Si è conclusa domenica 8 agosto la seconda edizione del Calafrika Music Festival, kermesse culturale promossa ed organizzata dall’Associazione MigrAzione a Jacurso.Un carnet di eventi ancor più ricco e più esclusivo della scorsa edizione ha scandito le due giornate di festa con musica, spettacoli teatrali, giocoleria, momenti di informazione e di dibattito, mostre fotografiche e pittoriche.Anche quest’anno il Calafrika Music Festival ha saputo accogliere grandi e piccini, ha coinvolto l’intero paese che, come sempre, si è dimostrato partecipe ed interessato ad iniziative e proposte nuove ed ha ospitato amici d’ogni parte d’Italia e del mondo.Le mostre fotografiche: “Maghreb” di Nicola Pileggi, “Marocco e Tunisia” di Gregorio Paone, “La patria lejana” di Antonia Limardi, “African Children” di Luigi Bonadio, “Marocco” di Claudia Weber e i quadri di Rocco Stranieri e Dorotea Licausi – “Viaggiatori Viandanti”, “Jacurso in Acquerello” di Mario Nino Dastoli, “Migrantes” di Michele Flocco, “Speranza” di Emanuela Barbalaco e l’installazione video fotografica “We will never forget this. Rosarno, 10 gennaio 2010” di Ivana Russo hanno conquistato il centro storico tra La Cona, Via Manzoni e Piazza San Giovanni. Piazza San Giovanni, inoltre, è stata una delle cornici più importanti del Calafrika 2010. Qui si sono svolti: lo spettacolo di magia con il Piccolo Mago BabyNuel circondato da curiosi ed allegri bambini; la proiezione di “Nuguri” di Antonio Martino e di “Giganti” di Fabio Mollo; “Hurria. L’urlo di Nessuno”, spettacolo teatrale di sensibilizzazione popolare sul conflitto Israelo-Palestinese realizzato dall’Ultimo Teatro di Pistoia; “Calafrica” di Manuela Valenti in cui “figure di donne si alternano sulla scena per raccontare questo viaggio tra Africa e Calabria, due paesi che si incontrano riscoprendosi diversi ma simili, lontani, ma molto vicini.Nell’area concerti si sono esibiti quattro gruppi musicali: Faso Tilé Foly du Burkina, capaci di rielaborare antichi ritmi e danze dell’Africa subsahariana; il Parto delle Nuvole Pesanti, espressione di un’originale connubio tra la musica etnica e quella rock, tra il dialetto calabrese e l’italiano; Baba Sissoko artista dallo stile particolare che unisce le melodie e dei ritmi della tradizione musicale malese al jazz e al blues, sonorità occidentali; Riccardo Phillips – ASK artista versatile in grado di dar vita a progetti musicali che vanno dalla black music all’elettronica. In entrambe le serate, alAssociazione culturale MigrAzionetermine dei concerti, giovani crew hanno allietato le serate fino a notte fonda. Sabato è stata la volta dei Tarantattack e delle Bombogyal e Gal Dem Crew, due sound reggae tutte al femminile. E domenica della Villa Ada Sound, nota crew romana.
Come di consueto nell’ambito del Calafrika Music Festival, svoltosi a Jacurso il 7 e l’8 agosto scorso, l’Associazione MigrAzione, organizzatrice dell’evento, ha deciso di dedicare spazio all’informazione e al dibattito su temi quali l’accoglienza, la multiculturalità e la condivisione, temi affrontati durante i due convegni che si sono svolti nella nuova sala delle conferenze gremita ed interessata, di Jacurso.I fatti di Rosarno e il modello di accoglienza di Badolato. Con questi argomenti MirgAzione ha dato il via al Calafrika Music Festival 2010 con il primo convegno dal titolo: “Ricominciare da Rosarno. Badolato: un modello alternativo di accoglienza”. Dopo il saluto del sindaco di Jacurso Gianfranco De Vito che ha rinnovato la propria stima ed il proprio sostegno ai ragazzi di MigrAzione – “giovani professionisti e maturi che per il secondo anno consecutivo hanno speso le proprie energie per realizzare una due giorni così ricca ed importante” ha detto il sindaco – e di Giovanni Merante, Assessore al Bilancio della provincia di Catanzaro, piacevolmente sorpreso di trovare un piccolo paese del catanzarese allietato a festa ed impegnato nel trattare una tematica così delicata, Franco Papitto, giornalista, ha moderato ed introdotto il convegno ricordando come, parlare di esperienze positive come quella di Badolato – in termini di accoglienza e di integrazione – sia un’occasione, non solo per rilanciare l’immagine della Calabria dopo la vergogna di Rosarno, ma sia anche