Rassegna stampa

Mai profeta in patria

Intervista al messinese Salvatore Bertuccelli

I playoff stavolta gli hanno voltato le spalle. Impedendogli di festeggiare la terza promozione della lunga carriera calcistica. Quattro estati fa vinceva da protagonista gli spareggi-promozione con la maglia del Benevento ai danni del Messina di Cuoghi, oggi si rammarica, e non poco, per l’harakiri del suo, ormai ex, Catanzaro con l’Acireale. Storie di calcio. Per Salvatore Bertuccelli, attaccante originario di Messina ma, come vuole tradizione, mai profeta in patria, la ferita della C1 persa davanti al proprio pubblico non si è ancora ricucita. Troppo grande l’amarezza per aver fallito una gara che valeva una stagione davanti a diciottomila cuori giallorossi. «In effetti è così – esordisce il quasi trentasettenne giocatore che vanta anche 60 presenze in B e 12 gol con le maglie di Avellino e Taranto – ma evidentemente abbiamo sbagliato a pensare di poter gestire anche un risultato di parità che ci avrebbe permesso di festeggiare il salto di categoria. Purtroppo non siamo scesi in campo con la giusta mentalità e l’Acireale ci ha punito. Il calcio è così, se non giochi per vincere rischi seriamente di perdere. E noi ci siamo cascati. Certo, per quello che abbiamo fatto vedere in tutto l’arco del campionato, avremmo meritato qualcosa di più. Siamo stati costanti ma abbiamo sbagliato l’ultimo atto. Dico bravo all’Acireale, che nella gara del Ceravolo ha tirato fuori quella grinta necessaria che gli ha permesso di vincere la partita e approdare in C1».
– C’è qualcosa in comune tra la gara che vi è costata la C1 e la finale playoff del ’99 che lei vinse con il Benevento a danno del Messina? «Sì, la voglia di vincere della meno favorita. In quell’occasione noi eravamo obbligati a centrare la vittoria, perché anche un pari avrebbe promosso i peloritani. Non bisogna fare calcoli in partite di questo genere. Perché se giochi per accontentarti alla fine paghi le conseguenze. Noi purtroppo ci siamo cascati e il possesso di palla non ci ha dato nulla, anzi. L’Acireale è stato bravissimo, noi ancora siamo troppo delusi. E’ stata una mazzata per tutta la città che non si meritava questo epilogo. E devo dire che la società è stata brava ad attutire il colpo e a programmare l’immediato riscatto. Non è facile in questi casi ripartire, anche perché Catanzato aspetta di risorgere da parecchio tempo, ma bisogna farlo per dimenticare la recente amarezza».
– In un campionato abbastanza equilibrato è emersa la netta superiorità di un Foggia da applausi. «Sì, tanto di cappello ai rossoneri per quello che sono riusciti a fare. I pugliesi hanno strameritato il primo posto, anche se ricordo la nostra brillante prestazione allo “Zaccheria” che però non ci portò alcun punto. Del Foggia mi ha colpito la voglia di attaccare sempre e di mettere in difficoltà l’avversario. C’è la mano di un allenatore bravo che risponde al nome di Pasquale Marino che sta svolgendo un ottimo lavoro».
– I “fallimenti” di Brindisi e Nocerina insegnano che non sempre spendere fa rima con vincere. «Esatto. Sono dell’avviso che puoi avere una squadra composta da undici campioni, ma se mancano organizzazione e umiltà non si va da nessuna parte. Il Brindisi era una squadra fortissima, ma forse composta da troppi “galli”. Alla fine chi doveva fare la differenza non l’ha fatta e i sacrifici effettuati dalla società non hanno portato alcun beneficio. La Nocerina ha fatto il nostro stesso errore. E’ stata eliminata da noi sul proprio campo quando le bastava anche un pareggio. Lo stesso errore in cui siamo incappati noi contro l’Acireale. Strane coincidenze, ma nel calcio nulla è scontato».
– La sua ex Igea, invece, ha gettato tutto alle ortiche nelle ultime giornate. «Peccato. E dire che hanno condotto un campionato d’alta classifica fin dall’inizio. Ma nel caso dei barcellonesi forse qualche calcolo è stato fatto male. Mi riferisco anche alla gara che i giallorossi hanno perso alla penultima giornata al D’Alcontres contro la Nocerina. I ragazzi di Foti si stavano accontentando di un pareggio quando potevano anche tentare la vittoria e ipotecare l’accesso nei playoff. Troppi calcoli e a tempo scaduto è arrivato il classico “jolly” della domenica che ha rotto tutti i piani. Decretando l’addio ai sogni di gloria anche perché all’ultima giornata era difficile che si verificase il miracolo. E infatti è stato così».
– Campionato livellato verso l’alto o verso il basso? E di giovani interessanti se ne sono visti? «E’ stato il solito campionato di C2, lo ritengo nella media. Non c’è stata grandissima qualità, semmai il solito equilibrio che alla fine ha emesso anche verdetti sorprendenti (l’Acireale da quinto in C1, il Gela in serie D, ndc). Giovani? Dico il messinese Francesco Mortelliti (classe ’76 però), ormai maturato e pronto per un campionato importante, e due miei (ex) compagni di squadra, Tommaso Folino (’81) e Machado Robson Toledo (’81). Soprattutto quest’ultimo, ha grandi qualità e può arrivare nel calcio che conta».
– Per finire, il futuro di Bertuccelli? «Mi sono svincolato dal Catanzaro salutando cordialmente la società giallorossa. Non ho molto calcio giocato davanti a me. Ho quasi 37 anni ma credo che un’altra stagione in campo la farò. Devo decidere se avvicinarmi a casa (ci sono diverse richieste di società di serie D siciliane, ndc) o vedere se c’è ancora l’occasione per giocare ancora in C». Lo “zingaro” del calcio messinese non ha ancora voglia di appendere le scarpe al classico chiodo. Chi cerca esperienza e fiuto del gol può farsi avanti. “Totò” ha ancora fame di gol!

Marco Capuano – Gazzetta del Sud

Autore

God

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