PALAZZO DORIA
Trentuno consiglieri comunali chiedono chiarezza sulla sua destinazione con un ordine del giorno promosso da Catanzaro nel cuore
di Vincenzo Capellupo
Negli anni Catanzaro è stata abituata a distruggere o a non rivalutare i propri edifici storici. Basta guardare una foto del centro di trenta anni fa e ci riconsegna una città che nulla ha a che fare con il moderno Capoluogo. Tutto ciò suggerisce la sensazione, in chi la vive ed in chi la visita, che Catanzaro non conosca il bello e la storia.
Il problema esiste veramente ed è un problema culturale.
Veniamo al caso concreto: tutti conoscono il Teatro Politeama ed avranno notato la ristrutturazione del palazzo che vi sta di fronte, quel palazzo è il Palazzo Doria.
Edificio storico e memoria cittadina riscoperta, che sarebbe opportuno destinare alla cittadinanza. Ma ecco qui il problema culturale. Qualcuno vi ha improvvisamente imposto, si proprio così, il marchio “ comune di Catanzaro – servizio finanziario” senza nemmeno chiedere alla cittadinanza se desiderasse che uno dei suoi antichi e riscoperti palazzi storici fosse adibito a semplice e freddo ufficio comunale. E’ come se a Firenze, sempre in proporzione, qualcuno si alzasse la mattina decidendo di spostare il proprio ufficio a Palazzo Pitti: buona cosa per lui, non sicuramente per la cittadinanza e per il resto dell’umanità privata di una simile bellezza. Ora dicevo: che senso ha destinare a pubblico ufficio un palazzo storico al centro, situato di fronte un importante teatro, alle spalle del nuovo corso, in una piazza in rifacimento?
Potrebbero chiederselo i cittadini, ma purtroppo non conoscono il problema. La domanda, per fortuna, se la sono posta i consiglieri comunali che, conosciuto accidentalmente il problema, hanno presentato al Presidente del Consiglio Comunale un ordine del giorno firmato da ben trentuno di loro. Roba da far spavento! All’interno del documento si fa riferimento a “tesori nascosti” che la città ha e deve riscoprire con un cambio di rotta rispetto “ ai tanti guasti in città che hanno allegramente interessato gli ambiti artistico, storico, architettonico, edilizio ed hanno ostacolato la corretta valorizzazione dei beni”. Ed ancora nel documento si precisa la necessità di non compiere più “scelte errate” ma che siano “dettate da buon gusto e dal buon senso” e per questo è “dovere dell’Amministrazione assegnargli una destinazione consona al prestigio che porta con sé e di riflesso alla città intera” anche perché “ riempire Palazzo Doria di uffici, siano essi di un Assessorato o altro, nonostante targhe abusivamente e tempestivamente affisse senza alcuna delibera, è la strada più veloce per svuotarlo” e deufradarlo del suo ruolo.
Molte sono le proposte mosse dai trentuno consiglieri firmatari, farne la sede: del Liceo Coreutico Musicale; del Conservatorio; dell’Accademia delle Belle Arti che pare essere in fuga dal Capoluogo di regione verso altre mete calabresi; del museo della seta; di un centro di formazione collegato al teatro; di una sala dedicata alle sedute di laurea dell’università Magna Graecia per riportare gli studenti al centro.
Tutte le proposte partono dal presupposto di un Palazzo Doria che è patrimonio cittadino e deve svolgere un ruolo prettamente sociale e culturale. La valutazione andrebbe, inoltre, fatta inserendo l’antico edificio non solo in un sistema culturale ma anche nel sistema economico del corso. Ci si potrebbe porre, ad esempio, domande del genere: Che benefici porta destinarlo a pubblici uffici? Cosa ne pensano gli operatori commerciali della zona? Che prospettive offre Palazzo Doria?
Una cosa è chiara la democrazia non è fatta di piccoli feudatari, assoluti governanti del proprio feudo ma di rappresentatività e scelte condivise nell’interesse di tutta la città e della sua cittadinanza. Questo deve valere anche a Catanzaro.