“Non amo lavorare troppo, né correre per i corridoi di uno stadio, né forse capisco di sport, quanto l’incarico richiederebbe. Ma so inventare storie bellissime”
Osvaldo Soriano
C’è chi crede che il calcio sia solo tattica, punti, vittorie, promozioni, obiettivi da raggiungere. Noi come Soriano crediamo che il calcio sia in realtà un mezzo per raccontare e immaginare. Immaginare storie e personaggi figli di un Dio minore, che non troveranno certo posto sulla Gazzetta o il Corriere dello Sport, ma lo trovano su queste pagine perché alimentano la nostra passione per un pallone.
La storia che vogliamo raccontarvi ti riappacifica con il mondo perché è una storia fatta di coerenza, amicizia e passione. È una storia da raccontare sotto voce, è una storia da custodire gelosamente, è una storia che parla al cuore e ti fa vibrare come una promozione da conquistare, è una storia dalla quale imparare. È la storia dei ragazzi del gruppo Old Fans Fondi, che girano l’Italia senza tessera per seguire la loro squadra di calcio, ed è la dimostrazione vivente che dignità e attaccamento alla maglia non conoscono né serie né tantomeno posizione in classifica.
Non abbiamo mai capito nulla della mentalità ultras, né della necessità di portare ‘la pezza’ da una parte all’altra della penisola. Una volta eravamo in trasferta a Venezia, l’anno infausto della prima retrocessione dalla serie B. Arrivati da Torino e Trieste passammo una giornata allegra in giro per la città lagunare per poi recarci al Penzo. Lì incontrammo in curva una settantina di tifosi giallorossi, che arrivati in treno dalla Calabria passarono tutto il tempo a cantare con le spalle rivolte verso il terreno di gioco. Onestamente la considerammo una cosa assurda, fare 2500 km tra andata e ritorno (per vedere una squadra già retrocessa) e neanche guardare la partita (uno spettacolo abbastanza penoso a dire la verità). Oggi a distanza di anni, pur non essendoci mai avvicinati al mondo ultras abbiamo capito attraverso la storia dei ragazzi di Fondi, che quel tipo di gesto ha senso, ma solo se fatto per manifestare le ragioni di una coerenza profonda.
Girare l’Italia con una piccola monovolume cercando di vedere la partita senza tessera è una forma di protesta silenziosa e dignitosa contro un calcio in cui “abbondano papponi che riciclano indisturbati”, in cui “cordate fantasma, imprenditori del nulla scelgono la via più semplice per fare sparire i soldi del monopoli (e noi ahimè ne sappiamo qualcosa)”. Un calcio in cui dominano regole assurde che non servono certo a rendere i nostri stadi accoglienti ma solo a svuotarli e privarli di significato. Allora in questo calcio malato, questo manipolo di tifosi del Fondi, che quando non possono vedere la partita all’interno degli impianti sportivi cercano rifugio su terrazze e collinette, parcheggi e pinete, ci ricordano per quale ragione amiamo il Catanzaro.
Porteremo con noi a Fondi le loro parole sperando di poterli incontrare al Purificato per abbracciarli, descritto cosi mirabilmente da Fabrizio Scarfone nel dopo-Lamezia, un abbraccio che ha il sapore della condivisione, dell’amore per una maglia, dell’amore per un pallone che rotola su un prato verde. Un prato verde che non conosce categoria, un prato verde su cui far correre spensierate le nostre emozioni.
Emanuele Ferragina
“Questa volta, inizieremo a raccontare dal viaggio di ritorno, dal momento in cui, voltandoci ad osservare il panorama, siamo stati rapiti da dieci ragazzini che correvano appresso ad un pallone su un prato più giallo che verde, ma con una passione tale da far apparire quella distesa di erba uno stadio pieno, almeno ai loro occhi. Per un attimo, abbiamo rallentato, cercando di scorgere una strada che ci potesse portare da loro. Per un attimo, abbiamo pensato di scendere e raggiungerli, per intonare dei cori e rendere quel prato veramente uno stadio. Per un attimo, abbiamo pensato di tornare a scaldare le nostre ugole”… “Quella visione, ci ha fatto dimenticare novanta minuti di nulla al “Piccone” di Celano, dove i rossoblu sono usciti sconfitti ed a testa bassa, senza aver tirato fuori l’orgoglio, nemmeno per uno solo dei novanta minuti. L’orgoglio, proprio quello ha fatto la differenza. L’orgoglio, quello tirato fuori dai padroni di casa, dati per spacciati già da gennaio, ma che hanno saputo dimostrare quanto sia fondamentale scendere in campo non solo per calpestare il terreno, ma per onorare i colori che si portano addosso. L’orgoglio ha creato il solco tra le due squadre e l’immaginazione ha fatto il resto. L’immaginazione, proprio quella. La stessa immaginazione che ha permesso al Celano di vincere contro un nemico più forte, almeno sulla carta, ha permesso a quei dieci ragazzini di segnare una rete tra due sassi, immaginando una porta, uno stadio e gli spalti gremiti, perché dove non può arrivare la realtà, arriva l’immaginazione. Ora più che mai, repressione, diffide, trasferte vietate e tessera del tifoso rappresentano la realtà, ma è l’immaginazione che ci porta lontano dalla nostra Fondi, fuori stadi di cui vedremo solo mura e cancellate, dopo chilometri di passione. La realtà ci consiglierebbe di mollare, di lasciar stare, ma l’immaginazione ci porta lontano, così lontano da fregarcene di tutto il resto. Noi viaggiamo e continuiamo a sognare ed immaginare!”.
Per conoscere e approfondire le avventure descritte in questa storia, ecco il link al blog degli Old Fans Fondi.