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Una nuova bufera potrebbe abbattersi sul Partito Democratico già alle prese da settimane con i guai giudiziari che hanno coinvolto alcuni suoi esponenti nelle vicende Expo e il Mose.
Gravissime le nuove rivelazioni fornite ieri nell’edizione delle 7.30, dal Tg di La 7.
Stavolta, dopo Milano e Venezia, il teatro sarebbe Reggio Calabria. Nell’inchiesta reggina su Scajola, Matacena e Chiara Rizzo, spunta infatti a sorpresa il nome di Marco Minniti, dirigente del Partito Democratico che negli ultimi 15 anni ha spesso ricoperto ruoli di governo, spesso in veste di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segret ( ruolo che ricopre anche in questo momento).
Minniti comparirebbe nel verbale di interrogatorio di un killer della ‘Ndrangheta poi collaboratore di giustizia che nel 2005 entra nel processo Matacena. Dice al pm Andrigo Antonino Zavattieri: “noi votavamo a Matacena e Peppe Greco, il figlio di Ciccio, capo ‘ndrnagheta di Calanna, appoggiava a Minniti, all’Onorevole Minniti”. Minniti? chiede il pm. “Marco Minniti” risponde il pentito, “ha preso 800 voti a Calanna nel ’94 e nel ’96, e anche coso… la… Don Rocco Musolino appoggiava a Minniti che lo ha fatto uscire dal carcere tre giorni prima delle elezioni, si era impegnato a farlo uscire”.
Le accuse contro Minniti sono contenute nelle 30 pagine dell’integrazione della richiesta dell’applicazione di misure cautelari depositata dai pm reggini che domattina discuteranno davanti al riesame il ricorso per veder riconosciuta l’aggravante mafiosa bocciata dal GIP di Reggio quando a inizio maggio ordinò l’arresto di Scajola, Matacena Chiara Rizzo e altri 5 indagati.
Il verbale del collaboratore di giustizia serve ai magistrati per evidenziare degli stabili rapporti intrattenuti da Matacena con la ‘Ndrangheta erano finalizzati allo sviluppo di attività imprenditoriali sia a proprio favore che a favore delle cosche, nonché ad ottenere voti. Il classico scambio tra politico e criminalità organizzata.
Alle politiche del ’96, quelle cui fa riferimento il pentito, Minniti era candidato per l’Ulivo alla Camera dei Deputati nel collegio di Villa San Giovanni ma per 600 voti non venne eletto, risultando battuto proprio da Matacena che correva con il Popolo delle Libertà.