Obiettivo della ricerca è accertare se esistano nelle zone indicate dalla magistratura inquirente, che ha fornito le precise coordinate dell’area in cui effettuare le ricerche, relitti contenenti rifiuti tossici, nocivi o radioattivi.
Le ricerche in mare saranno avviate non appena le condizioni meteo marine consentiranno alla nave di operare. Per quanto concerne i costi delle indagini sottomarine, si sottolinea che per i giorni di inattività non si applicano le tariffe concordate fra il Ministero e agli armatori della nave.
Relativamente alle notizie di stampa e apparse in questi giorni su alcune testate si precisa che gli accertamenti condotti dalla Mare Oceano, sotto la direzione del Reparto Ambientale Marino della Guardia Costiera delegato alle indagini dalla Procura Distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno consentito di verificare con certezza due fatti.
1) Il relitto ispezionato è lo stesso che nel settembre scorso è stato individuato e filmato. Peraltro le due navi che hanno svolto gli accertamenti si sono posizionate sulle identiche coordinate fornite dalla Procura di Paola e, quindi, dalla Dda di Catanzaro
I materiali fotografici e filmati che provano incontrovertibilmente questi fatti sono in possesso dell’autorità giudiziaria che ne deciderà l’eventuale pubblicazione sulla base delle esigenze di indagine. Da parte del Ministero dell’Ambiente, in ogni caso, nulla osta a che tutti i documenti siano resi pubblici.
La presunta differente localizzazione del luogo di affondamento della Catania che si evince da vecchi documenti è spiegabile con i diversi criteri e tecniche di localizzazione di oggi rispetto a 90 anni fa quando i margini di approssimazione erano molto superiori a quelli odierni.
In merito poi alla posizione riportata sul sito “uboat.net”di 39°32’N e 015°42’E del piroscafo Catania (di cui non abbiamo elementi per valutare l’attendibilità delle fonti), essa è fortemente correlabile con la posizione in cui è stata rinvenuta (cioè 39° 28.5′ N e 015°41.5′ E) dalla Mare Oceano.
Va peraltro sottolineato che nel 1917 un’imprecisione di 3 miglia nel posizionamento era inevitabile sia in relazione agli strumenti e alle modalità impiegate all’epoca per la navigazione stimata
da sommergibile, sia alle possibili condizioni meteo al momento del siluramento.
Inoltre, sempre sul sito “uboat.net”, si fa riferimento alla posizione dell’attacco al Catania, non del suo affondamento che potrebbe essere avvenuto a distanza di tempo e, quindi, essere distante dal punto di avvenuto siluramento. Non è nemmeno chiarito se la posizione riportata dal sito sia del sommergibile o del piroscafo.
Quanto alla differente lunghezza di alcuni metri fra le rilevazioni sul fondale ed i dati noti sul piroscafo affondato nel 1917, che è stata citata per mettere in dubbio il fatto che il relitto sia quello della “Catania”, va precisato che la lunghezza di 95,8 metri riportata dal sito “Miramar Ship Index” al link: http://www.miramarshipindex.org.nz/ship/show/295005 è la LPP cioè “the distance from the forward perpendicular (FP) to the aft perpendicular (AP) che è ben altra cosa rispetto alla “length overall” (fuori tutto) che è l’unica apprezzabile dato l’assetto del relitto del Catania.
Nella marina mercantile italiana e per le navi a scafo metallico, la FP e la AP passano rispettivamente per le intersezioni del piano di galleggiamento con la faccia interna o poppiera della ruota di prora e con la faccia interna o prodiera del dritto del timone. Quindi la “LPP” è notevolmente inferiore alla lunghezza “fuori fuori” a cui si riferiscono i rilievi del relitto.
Inoltre, sul libro “Dictionary of disasters at sea during the age of steam, including sailing ships and ships of war lost in action, 1824-1962” di Charles Hocking (1969) è riportata per il Catania una “length overall” di 333,1 piedi.
Tale lunghezza trasformata in metri è di 101,5 che diventa perfettamente compatibile con i 103 metri ricavati dalla survey dimensionale di un relitto che è stato silurato, che si è lesionato in più parti e che giace da 90 anni su un fondale di quasi 500 metri. Inoltre gli accertamenti condotti nel raggio di un km dal relitto hanno consentito di verificare che non vi sono altri relitti nei pressi di quello ispezionato. E gli ulteriori esami alla ricerca di fonti di radioattività estesi per un raggio di circa 1,5 km, nonché i test di calibrazione della strumentazione di rilevazione di radioattività effettuati nel raggio di circa 4 km dal relitto stesso, inducono a ritenere che non vi siano in tale area altri relitti di grandi navi.
Per quel che concerne infine le gomene che appaiono in alcune immagini del relitto riprese dalla Mare Oceano si ricorda che dai documenti ufficiali si evince che la nave “Copernaut Franca” che ha realizzato le indagini in settembre ha realizzato un campo boe d’ormeggio costituito con 3 corpi morti sul fondo marino e 3 boe galleggianti di superficie collegate con circa 1.200 metri di cima cadauna, di cui una recisa e abbandonata, ciò poiché la Copernaut stessa non risulta dotata di sistema di posizionamento dinamico (Dinamic Position), di cui è invece dotata la “Mare Oceano”.
Domani sul sito del Ministero dell’Ambiente, www.minambiente.it, saranno rese pubbliche, d’intesa con la Direzione Nazionale Antimafia e con la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, tutte le immagini riprese dalla nave “Mare Oceano” nel corso degli accertamenti svolti sul fondale del tirreno a lago di Cetraro.
Sarà così possibile visionare la totalità dei filmati a conferma della linea di piena trasparenza che ha animato l’operato del Ministero in questa vicenda. ( Fonte: greenreport.it)