Ci sono volute 40 pagine dell’ordinanza per sintetizzare i tantissimi capi d’imputazione contestati ai 19 fermati nell’operazione “Tabula rasa” (ne riferiamo anche a pagina 19), che come hanno sostenuto gli investigatori della Dda e dei Carabinieri nella conferenza stampa tenutasi nella sala briefing del Comando provinciale dell’Arma, avrebbe fatto piazza pulita di capi e gregari della “locale” di ‘ndrangheta di Petilia Policastro.
Associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, armi, 15 episodi di estorsioni, due danneggiamenti, tre rapine (tra cui quelle alle poste di Pagliarelle e Foresta nel 2006), e poi anche il reato di intestazione fittizia di beni e l’accusa di illecita concorrenza con minaccia o violenza: sono questi i reati contestati a vario titolo ai 19 sottoposti ai fermi decisi dai sostituti procuratori della Dda Salvatore Curcio e Domenico Guarascio che col procuratore della Dda Vincenzo Antonio Lombardo e l’aggiunto Giovanni Bombardieri, hanno firmato i provvedimenti, eseguiti dai carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale insieme ai militari della Compagnia di Petilia Policastro ed ai “Cacciatori” dello squadrone di Vibo Valentia.
L’associazione a delinquere di stampo mafioso è contestata a: Pasquale Manfreda (48 anni, di Mesoraca), Francesco Garofalo (38 anni, di Petilia), Massimo Carvelli (39 anni, di Petilia), Diego Garofalo (34 anni, di Petilia), Giuseppe Ceraudo (31 anni di Petilia), Domenico Manfreda (43 anni di Mesoraca), Emilio Lazzaro (44 anni di Petilia), Francesco Astorino (46 anni di Petilia), Giuseppe Garofalo (28 anni, di Petilia), Vincenzo Manfreda (38 anni, di Mesoraca detto “Bertone”), Vincenzo Teti (50 anni, di Cotronei). Giuliano Mannolo (41 anni, di San Leonardo di Cutro), Marco Astorino (19 anni, di Petilia), Salvatore Astorino ( 27 anni, di Petilia), Carmelo Astorino (50 anni, Petilia), Rosa Pace ( 45 anni, di Petilia) e Leonello Astorino, 36 anni, di Petilia), sono tutti accusati di associazione finalizzata al traffico di droga e di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacente.
Per gli investigatori la famiglia Astorino al completo avrebbe gestito un “giro” di droga per conto della cosca.
GAZSUD