L’equipe di Cardiochirurgia del policlinico universitario di Catanzaro ha eseguito con successo per la prima volta nell’Italia Meridionale l’impianto di una piccola turbina all’interno del ventricolo sinistro permettendo di salvare la vita ad un paziente di 57 anni affetto da scompenso cardiaco terminale. L’intervento è stato eseguito alcune settimane fa ed il paziente, residente a Catanzaro, è già stato dimesso in buone condizioni cliniche ed emodinamiche. Il direttore dell’equipe di cardiochirurgia, Professor Attilio Renzulli, ha evidenziato che “il decorso lento ma inesorabile della malattia aveva più volte costretto il paziente al ricovero presso ospedali della nostra regione dove erano stati messi in atto tutti presidi medici e poi anche elettrofisiologici di trattamento della malattia. Nonostante ciò la lenta dilatazione del suo ventricolo sinistro che raggiungeva circa i 10 cm di diametro lo aveva costretto a sempre più frequenti ricoveri ospedalieri e negli ultimi mesi alla infusione di farmaci cardioattivi Una possibile alternativa terapeutica poteva essere rappresentata dal trapianto cardiaco, ipotesi questa scartata per la coesistenza di comorbidità a carico di altri organi ed apparati”. L’operazione, la prima del genere in Italia Meridionale, è consistita nell’impianto di una piccola turbina in titanio chiamata ‘Javirk 2000 flow maker’ all’interno del ventricolo sinistro che pompa il sangue nell’aorta discendente e riduce di più del 70% il lavoro cardiaco. Il ‘Jarvik 2000’, costruito a New York, è un dispositivo di ultima generazione. La peculiarità di questa turbina a differenza di altre è che essa non richiede il passaggio di cavi di alimentazione attraverso la parete addominale che possono predisporre a pericolose infezioni e peggiorare la qualità di vita: l’unico contatto con l’esterno necessario per il funzionamento del sistema avviene attraverso un minuscolo interruttore sito in sede retroauricolare sinistra e quindi pressoché invisibile. In Italia finora sono stati effettuati meno di 30 impianti di questo sistema di assistenza ventricolare. L’intervento ha richiesto la collaborazione contemporanea di diverse equipe: oltre al gruppo cardiochirurgico diretto dal Professor Renzulli hanno collaborato l’equipe dell’Artech (società che fornisce lo strumento nella persona del Professor Khayat e del Bioingegnere Scuri), l’equipe anestesiologica coordinata dal Professor Bruno Amantea,quella dei perfusionisti diretti dal Dottor Aldo Cuda e l’equipe cardiologica diretta dal Professor Ciro Indolfi.
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