Iniziare ad affrontare quelli che sono le “tristi verità della vita” in quella che ci viene detta essere fiore della giovinezza, lascia enormi impronte di tristezza in ognuno di noi, in ogni amico del “Gigante Buono”.
Avere mille ambizioni, miriadi di progetti all’insegna dell’amicizia e del divertimento, passando così le giornate senza chiedersi cosa ne sarà del domani ma vivendo l’attimo, applicando quella che è la regola del carpe diem: ecco, era così che giorno dopo giorno sognavamo insieme di vivere. Ma purtroppo non tutte le favole hanno un lieto fine. Quella che vivevamo noi, di colpo, volge ad un terribile finale: in una tranquilla sera d’estate, la vita di ragazzo viene spezzata, riducendo in polvere tutti i suoi sogni, sogni di un ragazzo ambizioso, ricco di bontà e di una larga generosità, i sogni di quel ragazzo che riparava sempre ai suoi errori, che teneva agli amici in modo particolare e alla vita, al contrario di chi non riesce ad apprezzarla e sceglie di mettersi alla guida pur sapendo di non poterlo fare, decidendo di rischiare.
E per questo ci chiediamo: se si cerca di giustificare il fatto che Paolo D’Antona si sia messo alla guida in quelle condizioni aggrappandosi al fatto che in molti fanno altrettanto, qual è invece la colpa di un ragazzo che prudentemente rispetta le regole? Qual è la colpa di chi è vittima della stupidità altrui?
Un incidente può capitare a chiunque, è innegabile, ma allo stesso tempo è inconcepibile accettare il fatto di aver perso una persona cara per colpa di qualcuno che l’incidente se l’è andato a cercare. Non si può parlare, dunque, di fatalità: chi gioca col fuoco, prima o poi, è destinato a bruciarsi e l’incoscienza non può essere un’attenuante, semmai un’aggravante.
Con questo nostro breve sfogo vogliamo, quindi, lanciare un appello a chi avrà il compito di giudicare le responsabilità in questa triste storia. Ci auguriamo che non venga delusa la nostra fede nella giustizia, che non venga stravolto il nostro concetto di legalità. Chi ha sbagliato, è giusto che paghi per i suoi errori, perché Raffaele non tornerà più.