Ancora una volta lo stadio di Avezzano non porta bene al Catanzaro, ma a differenza delle passate edizioni questa volta bisogna ammettere che la vittoria degli avversari è meritata in quanto l’inedito Catanzaro proposto da Nicola Provenza non è stato all’altezza della situazione.
In centocinquanta i giallorossi presenti sugli spati dello stadio abruzzese, la prima cosa da segnalare è il coro d’incitamento (che a poco è servito) degli Ultras a Nicola Falomi, infine l’applauso al tecnico e alla squadra a fine partita malgrado la sonora sconfitta.
In campo ci presentiamo con una formazione che non avevamo previsto, il modulo è un inedito 4-2-3-1, le intenzioni sono quelle che il Catanzaro vuole giocarsela.
Eppure già dai primi minuti ci si accorge che qualcosa non quadra, Corapi largo a sinistra, ma soprattutto Mangiacasale giocano molto arretrati costretti a marcare i terzini avversari che si proponevano sulle due fasce di competenza, Caputo non riesce trovare in campo la giusta posizione in quanto le due fasce sono occupate dai due piccoli giallorossi, il solito Falomi, quello delle ultime partite è sempre lo stesso e non capiamo per chi potevano essere le eventuali sponde che il terminale avanzato dell’attacco catanzarese aveva il compito di effettuare, visto che Caputo giocava nel ruolo di rifinitore, mentre Bruno, ma soprattutto Berardi erano sacrificati nel ruolo d’incontristi nel bel mezzo dei centrocampisti avversari, che sempre erano in superiorità numerica, poiché il numero nove Arcamone giocava molto bene fra le due linee e svariava su tutto il fronte d’attacco.
La difesa era lenta e in affanno, soffriva sia con Di Maio che con Di Meglio la verve di Bettini e del citato Aracamone, mentre Gimmelli schierato a destra era un pesce fuor d’acqua, il solo Pippa manteneva la posizione ma senza dare nulla di più.
La rete dell’Avezzano era casuale e nasceva da azione d’angolo con Arcamone che anticipava netto i due centrali e trafiggeva Mancinelli con un preciso stacco di testa.
La reazione del Catanzaro c’era (anche se rischiavamo d prendere il secondo) ma non era cattiva come lo era stata altre volte, sfiorava il goal con Falomi che solo davanti al portiere non riusciva a realizzare, ma sul finire del primo tempo quando Caputo partiva dalla sua classica posizione (largo a destra) trovava il gran goal con il solito imparabile sinistro che trafiggeva il portiere avversario.
La ripresa iniziava con gli stesi effettivi del primo tempo e il Catanzaro pur sciupando il goal del vantaggio con Caputo dava l’impressione che più passava il tempo e più soffriva in mezzo al campo.
Bruno e Berardi si sfiancavano nel cercare di recuperare palloni ma spesso e volentieri quando il Catanzaro doveva ripartire il solo Caputo che riceveva ogni pallone non riusciva mai a dialogare con nessuno in quanto le distanze fra i reparti erano enormi, significativo il fatto che Berardi a un certo punto della partita, su una ripartenza del Catanzaro con palla a Caputo e campo libero, rimaneva fermo perché non ne aveva più.
Dal canto suo il Pescina comprese le nostre difficoltà inseriva a sinistra un uomo con propensione più offensiva e Provenza era costretto a togliere Mangiacasale e ad inserire Montella che andava a formare un’inedita coppia sulla destra con capitan Gimmelli.
I risultati non erano dei migliori, Montella che ha molta forza fisica non è portato per le incursioni offensive e gli ampi spazi che il Pescina ci lasciava non potevano essere sfruttati.
Gli altri due cambi erano Cardascio per Corapi e Frisenda per Falomi che non cambiavano il corso della partita.
Il Pescina continuava a dialogare bene e con il solito movimento di Arcamone che attaccava tutti gi spazi a disposizione, beffava Di Meglio e metteva in mezzo un cross invitante che la bestia nera Bettini doveva solo spingere in rete.
La terza segnatura, ancora di Bettini, dobbiamo segnalarla solo per dovere di cronaca, con un Catanzaro buttato in avanti alla ricerca disperata di un pareggio, gli spazi per una squadra rapida e veloce come il Pescina erano troppo invitanti ed il terzo goal era un gioco da ragazzi.
Concludendo possiamo sicuramente dire che oggi la squadra messa in campo non ci è sembrata la migliore formazione che il Catanzaro poteva opporre al Pescina.
L’assenza di Zaminga in mezzo al campo che di solito contrasta e corre per due lo si sapeva che non poteva essere sostituita con il duo Berardi Bruno, i quali oltre che a contrastare dovevano anche impostare e non era semplice contro i quattro centrocampisti del Pescina più Arcamone che spesso e volentieri giocava da centravanti di manovra.
La difesa con Gimmelli a destra e con Montella in panchina per fare spazio a Di Meglio ha sofferto tantissimo, mentre i due laterali Corapi e Mangiacasale oltre che a levare spazio a Caputo, spesso e volentieri dovevano ripiegare all’indietro snaturando le loro caratteristiche.
Infine i cambi effettuati, di solito dovrebbero essere migliorativi nell’ambito dell’economia della squadra invece nulla hanno portato in più, a posteriori è facile dire che la formazione iniziale è stata sbagliata, ma di certo possiamo affermare che forse qualcuno di quelli che sono entrati dopo potevano essere schierati dall’inizio e chi ha giocato dall’inizio poteva eventualmente entrare dopo, stravolgendo moduli e schemi in corso d’opera e a secondo del risultato.
Ora ci sarà la sosta e sarà importante recuperare gli uomini infortunati da Ciano all’attaccante Montella, bisognerà assorbire subito questa sconfitta e ripartire subito in quanto il campionato del Catanzaro inizia adesso e bisognerà trovare una quadratura finale a questa squadra, cercando di non snaturare le nostre caratteristiche per cercare nuovi moduli o nuove formule in quanto gli esperimenti a questo punto non servono più.
Nessun dramma per la sconfitta, semmai meditare partendo dal presupposto che anche il mister qualche volta può sbagliare…capita.
SF
Lo Stadio dei Marsi ancora una volta fatale
Sonora e meritata sconfitta per le Aquile