La Striscia

Massime Massime pari na molla pari na molla

Per parlare e scrivere della giornata di ieri è necessario partire da un punto imprescindibile.
Noi del “Catanzaro” siamo veramente unici.
SOLO NOI possiamo vantarci di aver avuto un calciatore come Massimo Palanca, un uomo che rappresenta e sarà negli anni a venire quell’anello di congiunzione fra passato presente e futuro, un uomo che ci ha dato la possibilità di amare e rafforzare la nostra fede verso la nostra squadra del cuore nei momenti belli e in quelli brutti.
Quanti di voi, anche nei campetti di periferia dove siamo costretti a giocare da decenni quando un arbitro assegna un calcio d’angolo o una punizione dal limite ha pensato “ ci volera Palanca”.
Il SOLO NOI volutamente in maiuscolo significa proprio questo. Noi siamo ed eravamo una squadra cosiddetta “provinciale” sfido chiunque a trovarmene un’altra quasi della nostra caratura che possa vantarsi di avere avuto in squadra un mito come il nostro “Massimè”.
Fra Palanca e Catanzaro c’è una storia che ha del miracoloso.
Proprio come quei gol da calcio d’angolo che chiunque ami il pallone, non può evitare di conoscere.
Oggi Palanca non è soltanto un vecchio campione, semplicemente perché non è mai stato solo un campione.
“Riscatto, Popolo, Miracolo”, sono le parole che più di frequente si legano a chiunque ricordi di quel calciatore con i baffi larghi e i piedi piccoli. I bambini hanno bisogno di un eroe invincibile, i credenti di un Dio misericordioso, i burocrati di un capo efficiente. I catanzaresi di Palanca.
Prima che iniziasse la presentazione del libro, una donna che avrà avuto più di sessant’anni lo vede per strada. Gli si avvicina trascinando con sé due sacchi di plastica che per il peso sembrano poter cedere da un momento all’altro. Una curiosa espressione di sospetto le segna il volto.
“Scusate voi siete Palanca?”domanda con i modi umili e gentili delle massaie catanzaresi.
La risposta è affermativa, e allora la donna si scioglie in un sorriso “In tutti questi anni non siete cambiato per nulla”.
Massimo Palanca si schermisce.
Lo sa che non è vero. Il tempo ha cambiato lui, la sua famiglia e le vite di ognuno dei suoi tifosi; a pensarci non ha risparmiato un colpo. Niente è come prima, tranne una cosa: il suo legame con Catanzaro.
“Io qui torno appena posso, per me ogni occasione è buona”.

Un uomo di quasi ottant’anni guarda Palanca e ha le lacrime agli occhi. Forse ripensa alle partite della serie A. Magari al nord, con tutti gli emigranti al seguito.
“Mi tornau a gulìa ma vaiu alu stadiu”, mi dice voltandosi.
“Da quanto tempo non va?” chiedo sicuro che mi parlerà di una sfida di un tempo in cui il calcio era giocato da uomini con volti duri, facce patibolari gettate su un campo da calcio.
“Dai play off con il Pescina”. “Ddhà mi ficiaru ciangira” mi dice.
E allora penso che abbiamo la vecchia generazione di tifosi migliore al mondo.
Alle ore 20,00 l’Auditorium Casalinuovo di Catanzaro comincia a svuotarsi, in tanti vanno a salutare Massimo Palanca, “il forestiero” ma bravissimo Civoli ci guarda stupefatto, lui è costretto oggi nel calcio moderno a commentare i calciatori con il tatuaggio, quelli che oggi dopo un goal baciano la maglia e fra un anno ne baceranno un’altra, forse anche lui starà invidiando come noi il calcio di una volta e avrebbe voluto essere Nando Martellini o Enrico Ameri.
Vanno via i giornalisti, vanno via i politici presenti, vanno via i vecchi dirigenti del Catanzaro, vanno via i nuovi dirigenti e gli attuali calciatori del Catanzaro di adesso, vanno via i tifosi con la speranza che il CATANZARO e CATANZARO possano ritornare ad essere ciò che erano.
Il sipario si chiude, ieri non è stato presentato il libro di Massimo Palanca, è stata riconfermata una storia, IL CATANZARO SIAMO NOI.
Grazie Massimè
SF

Autore

Salvatore Ferragina

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