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L’Arcangelo Gabriele

Musi lunghi nel ritiro di Veronello
di Giuseppe Mangialavori

Quando un uomo si ciba di passione, non è dato a nessuno violentarlo. Quando “in questo mondo di ladri… c’è ancora un gruppo di amici… che non si arrendono MAI…” vuol dire che lo spirito del “fanciullino” di pascoliana memoria, resiste nonostante tutto, agli attacchi violenti di una realtà che non cambia e di insani poteri .

E’ la nostra passione , la passione di chi sin da bambino, accompagnato allo stadio dal papà, si ritrovava di colpo immerso in un mare verde-giallo-rosso, il più bello: quello del Nicola Ceravolo. Quel misto di profumi tra sigarette mai fumate, bevande mai bevute, fumogeni, patatine e il sole che ti bacia sempre, anche quando piove! Sono emozioni che ti fanno saltare il cuore, ti fanno respirare aria densa di comunità, unità di intenti con tutti quelli che ti circondano. Guardi tutti i settori augurandoti la piena condivisione di quello che provi, augurandoti che ogni settore delle gradinate sia ricolmo, anche quegli “angolini estremi” del settore Distinti, si. Anche quelli!
E quando il pallone, bacia la rete, prima ancora che lo stadio esploda, fa da anticamera sonora quel “fruscio” della stessa pari a quello delle foglie di un albero. Silenzioso, ma possente e tutto diviene multicolore e abbracci chiunque ti sta a fianco. Con affetto sincero. Accomunati da una passione, accomunati da un ideale accomunati da una fede sacra: il Catanzaro.

Tutto ciò sta super partes. Tutto ciò non potrà mai essere offeso da nessuno. Noi non lo permetteremo mai. La storia insegna che anche numerosi Pontefici hanno offeso la fede cattolica agendo borgianamente e non solo…! Figuriamoci tutto il numeroso popolino dei furbi che sperano che gli eventi conferiscano una sorta di immunità eterna. Mai fare leva su una passione sacra per avere output che esulano dalla passione stessa.

Ho volutamente cercato di descrivere le emozioni, le cose belle, perché attualmente le tossine che offuscano e cercano di “violentare” le nostre passioni, rischierebbero di minare seriamente le stesse.
E’ la vigilia di una gara importante, quella contro il Verona. Quel Verona della finale di Terni persa negli anni ’70 per la promozione in A. Ma le menti sono rivolte (giustamente) ad altre cose. Ci si preoccupa delle liti societarie che sembrano non trovare mai sbocco. Anche Israeliani e Palestinesi, alla fine sembra abbiano trovato un accordo. In seno all’Uesse, la striscia di Gaza è ancora più difficile da attribuire! Ma come mai? Come mai ci si è ridotti a questo punto?

E allora ti ritrovi i giallorossi depressi. Ieri molti tifosi fuori sede, si sono recati a rendere visita a Mister Buso e ai suoi ragazzi. Il riscontro avuto non è stato dei migliori, e non ci riferiamo al lavoro svolto dal gruppo, quanto al morale sotto i tacchi del team. Certo, è comprensibile viste le ultime uscite di campionato. Ma una cosa è il muso lungo figlio della combattività, un’altra è la depressione acuta! Teste chine, risposte incorniciate da schiene curve. Neanche ci si trovasse innanzi Giulio Andreotti! Tra gli altri, Pino (tifoso D.O.C. del Magico) al telefono mi dice:”mi veniva da piangere”!!!!!!!!!
Temiamo che, nonostante l’apprezzabile sforzo diplomatico di Gabriele Martino, il virus dell’anno scorso, stia infettando anche i “nuovi arrivati”.
Quest’ultimo non può essere visto come (chiedo scusa ai patiti della Letteratura Italiana per l’accostamento) “angelo sceso da cielo in terra a miracol mostrare“, anche perchè i “miracoli” in questi frangenti sono difficili da fare!

E’ urgente che si dicano le cose come stanno, che la Società non “mandi a dire”, ma esca allo scoperto dicendo chiaramente cosa si intende fare. Non è dato a nessuno procrastinare il tutto a frettolose e tardive “soluzioni natalizie”. C’è qualcosa che non va e se certi processi negativi stanno catalizzando anche l’attenzione del gruppo, siamo alla frutta, anzi peggio…
Noi stiamo solo permettendoci di sussurrare molto educatamente certe cose (a buon intenditor…) ma la pacatezza finora adottata, se qualcuno farà orecchie da mercante… lascerà il posto alla veemenza della contestazione.

Il consenso per la guida di una squadra di calcio, non equivale a quello politico. Basta vedere cosa è accaduto a Genova, Torino, Napoli. Se l’Italia della pasta asciutta si fosse destata a dovere in questi anni di repubblica in relazione alle vicende politiche e alle promesse fatte, avremmo avuto almeno quindici Rivoluzioni Italiane! Ma nel calcio, non si può o deve tentare di instaurare l’integralismo/consenso proprio del mondo politico. Il rischio è forte anche perché le similitudini nei due campi, in Italia, sono molteplici. Ma sarebbe una bomba ad orologeria deleteria sia per gli attori, che per gli spettatori. E allora?

Allora priviamoci per tempo delle maschere. Il tempo porta il conto di certe cose. Tutti hanno fatto qualcosa di bene (è innegabile) ed è altrettanto “umano” sbagliare. Ma perseverare negli errori, non è consentito a nessuno.
Purtroppo a fare da “spartiacque” e “giudice” arriva Verona e tutti noi ci auguriamo che per il Catanzaro no sia “fatal Verona”. Il gruppo ha bisogno di sentire la Società vicina. Martino è un dipendente, un professionista stimatissimo della Società, ma non è la Società.
Guai a instaurare o peggio perseverare nelle mode pilatesche, guai ad addossare tutto il peso delle dichiarazioni, delle difese ad oltranza, dei ruoli sindacali al solo “povero” “Arcangelo Gabriele”. L’anno scorso mancava la figura del DG e tutti si assumevano il suo ruolo. Ora che il DG c’è, è lui stesso che si assume tutte le altre funzioni?!

Si tratta di cultura aziendale e quella è dura a morire! Bisogna cambiare quella prima di ogni cosa e se si è privi di certe nozioni gestionali (perché nessuno è tuttologo), si vada a scuola di imprenditoria. Ma non parliamo dei Master barocchi acchiappasoldi degli atenei più in voga. Sarebbe sufficiente recitare un poderoso “mea culpa” ed essere più presenti. Tutto qui. La presenza di un Direttore Generale, non deve e non può consentire agli altri componenti della rosa l’assenza assoluta e le tardive “dichiarazioni” o, peggio, “conferenze stampa” concesse come si trattasse di una grazia benevola. Non sortiranno mai gli effetti voluti.

Il nostro dire non vuole essere irriverente o irrispettoso, ma semplicemente di stimolo e strumentale. Qui nessuno è schiavo di nessuno, nessuno parla in malafede o vuole mancare di rispetto, anzi! Nessun preconcetto, ma solo la voglia di tornare ad assaporare le sensazioni descritte all’inizio di questa mia riflessione. L’amore per il Catanzaro è super partes e tale resterà per sempre. Quei profumi, quegli abbracci non potranno mai essere scippati, perché gli uomini passano insieme al tempo, il Catanzaro resterà per sempre.

Giuseppe Mangialavori

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Giuseppe Mangialavori

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