Il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, pare abbia individuato i siti idonei per la realizzazione delle prime centrali nucleari in Italia: si tratterebbe dell’area del Polesine, in Veneto, e di altre località dove in passato era stata avviata la costruzione di centrali nel nostro Paese (fra cui Trino Vercellese, Caorso, Montalto di Castro, Latina). In pratica si dovrebbe seguire la dislocazione stabilita nel 1979, sebbene dopo trent’anni è doveroso rivedere quella mappa ricorrendo a studi più aggiornati. Ma il vero punto critico della questione sembra riguardare il deposito delle scorie che, ovviamente, nessuno vuole. C’è da rimanere allibiti sull’approccio che a noi sembra si voglia adottare nella scelta del sito: non già un metodo scientifico basato su criteri oggettivi, ma piuttosto imposizioni e convenienze politiche. Così veniamo a sapere che per il deposito nazionale delle scorie nucleari l’ipotesi più accreditata riguarderebbe il nostro territorio. Se ciò fosse vero sarebbe la dimostrazione lampante dello scarso peso politico attualmente esercitato dai nostri rappresentanti, laddove in special modo la Calabria dovrebbe essere preservata da ulteriori ferite e alzare la voce per rivendicare semmai una massiccia bonifica del suo mare e del suo sottosuolo dopo tutto lo scandaloso marciume che è venuto a galla. Anzi proprio a motivo dei disastri ambientali che incombono sulla nostra regione, e proprio per il giustificato allarme insorto legittimamente nella popolazione, il Governo nazionale dovrebbe avere il buon senso di pensare al nostro territorio in termini di salvaguardia e valorizzazione. Una “discarica” nucleare sarebbe percepita come una prepotente vessazione. Senza trascurare la sismicità di quest’area, fatto assolutamente rilevante in queste scelte.
I nostri deputati ed i nostri senatori dovrebbero occuparsi seriamente di questa vicenda, stare in allerta ed informarsi dettagliatamente, poiché è imminente la data del 15 febbraio, periodo entro cui verosimilmente il Governo deciderà l’ubicazione delle nuove centrali e, conseguentemente, l’ubicazione del deposito delle scorie. A tal proposito sappiamo che una parola importante dovrà essere fornita dagli esperti dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, che ancora però non è stata costituita. Anzi, a dirla tutta, leggiamo sulla stampa nazionale che non si sa nemmeno dove avrà sede questo importante ufficio, dal momento che Scajola sponsorizza Genova, capoluogo della regione Liguria, mentre Brunetta spinge per Venezia, capoluogo del Veneto. Allora lanciamo noi una proposta ai nostri parlamentari affinché la ribadiscano con convinzione alle sedi romane competenti: propongano il capoluogo della Calabria, Catanzaro, come sede dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare. Sarebbe un grande segnale per il nostro territorio da parte del Governo. Non certamente da interpretare come risarcimento per i disastri ambientali, per i veleni nei mari e per quelli nel sottosuolo: non può essere certo un ufficio, ancorché prestigioso, ad azzerare il problema ecologico. Ma sarebbe almeno un segno tangibile che quando si pensa alla Calabria non lo si fa solo per ipotizzarvi una discarica, che oggi sarebbe vista inequivocabilmente come la beffa sulle beffe dei già notevoli disastri ambientali; bensì per insediarvi un presidio governativo importante di controllo e di scienza.
Fabio Lagonia
Presidente Movimento Civico “CatanzaroNelCuore”