Appena ho saputo da Gennaro che era in calendario sabato di Pasqua la partita Catanzaro – Samb, mi sono detto che questa era per me una delle poche occasioni per assistere ad una partita del magico al Ceravolo. Infatti, avevamo deciso di trascorrere le ferie di Pasqua al paese natale, vicino Vibo.
Sabato alle 13.30 parto con mia figlia e mio fratello alla volta della capitale. Già all’entrata della città notiamo moltissimi tifosi, fra cui anche tanti bambini con sciarpe e magliette. Parcheggiamo sul colle piu’ alto di Catanzaro e ci rechiamo a piedi allo Stadio dove ci aspetta Gennaro per la consegna dei biglietti ed altri amici venuti da Mileto.
Incontro altri amici visti a Fermo e ci salutiamo brevemente. Tutti siamo ansiosi di entrare nello Stadio. Dopo una lunga coda, ecco il momento atteso 33 anni! Entro per la prima volta nel mitico ex Militare! Le mie emozioni sono forti. Ho la sensazione di esserci stato tante altre volte, invece fisicamente è la prima volta che varco i cancelli del Ceravolo. Il fatto che lo stadio mi sembra tanto familiare deriva sicuramente dalle radiocronache degli anni 70 e 80 quando veniva collegato il campo di Catanzaro. Sentivo la voce del pubblico, le grida ed era come se assistessi in persona alle partite del Catanzaro. Come avrei voluto esserci! Ma la lontananza, 1600 km e la mia giovane età me lo impedivano.
La curva è gia piena per cui ci dobbiamo spostare nella parte della curva vicino ai distinti. Passo sotto il famoso pino, maestoso. Non lo credevo cosi grande. Sono emozionato.
Inizia la partita. Ad un tratto si leva dalla curva, un ooohhhh!!! E’ il coro di entrata degli Ultrà . “siamo la Massimo Capraro..” Questo coro mi provoca brividi sulla schiena. E’ come una frusta, un grido di battaglia.
Il Catanzaro gioca con grande ritmo e determinazione ma non riesce a segnare. Sono comunque fiducioso che prima o poi segniamo. Guardo l’orologio, mancano 15 minuti alla fine. Ecco che parte un tiro angolato. Il portiere ospite rimane fermo, la palla entra nell’angolino basso. Gooooool! Per il mio grande entusiasmo mi ritrovo 5 – 6 gradini piu’ sotto. Avrei voluto abbracciare De Simone. Risalgo i gradini che succede qualcosa che si vede raramente sui campi di calcio. Ferrigno, il migliore della partita, dopo aver stoppato il pallone, fa partire un tiro da centrocampo con il portiere appostato piu’ avanti della linea dei 16 metri. Il pallone si innalza, sembra che tocchi il cielo. Piano, piano si abbassa e gonfia la rete sotto la traversa. E’ una prodezza! Per la seconda volta il mio entusiasmo non ha limiti e mi ritrovo di nuovo qualche gradino piu’ giu’, esultando ed abbracciando altri tifosi.
La curva canta:” la Calabria è giallorossa e giallorossa, giallorossa resterà .” E’ un canto assolutamente azzecato. La Calabria è giallorossa, lo è sempre stato. Catanzaro oltre ad essere la capitale della Calabria e anche la capitale del calcio calabresi. Tutti i calabresi si sono identificati con questi colori. Reggina, Cosenza e Crotone, con tutto il rispetto, non rappresenteranno mai la Calabria.
La partita finisce in un tripudio di canti, di cori ed di sciarpate.
Usciamo dallo stadio e ci rechiamo al parcheggio, sul colle piu’ alto della città .
Qui c’è un’aria fine, profumata, l’aria della Calabria, il profumo dell’aria della mia terra che tanto mi manca.
Ci fermiamo sulla superstrada per Lamezia. Mia figlia ed io indossiamo la maglia giallorossa. Le auto ci suonano.
Una giornata per me indimentabile si volge al termine.
Con l’augurio di riverderti presto, Catanzaro, simbolo della mia terra e della mia gente.
Antonio Casuscelli da Lugano