Siamo alla vigilia della prima partita del Catanzaro
post-Mancuso. Solo una settimana fa, dopo una trattativa stile Naca di Pasqua e
costellata di qualsiasi intoppo mente umana ha saputo creare, è avvenuto il
passaggio di società auspicato da molti e avverso da pochi. Questi pochi, di
cui tutti sappiamo mansioni e ruoli, dovranno per forza di cose farsi da parte
o almeno è quello che in cuor mio spero. Se veramente, come sembra, i nuovi
plenipotenziari dellâU.S. Catanzaro vogliono tentare di fare le cose in grande
per riportare ai vecchi fasti non solo la squadra ma anche la Città , è proprio
da queste piccole cose che devono iniziare.
        In questi ultimi anni è stata portata avanti una politica di
autoemarginazione dai contesti socio-politico-economici non solo della Città ma
anche della Lega, contro la quale spesso le minacce e le proteste sono state
portate in maniera inconsulta e pretestuosa. E infatti in qualunque modo
fossero poste venivano prese allo stesso modo: a ridere, come se fossero
barzellette. E sembrerà strano ai più, ma è lâunica cosa che hanno veramente
saputo fare riuscendo a circondare di nulla Catanzaro e il Catanzaro.
        Sembrerebbe che il duo Poggi-Parente abbia iniziato con il
piglio e lo spirito giusto. Soprattutto, sembra che si siano finalmente resi
conto che gestire una Società e una squadra di calcio non sia una questione
così semplice come potrebbe apparire. Ci vuole gente che vi si dedichi 24 ore
su 24. Ci vuole gente competente e non il primo che passa parlando di Tiberi o
di Scaringella (qualcuno di voi ha sicuramente presente la scena di âNon ci
resta che piangereâ nella quale Benigni e Troisi incontrano Leonardo da Vinci e
parlano della lampadina per far colpo sul genio), ci vogliono persone disposte
a parlare con la gente e, cosa ancor più importante, ci vogliono persone che
abbiano in fondo al cuore la voglia, la speranza e la convinzione di fare qualcosa
di buono per questa squadra.
        Eâ per questo che lâincarico a Pasquale Bova (vero leader
silenzioso ma attivo del movimento Ultras tra la fine degli anni â70 e i primi
anni â90) a essere la figura destinata a fare da trait dâunion tra le esigenze
della Società e i desideri dei tifosi non può che essere presa in maniera
positiva. Aldilà delle sue capacità , che sono ancora da mettere alla prova,
piace lâidea di avere finalmente un referente, una persona capace di parlar
chiaro ai tifosi, di poter calmare le acque quando sono agitate, di poter fare
da traino quando e se sarà necessario. Sono sicuro, conoscendolo anche se
superficialmente, che saprà calarsi in questa nuova veste: portando avanti in
Società le richieste dei tifosi senza inamidarsi sulle posizioni della SocietÃ
stessa.
        Veniamo alla vera, se vogliamo definirla così, sorpresa di
questa prima settimana di aria nuova e cioè la nomina di Gianni Improta a
consulente tecnico. Ex giocatore, ex Direttore Sportivo nellâera Albano, ex
allenatore di mediocre se non scarsa carriera. Da giocatore nessuno di noi può
dimenticare il gol segnato a Reggio Emilia nellâultima giornata del campionato
della seconda promozione in Serie A: allenatore Gianni Di Marzio, Presidente
Nicola Ceravolo, una città impazzita per le gesta di un Vignando o di un
Arbitrio. Napoletano di nascita, catanzarese dâadozione alla stregua di tanti
altri ex calciatori di quellâanno, Improta ha sempre dimostrato fiera amicizia
e orgogliosa appartenenza ad una squadra e ad una città che lo sempre trattato
come meritava: da persona per bene. Ha un grande pregio che è mancato ai loschi
figuri che si sono succeduti alla carica di Direttore Sportivo o di consulente
tecnico degli ultimi anni: non è una persona venale, attaccata al denaro e che
vive in funzione di questo. Eâ piuttosto un appassionato, competente, preparato
uomo di calcio che, sono sicuro, farà di tutto per tornare ad essere lâeroe di
un tempo. Se dovesse, con il suo lavoro e la sua dedizione, riportare il
Catanzaro anche solo in Serie B, un busto di bronzo in sede e un palco del
Politeama dedicato a lui non glieli toglie nessuno.
        Entrambe le nomine sono state un segnale forte dato ad una
piazza demoralizzata, senza speranza e alquanto scaglionata; un modo per
affermare e dimostrare un nuovo corso e una nuova presenza. E se a ciò
aggiungiamo il pagamento di quasi tutti gli stipendi arretrati, si può ben
capire come il segnale dato anche ai giocatori sia stato di taglio netto e
deciso con il passato. Ma non dimentichiamo che anche Poggi e Parente hanno
avuto un ruolo seppur secondario negli avvenimenti recenti che hanno
interessato la gestione sportiva dellâU.S. Catanzaro. Loro saranno i primi a
volersi riscattare, ma i tifosi saranno i primi a non dimenticare che se stiamo
dove siamo è anche colpa loro.
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ASSENZIO LAUDANO