente favorito il Catanzaro, con delle decisioni perlomeno
opinabili.
Piero Braglia, però, non è il tipo che cerca attenuanti: «Non
ne abbiamo bisogno. Abbiamo dimostrato anche a Viterbo di non essere inferiori
a nessuno. Avremmo dovuto essere più “incazzati”, più
decisi in campo. Ho un solo appunto da fare ai miei giocatori, quello di non
avere avuto in terra laziale la rabbia mostrata a Foggia. E’ questa la cosa
più importante nel calcio. Questa è quanto dirò ai ragazzi
alla ripresa degli allenamenti (oggi pomeriggio al Ceravolo, ndr). In campo
c’è bisogno della rabbia, parlo di quella agonistica naturalmente. Forse
ci sono state troppe feste in settimana, e magari troppi giocatori influenzati».

I numeri, a ogni modo, sono incontrovertibili. La difesa resta la più
battuta. Sono troppe nove reti subite in cinque partite. E’ vero che per assimilare
al meglio i meccanismi del modulo adottato da Braglia occorre un po’ di tempo.
E’ altresì vero, che nel corso del mercato estivo l’allenatore ex Chieti
ha richiesto alla società altri giocatori, che non sono poi arrivati
per il mancato raggiungimento dell’accordo economico tra le parti. E’ vero infine,
che Braglia ha pochi ricambi nel reparto difensivo. Resta, comunque, il dato
di fatto che sull’assetto difensivo c’è ancora tanto da lavorare.
«Secondo me la difesa ha fatto una buona gara ­ replica il trainer
grossetano ­ Anche se in occasione del primo gol si sono fermati. I miei
giocatori giurano che fosse viziata dal fuorigioco quella rete, ma non avrebbero
dovuto a ogni modo fermarsi in quella situazione».
Il match di Viterbo ha visto anche l’esplosione di tensioni tra i tecnici delle
due squadre, forse residuo di scorie passate, ma mai smaltite del tutto. Il
tecnico Carboni e il giocatore Favo (che era stato sostituito da qualche minuto
con Pollini) sono stati espulsi sul finire del secondo tempo. «Bisogna
saper vincere e saper perdere ­ dice un infervorato Braglia ­ Loro non
hanno saputo neanche vincere. Mi auguro di incontrare nuovamente al ritorno
queste persone ­ senza riferirsi ai giocatori, precisa l’allenatore ­
Mi sono arrabbiato perché non volevo che restituissimo la palla, mandata
fuori da un giocatore laziale, perché fosse possibile soccorrere un suo
compagno di squadra. Ebbene, dopo l’incidente, quel giocatore correva più
veloce di prima. Io non ci sto a farmi raggirare, e per questo che ho reagito».

Su questa tecnica del perdere tempo in campo, quando il risultato provvisorio
è favorevole, se ne è già discusso, deprecandola, nella
trasmissione televisiva “Controcampo” nove giorni fa.
SORA. Domenica prossima il Catanzaro avrà l’occasione di confrontarsi
col proprio recente passato. Al Ceravolo è atteso il Sora che nel 2001
sconfisse nella finale play off la squadra giallorossa guidata da Agatino Cuttone
e centrò la promozione in C1. Quel 17 giugno costituisce ancora oggi
un incubo per la maggior parte di quelle ventimila persone che assistettero
all’incontro. La compagine guidata da Braglia dovrà, quindi, confrontarsi
con uno spettro del passato che oggi fa, però, meno paura.
Sì, perché ora il team del presidente Parente non ha più
l’esasperante necessità di dover abbandonare la quarta serie. Il Sora,
poi, è il fanalino di coda, insieme a Taranto e L’Aquila. La rosa attuale
dei ciociari, inoltre, è qualitativamente inferiore a quella giallorossa.
Il Catanzaro avrà l’occasione di riscattarsi da una bruciante sconfitta
a distanza di poco più di due anni, ma anche di accaparrarsi tre punti
utili per non perdere contatto con le prime posizioni.
Enrico Foresta

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Redazione

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