Tu chiamale, se vuoi, emozioni…Giulio Rapetti Mogol, ospite d’eccezione, questa mattina, all’Università Magna Graecia di Catanzaro, per spiegare e approfondire le dinamiche e i meccanismi che scandiscono i momenti della creatività artistica.
Giulio Rapetti Mogol, che da più di un anno, ha aggiunto al proprio cognome anche il proprio nome d’arte, ha incontrato gli studenti e i docenti dell’Ateneo catanzarese, evidenziando come il tema della creatività rappresenti un filo rosso che collega la creatività artistica a quella scientifica.
Ha introdotto l’incontro, che ha visto la partecipazione di molti giovani universitari, il Professor Tullio Barni, coordinatore della Commissione Cultura dell’Ateneo, alla presenza del Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Professor Giovambattista De Sarro, che ha poi moderato il vivace dibattito con il pubblico.
Spaziando dalla cultura cosiddetta alta a quella popolare, dai criteri che determinano i successi di una canzone – Mogol ha fatto riferimento al grande successo di “Pensieri e Parole” che rimase ben otto mesi in testa alle classifiche nonostante l’iniziale diffidenza della critica – , all’importanza di formare prima uomini e poi artisti, Mogol, intervallando la sua conversazione con svariati aneddoti che hanno richiamato i diversi momenti della sua vita artistica (il successo del sodalizio con Lucio Battisti, le collaborazioni con Gianni Bella e Adriano Celentano) si è soffermato sul valore del successo costruito non sulle suggestioni contingenti dettate dalla moda del momento, ma su quell’amore per la vita e le sue emozioni, unite a un grande desiderio di comunicarle con sincera passione.
“Nel mio caso – ha spiegato Mogol – il vero segreto è riferirsi alla vita, come momento iniziale della creatività artistica. Non c’è fantasia che valga la verità dei fatti, le proprie paure, le proprie angosce, i propri sentimenti. E’ difficile, infatti, che una fiction possa essere imprevedibile quanto la stessa vita”.
Un’autentica creatività non può che rapportarsi quindi alla realtà e, parafrasando la canzone vincitrice della categoria nuove proposte della cinquantanovesima edizione del Festival di Sanremo, alla sincerità dei sentimenti e delle emozioni.
E non a caso il riferimento di Mogol è andato alla giovane cantante Arisa, vincitrice appunto con la canzone “Sincerità” dell’ultima edizione del Festival di Sanremo nella categoria nuove proposte, che si è formata artisticamente proprio presso il Centro Europeo Toscolano presieduto dallo stesso Mogol.
“Quando una canzone come quella di Arisa – ha concluso Mogol- con la sua semplicità espressiva, con toni più sussurrati che urlati, e comunque fuori dalle strategie codificate dal mercato, fa breccia, significa che il pubblico è attento e disponibile a fruire anche di un prodotto di qualità se questo gli viene proposto”.