L’impugnazione sulle Scuole di Specializzazione è l’ulteriore segno di una manif

riceviamo e pubblichiamo

L’impugnazione sulle Scuole di Specializzazione è
l’ulteriore segno di una manifesta sterilità politica calabrese

Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di gioire per la recente decisione con cui il TAR manteneva in salvo le importanti Scuole di Specializzazione della facoltà di Medicina catanzarese, che il ministro Gelmini ci ha rapidamente inferto un inaspettato pugno nello stomaco, tanto prepotente quanto incomprensibile, decidendo di appellarsi al Consiglio di Stato. Ma se da Roma giunge questo ulteriore segnale di manifesta ostilità alla Calabria, bisogna ammettere candidamente che ciò dipende dalla sterilità della politica calabrese.
Infatti anche in questa vicenda, alla stregua  di quanto sta accadendo con la simultanea faccenda relativa alla Scuola Superiore della Magistratura, o con quanto successo in passato in occasione di scippi vari fra i quali il Consiglio Regionale, l’Ospedale Militare, la Direzione Regionale del Lavoro, quella delle Dogane, le Soprintendenze, la Scuola di Polizia Penitenziaria, e via discorrendo, la causa primigenia non va ricercata nella Gelmini o nel Mastella di turno bensì indagata nello sterile approccio o nello scarso peso che la nostra politica, soprattutto quella parlamentare, esprime. Ci sembra questa la spiegazione più plausibile, sebbene sconcertante, per giustificare tanto accanimento e tanta severa ostinazione contro Catanzaro. Di conseguenza è abbastanza verosimile che se la nostra deputazione non ha esercitato adeguate pressioni in sede governativa o per lo meno in sede ministeriale, la Gelmini si sia trovata davanti un’autostrada molto scorrevole da percorrere senza imbarazzi di natura politica.
Precisiamo che già in precedenza abbiamo espresso il nostro pensiero sul taglio delle scuole di specializzazione, condividendone la ratio, ossia la necessità di evitare sprechi o doppioni di scuole nel raggio di pochi chilometri, come si rileva soprattutto nelle università del centro-nord Italia. Ma si dà il caso che in Calabria esiste una sola facoltà di Medicina, ciò  che  avrebbe dovuto obbligare la politica a sostenere massimamente le ragioni dell’Ateneo Magna Graecia, dunque quelle dell’intera regione e dei nostri studenti. Avremmo voluto vedere i nostri deputati impegnati con passione ad illustrare tali motivi alla Gelmini. Ci diranno che hanno fatto il possibile; qualcuno più permaloso interpreterà questa nostra ulteriore sollecitazione come una “proposizione diffamatoria”; altri continueranno a svolgere l’attività di sempre: tacere, sottomettersi alle segreterie, disattendere le istanze del territorio e del bene comune. Altri ancora diranno che il nostro è un atteggiamento vittimistico. E mentre ci diranno tutte queste cose, la città continuerà a perdere pezzi per via di una scadente considerazione politica da Roma.
Non bisognava consentire al Ministero di appellarsi al Consiglio di Stato. La politica, quella buona, avrebbe dovuto far pesare le ragioni sacrosante dell’Università e della Calabria tutta: la storia si sarebbe conclusa con la decisione del TAR Lazio, quindi con la riattivazione delle Scuole di specializzazione. Ma non è andata così. I nostri studenti continueranno ad ingrassare la fuga di cervelli e la schiera delle 700.000 unità di cui i media, proprio in queste ore, stanno parlando. E la città si ritrova per l’ennesima volta a dover sospendere le sue prerogative nell’ansiosa e angosciante attesa di una sentenza.
Fabio Lagonia
Presidente Movimento Civico “CatanzaroNelCuore”

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