Chi afferma di considerarlo solo un dettaglio, mente spudoratamente.
Se si è tifosi del Catanzaro è sufficiente uno sguardo al vecchio logo, anche distratto, per capire quale sia la realtà delle cose. L’ Us Catanzaro manca a tutti, nessuno escluso. E di certo, fin dal 2006, l’assenza di quel marchio dai campi da gioco ha finito anche per rappresentare il simbolo di un tempo buio e triste.
Un tempo che dopo l’avvento di Giuseppe Cosentino tutti sperano di buttarsi per sempre alle spalle. Oggi il segno che un cambiamento significativo è forse in atto, ci viene direttamente da Giovanni Mancuso, l’ultimo catanzarese della grande imprenditoria cittadina ad impegnarsi senza paura nell’avventura giallorossa ().
L’idea è decisamente suggestiva: acquisire il marchio dell’ US Catanzaro per poi regalarlo alla nuova società guidata dal patròn di Gicos. “Proprio così – ci conferma Salvatore Mancuso da Firenze – mio padre ha pensato a questo gesto per augurare il “benvenuto” al nuovo corso. E poi lo sapete, per noi, da sempre, esiste soltanto l’Uesse“.
Giovanni Mancuso è un personaggio schivo, ha in dote un carattere forte e probabilmente non facilissimo. Ma chi lo conosce bene è pronto a giurare che dopo essere diventato Presidente dell’ Uesse, si sia sviluppato in lui un forte senso di responsabilità. Avere ricoperto il ruolo che fu di Don Nicola Ceravolo lo ha legato a doppio filo alle vicende giallorosse, rendendolo particolarmente “sensibile” alla questione del marchio US. L’idea che quel simbolo fosse parcheggiato in Tribunale, pronto ad essere ceduto al primo offerente (e tutti sanno quali personaggi abbiamo incontrato in questi anni sul nostro difficile cammino), è diventata presto insopportabile. Per questo il 17 maggio scorso ha presentato la sua offerta (vedi qui), e per questo oggi attende impaziente la decisione del curatore Nardo.
Questa iniziativa della famiglia Mancuso non ha nulla a che fare con il solito obolo scaricabile dalle tasse, e non è neanche l’impegno di durata pluriennale sottoscritto con l’intento preciso di sottrarsi alla gestione diretta del più importante patrimonio che la città abbia mai prodotto. Questa iniziativa è una questione di sentimenti, innanzitutto, e di percorsi di vita.
C’è voglia di resuscitare un simbolo, c’è la consapevolezza – certamente rassicurante per noi che ci limitiamo a soffrire da tifosi – che un nuovo corso sia appena iniziato.
“Cosentino difficilmente sarà soggetto a condizionamenti esterni– ci dice ancora Salvatore Mancuso – la sua provenienza può addirittura costituire un vantaggio. Dal punto di vista imprenditoriale non si discute, e sono certo che porterà linfa nuova. Se avrà bisogno di un punto di riferimento in città, potrà contare anche su di noi. Ecco, un regalo ai tifosi e una prova della nostra vicinanza al nuovo corso. C’è questo alla base dell’idea di mio padre“.
Una società finalmente solida e seria con l’Uesse a combattere in campo: eccoli gli elementi in grado di riportare l’entusiasmo in città.
Al curatore Nardo – che già sappiamo attento lettore del nostro portale () – chiediamo risolutezza. Non sottovaluti la questione, dia nei tempi più brevi che il diritto consente una valutazione dell’offerta formulata dalla famiglia Mancuso.
In definitiva, permetta alla città di ricominciare nel migliore dei modi.
Fabrizio Scarfone