un’occasione per conoscere e poter adottare progetti di integrazione come quelli portati avanti dall’ex sindaco di Badolato, Gerardo Mannello in collaborazione con la Sezione Calabria del Consiglio Italiano per i Rifugiati. L’intenso intervento di Giuseppe Pugliese dell’Osservatorio migranti Africalabria ci ha riportato indietro al gennaio scorso, ai “fatti di Rosarno” e dice: “Nulla è cambiato a Rosarno. Il prezzo più alto lo hanno pagato gli africani che hanno reagito ad un’aggressione, l’ennesima aggressione”. “L’attività di MigrAzioneAssociazione culturale MigrAzioneè molto simile a quella dell’Osservatorio Migranti – spiega Pugliese – E’ socializzare, è creare percorsi di inclusione sociale ed essere contro ogni forma di razzismo”.A seguire l’intervento di Daniela Trapasso, responsabile CIR – Sezione Calabria. Forte è stata la condanna del CIR per quanto è accaduto a Rosarno. “Rosarno è una ferita ancora aperta. E pensare che quanto accaduto poteva essere evitato, considerando che già dieci anni fa il CIR ha inviato una relazione alla Regione Calabria denunciando la condizione di pericolo, di schiavizzazione e di deumanizzazione a cui erano sottoposti gli africani. Questa lettera, però, non ha mai avuto risposta”. Il convegno viene chiuso dall’intervento di Gerardo Mannello, sindaco di Badolato nel 1997, quando iniziarono i primi sbarchi sulle coste joniche e quando il paese, Badolato Superiore, è tornato a rivivere grazie ai badolatesi stessi, in primo luogo, che hanno dimostrato fin da subito la propria solidarietà offrendo alla comunità musulmana giunta nel proprio paese il Monastero per poter professare la propria fede, offrendo le case abbandonate del borgo, avviando attività commerciali. E’ iniziata, così, la convivenza tra italiani e rifugiati, una convivenza pacifica di scambio e rispetto reciproci.Al primo convegno hanno partecipato, inoltre, Don Claudio Piccolo Longo, sacerdote di Maida e Jacurso, e Rosa Votta, insegnante alla scuola primaria di Maida, impegnati in attività parrocchiali di accoglienza.Il convegno di domenica 8 agosto, dal titolo “Storie di vita Calafrikane”, moderato da Loredana Ciliberto, è stato un momento per raccontare il vissuto, storie di emigrazione, esperienze reali di integrazione in Calabria. L’incontro è stato aperto da Manuela Valenti, attrice teatrale indipendente, autrice della piéce “Calafrica”. “Calafrica – spiega Manuela – è uno spettacolo che parla di emigrazione, nato da un viaggio in Burkina Faso. Sulla scena si alternano figure di donne che narrano di un viaggio tra la Calabria e l’Africa, due Paesi che si incontrano riscoprendosi diversi ma simili, lontani, ma molto vicini”. Uno spettacolo dal linguaggio ironico, ma con un messaggio profondo: apertura e rispetto reciproco da parte di chi emigra e di chi accoglie. La parola è passata poi a Geneviève Makaping, giornalista e scrittrice “calafrikana” doc. Intenso e gradevole il suo intervento. “Non bisogna definire l’appartenenza di una persona ai suoi tratti somatici, al colore della palle, non bisogna farsi sopraffare da inutili luoghi comuni. Un sano etnocentrismo non fa male, ma nulla è esclusivo o deve essere esclusivo. Tutte le culture del mondo sono inclusive (…) L’identità non è una cosa matematica, spiegabile, ma si costruisce, è un work in progress”.Soungoutouba Cissokho, mediatore linguistico e culturale, presedente della F.A.I (Federazione Associazioni Immigrati), come Geneviève, “calafrikano” doc, ha concentrato il suo intervento sul concetto di accoglienza, qualità dei calabresi, e suiAssociazione culturale MigrAzionevalori comuni al popolo africano e a quello calabrese: l’importanza e il valore della famiglia e il rispetto della donna.Per ultimo, Lindara Nobre Costa, brasiliana, Sottosegretaria ai diritti umani nel suo paese d’origine, oggi vive a Cosenza e cura progetti di educazione all’intercultura nelle scuole. “L’educazione è un cerchio, è un’esperienza completa – dice Lindara – e per questo che, nel caso delle scuole, è necessario creare dei percorsi di formazione non solo per bambini, ma anche per i loro genitori e i loro insegnanti. Il primo passo da fare – continua – è semplicemente stare insieme. Stare insieme è una formazione per tutti, è un esperienza globale”.