di
Massimiliano Raffaele |
CATANZARO – “E se ne va… l’Acireale
se ne va…”. Suonava più o meno così il coro che i tifosi
dell’Acireale intonarono lo scorso 15 giugno in un “Nicola Ceravolo”
in lacrime per l’ennesima serie C1 persa ai play off dal Catanzaro. Oggi il
copione è cambiato. I granata hanno lasciato lo stadio con un gol pesante
quanto un macigno da portarsi sul groppone, e con una bella scorpacciata di
manganellate rifilate loro dalle Forze dell’Ordine. Botte sacrosante. Eh sì,
perché non si chiama tifoso un personaggio che entra nel proprio settore
ed inizia a lanciare fumoggeni e razzi contro il pubblico della tribuna, formato
in gran parte da famiglie innocenti e colpevoli soltanto di tifare per la propria
squadra del cuore. Non si chiama tifoso un personaggio così, e non si
chiama nemmeno UOMO!
Di cattivi esempi, però, ne ha dati anche qualche tesserato della squadra
siciliana. Non ci sembra opportuno fare nomi (anche perché ci sono immagini
video pronte a testimoniarlo) però è un fondamentale diritto raccontare
l’accaduto. Dopo il gol annullato agli ospiti in pieno recupero la squadra granata
ha reagito in pieno stile “tu non lo dovevi fare”. I calciatori
in campo hanno accerchiato il povero guardalinee Droghetti, già dolorante
per l’infortunio subito alla coscia, tentando di intimidirlo; chi invece si
trovava a bordo campo ha preferito prendersela con il direttore di gara e c’è
chi giura di aver visto le mani di un dirigente acese in faccia al sig. Marelli
di Como. Per molto meno a Catanzaro sono state date parecchie giornate di squalifica
al terreno di gioco. Adesso, dunque, corre d’obbligo un presa di posizione da
parte del dott. Giuseppe Quattrocchi, giudice sportivo della Lega di C. Chie
sia una mano pesante, molto pesante!
A Catanzaro comunque la festa di sport non è riuscita a rovinarla nessuno.
La tifoseria giallorossa ha dato l’esempio lampante di essere tra le più
corrette e leali dell’intero panorama calcistico italiano e non solo. E che
dire del gol di Corona?
Forse sarebbe opportuno, prima spiegare di quale dei due gol di Corona stiamo
parlando. Re Giorgio la palla in fondo al sacco l’ha messa due volte realizzando
un gol e mezzo. In occasione del gol annullato all’attaccante, infatti, lo stesso
bomber ha spiegato di aver sì toccato la palla con le mani, ma di averlo
fatto soltanto dopo che la stessa era stata schiaffeggiata da un difensore acese.
Dunque al massimo si sarebbe trattato di calcio di rigore. Comunque lasciamo
perdere queste supposizioni anche perché i tre punti sono rimasti sui
Tre Colli e con il Fantacalcio non si va da nessuna parte. Il gol vero, però,
merita una marea di applausi. Non solo per la coordinazione e la precisione
del fendente, ma soprattutto per aver permesso ai 16.000 (se non di più)
tifosi del “Ceravolo” di gridare al vento la tanta rabbia accumulata
dallo scorso giugno a questa parte.
Bene per mister Braglia, ancora una volta capace di gestire al meglio una partita
così delicata. Qualcuno se l’è presa per un suo gesto verso il
collega Costantini nel finale di partita. Sicuramente non è stato bello
ma con la tensione alle stelle poteva anche starci, e poi da gran Signore (permettetemi
la S maiuscola) Pierino ha chiesto prontamente scusa.
Cosa dire a livello prettamente tattico? Davvero poco. Ha parlato il campo.
Il Catanzaro si è posizionato con il solito 4-2-3-1 cambiando soltanto
negli ultimi 10 minuti in un camaleontico 4-4-2 che diventava 4-2-4 in fase
offensiva. L’Acireale ha giocato con il solito 4-4-2 e ha comunque dimostrato
di essere una buona squadra meritevole di entrare nei play off. Eccezionale,
almeno a mio modesto parere, la prova dei mediani Briano e De Simone. Hanno
girato al massimo senza fermarsi un istante tant’è che poi hanno dovuto
lasciare il campo a causa di crampi.
Per concludere un altro applauso va all’iniziativa davvero innovativa della
pubblicità animata in campo durante l’intervallo. Quaranta bambini, guidati
dal direttore marketing Giuseppe Mangialavori, hanno dato vita ad uno spettacolo
pubblicitario di provato effetto.
La rubrica si conclude con una frase davvero azzeccata del presidente Parente
in conferenza stampa: “Noi siamo uomini di mondo, e del mondo del
calcio in particolare. E quindi siamo abituati a tutto”. Totò
docet.