MANFREDONIA – Calcio, politica e imprenditoria. Quello che a Catanzaro è un circolo vizioso che non si chiude mai, a Manfredonia è una solida realtà da cinque anni. Ed ha portato la squadra biancoceleste ai massimi storici. Una doppia promozione clamorosa, prima in C2, subito dopo in C1. Poi due noni posti in quella che attualmente è la prima divisione della Lega Pro, prima di retrocedere l’anno scorso per il saldo negativo negli scontri diretti con il Verona.
RETROCESSIONE E RIVOLUZIONE “VERDE” – Il fallimento di un progetto calcistico ambizioso, nato dall’entusiasmo di Angelo Riccardi (all’epoca assessore comunale della cittadina pugliese, oggi consigliere regionale) e dall’appoggio esterno di una quarantina di imprenditori locali. Da qualche anno il progetto sportivo si fonda sulla ricerca e la valorizzazione di giovani, grazie all’esperienza del DS Peppino Pavone, il primo architetto di Zemanlandia a Foggia. Nonostante la volontà manifestata da Riccardi di passare la mano e il mancato ripescaggio in C1, la filosofia non cambia. Dei 21 calciatori a disposizione, solo il 28enne neo-capitano Cerchia ha più di 24 anni. Pavone ha orchestrato una rivoluzione dell’organico, confermando soli il terzino Scarpitta, il difensore slovacco Bortel, l’interno Pirrone e l’ala offensiva Giglio. Tutto il resto della rosa è completamente nuovo, così come il tecnico toscano D’Arrigo che ha avuto il compito di valutare l’organico prima di scegliere gli uomini giusti per affrontare un campionato molto difficile.
STERILITÀ OFFENSIVA – L’esordio in campionato è da incorniciare. La vittoria di misura nel derby di Andria, grazie a un gol di Luca Bellucci (arrivato dal Gubbio via Livorno), consente a D’Arrigo di continuare l’assemblaggio della squadra con serenità. Il cartello lavori in corso è ancora affisso sulla porta degli spogliatoi. L’ultimo giorno di mercato ha portato due nuovi arrivi: l’attaccante franco-albanese Hodza, in prestito dall’Udinese, e il centrocampista dell’Avellino Ambrosio. Altri talenti di squadre maggiori sono sbarcati a Manfredonia. Tra questi il portierino dell’Empoli Pelagotti, decisivo ad Andria, l’esterno offensivo del Lecce Mandorino e il centrale difensivo Nossa, cresciuto nell’Inter. A parte l’estemporaneo gol di Bellucci, nato da una clamorosa dormita della difesa andriese, il reparto offensivo sembra quello più in affanno. Nelle tre partite di Coppa giocate (la gara col Barletta è stata rinviata alla prossima settimana), il Manfredonia ha collezionato due pareggi interni a reti bianche contro Pescina e Lanciano, prima di perdere 2-0 mercoledì sul terreno del Campobasso, squadra di serie D. La gara è abbastanza indicativa se si pensa che D’Arrigo ha schierato quasi tutti i titolari, ad eccezione del portiere Pelagotti e del match winner di Andria Bellucci.
CERCHIA DAVANTI ALLA DIFESA – Lo schieramento scelto da D’Arrigo per il derby di Andria è un prudente 4-1-4-1, in cui l’ex beneventano Cerchia agisce da schermo davanti alla difesa con due interni, l’ex vibonese Vitiello e Pirrone, e due ali ai fianchi (Giglio e Mandorino) che in fase offensiva si accentrano a supporto dell’unica punta Bellucci. In difesa i due esterni sono Scarpitta e Patti, mentre al centro Nossa sarà sicuramente titolare, anche se domenica potrebbe essere ancora confermata la coppia Bortel-Carrieri. La campagna abbonamenti sta per chiudersi. I tifosi mugugnano per i prezzi rimasti sostanzialmente invariati nonostante la retrocessione (100 euro la tessera per la curva) e per una campagna acquisti senza nomi di grido, dopo che è svanito il sogno di rivedere in maglia biancazzurra Walter Piccioni.
PROBABILE FORMAZIONE (4-1-4-1) – Pelagotti; Scarpitta, Nossa (Bortel), Carrieri, Patti; Cerchia; Giglio, Vitiello, Pirrone, Mandorino; Bellucci. All.: D’Arrigo.