Era cominciata con uno striscione in curva sud: «Basta teatrini… vergogna». à finita con la contestazione alla società , l’intervento delle voltanti per sedare gli animi e il serrato faccia a faccia tra l’amministratore unico Giorigo Trinastich e la tifoseria organizzata.
Tuttavia voci e volti del dopo partita mettono da parte l’agonia della società , attribuendo solo alla partita il verdetto del campo. «Inutile cercare alibi – confessa l’allenatore Pasquale Marino – non eravamo il solito Foggia, abbiamo perso meritando di perdere. Forse inconsciamente avranno pesato anche i problemi societari, ma la sconfitta è soprattutto demerito nostro. Il Catanzaro ha aggredito gli spazi e trovato il secondo gol su un fallo laterale, la partita poi poteva cambiare col rigore di De Zerbi… ma non è andata così». Un’analisi pienamente condivisa da Pasquale Catalano, anche ieri tra i più combattivi: «Ma quale società … abbiamo giocato male e basta». Una considerazione più tecnica, invece, quella di Nicola Mariniello: «La squadra era disorientata, forse mancavano i giusti equilibri. Eravamo troppo sbilanciati, soprattutto sulla sinistra… loro l’hanno capito e ci hanno punito non appena hanno potuto». Di umore opposto l’allenatore del Catanzaro Piero Braglia, l’ex di turno: «Cosa chiedere di più? Abbiamo giocato, tenuto alta la squadra e pressato fino alla fine. Ma non illudiamoci… il Catanzaro è una matricola, perciò deve pensare solo a salvarsi».
Piccolo giallo sull’incasso della partita. Oltre ottomila gli spettatori, ma quanto finirà nelle casse della società è ufficialmente stato dichiarato «non pervenuto».
Davide Grittani