Invasioni di Campo

La locomotiva ceca, l’eroe meridionale e il guerriero scalzo

Tre storie per tre grandi uomini di sport. Il racconto di Emanuele Ferragina 

 

Torna Invasioni di Campo, e lo fa nel modo migliore, con una penna d’eccezione, quella del nostro Emanuele Ferragina da Oxford. Il racconto che ci offre ha per protagonisti tre personaggi dello sport fra loro estremamente differenti, distanti ad ogni livello. Eppure nelle righe che seguono convivono senza difficoltà, anzi, quasi sembrano note diverse incorporate naturalmente nello stesso spartito. È  il potere della buona scrittura, è il miglior modo che conosciamo di raccontare una storia. Buona lettura e grazie ad Emanuele

Fabrizio Scarfone

 

E’ una di quelle giornate in cui proprio non riesco a concentrarmi. Cosi decido di andare alla ricerca di una motivazione riabilitando una giornata che non prevede nulla di interessante, neanche un turno infrasettimanale di Lega pro. La mia frustrazione continua, la pagina di wikipedia in italiano, fonte usuale di svago, e’ bloccata a causa del comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni (vedi qui). Una disdetta, mi dico, ma non mi fermeranno. Mi getto a capofitto sulle pagine in inglese…e inizio a perdermi fra caratteri sportivi ed imprese d’altri tempi.

Sono tre i personaggi che catturano la mia attenzione, tre personaggi che conosciamo tutti molto bene, tre personaggi di riconosciuta grandezza…dei quali però mi era sfuggito qualche dettaglio peculiare. La locomotiva Ceca, il carismatico eroe meridionale e il guerriero scalzo sono tre risvolti della bellezza dello sport. Eroi senza tempo.

La Locomotiva Ceca: Emil Zátopek da Kopřivnice Emil iniziò a lavorare nella fabbrica di scarpe della Bata a 16 anni. Un giorno il responsabile per lo sport della fabbrica gli impose di partecipare ad una gara di corsa. Emil Protestò dicendo di non essere fatto per la corsa, ma dopo una visita medica fu messo in pista. La leggenda narra che calcando la pista Emil sentì forte il desiderio di vincere.

Emil arrivò secondo ma da quel giorno non si fermò più. Quattro anni dopo aveva infranto tutti i record nazionali sui 2.000, 3.000 e 5.000 metri, entrando così a far parte della squadra nazionale di atletica. Alle Olimpiadi del 1952 a Helsinki (la patria del grande Paavo Nurmi) vinse l’oro nei 5.000 e 10.000 facendo segnare anche il record del mondo in entrambe le specialità.

A questo punto la storia di Emil diventa leggenda. Decise di correre per la prima volta nella sua vita la maratona, non certo la sua specialità. La sua strategia quel giorno fu molto semplice, Emil seguì Jim Peters, arcigno britannico detentore del record del mondo. Dopo i primi 15 km corsi a velocità elevatissima, Emil chiese al Britannico come era il ritmo di gara fino a quel punto. Sorpreso, Peters rispose per scoraggiarlo che stavano andando troppo lentamente. A quel punto Emil accelerò, staccò Peters e vinse la maratona facendo segnare il nuovo record del mondo.

Un Carismatico Eroe Meridionale: Eziolino Capuano da Salerno. La sua pagina inglese di wikipedia recita, “[He has a] massive experience as head coach in lower ranks of Italian Football, all from and below the third tier, and all in Southern Italy”…e si mi dico, ma questo lo sapevo anche io dai resoconti di LVDO (nickname di uno storico utente del Forum di Puntonet, ndr). Continuo a leggere e scopro che Eziolino ha iniziato la sua carriera a 23 anni con la Pro Ebolitana. Curioso che il suo inizio incroci una nostra conoscenza, la Pro Ebolitana, a quel tempo in interregionale e della quale ho già scritto in passato ().

Mi dico…ammazza Eziolino, altro che Villas-Boas. A parte la sfortunata parentesi in Belgio Eziolino, visita tutto il mezzogiorno, da Cava ad Altamura, da Trapani a Pozzuoli, da Taranto a Nocera, a Potenza. Allena squadre in Campania, Puglia, Sicilia, Lazio e addirittura Basilicata …ma mai in Calabria. Mi dico maledizione, ma perché non ha mai incontrato i giallorossi nel suo peregrinare fra i polverosi campi della serie C? E mi perdo per un attimo nel sogno, immagino Eziolino rotolare sul prato del Ceravolo fin sotto la Capraro, urlando a squarciagola monosillabi incomprensibili. Mi riprendo da questa visione e continuo a setacciare le interviste di Eziolino da Salerno e mi imbatto in quella rilasciata alla stampa belga all’esordio con l’Eupen.

Aggiungere qualcosa al profilo che si è cucito addosso sarebbe un crimine del quale LVDO non mi perdonerebbe mai…“Dal punto di vista tattico rassomiglio a Louis Van Gaal mentre per il carattere sono un po’ come José Mourinho…Il pubblico mi ama perché sono un uomo del popolo. Io vivo per la gente e per il calcio. Ho anche un caratteraccio e qualche volta questo non fa piacere a certi dirigenti: probabile che questa sia la ragione per la quale non ho mai allenato in serie A”.
Storia, non apologia.

Il Guerriero Scalzo: Abebe Bikila da Jato Abebe fu aggiunto alla squadra olimpica etiopica all’ultimo momento come rimpiazzo di Wami Biratu che si ruppe la gamba in una partita di calcio, proprio mentre il volo per Roma stava per partire. Adidas, lo sponsor dell’olimpiade, aveva poche paia di scarpe rimaste quando Abebe andò a provarle. Nessuna andava bene per Abebe, che decise, di correre scalzo, cosi come sempre faceva negli altipiani della sua terra. Sappiamo come andò a finire, Abebe vinse la maratona, diventando il primo uomo proveniente dall’Africa sub sahariana a fregiarsi di una medaglia d’oro alle Olimpiadi. Dopo la corsa gli fu chiesto perché aveva corso scalzo, lui rispose con orgoglio: “Volevo che il mondo conoscesse il mio paese, l’Etiopia, che ha sempre vinto con determinazione ed eroismo”.

Quattro anni dopo, quaranta giorni prima dei giochi olimpici di Tokyo, Abebe si stava allenando quando iniziò a sentire un forte dolore. Continuò a correre collassando. Portato in ospedale, gli fu diagnosticata un’appendicite. La leggenda narra che ricominciò a correre nel cortile dell’ospedale durante la notte, immediatamente dopo l’intervento. Vinse ancora, questa volta con un tempo straordinario, il nuovo record del mondo, staccando di ben quattro minuti e ottosecondi la medaglia d’argento.

La vita di Abebe fu sconvolta da un terribile incidente che nel 1969 lo rese paraplegico. Abebe mantenne di fronte alla tragedia lo stesso animo semplice con cui si confrontò con i suoi trionfi da leggenda: “gli uomini di successo incontrano sempre la tragedia. Fu per il volere di Dio che vinsi le Olimpiadi e fu sempre per la volontà di Dio che fui vittima di un incidente. Ho accettato quelle vittorie, cosi come questa tragedia. Ho accettato entrambe le circostanze come fatti della vita e continuo a vivere felice”.

Tre uomini, una passione per lo sport, tre insegnamenti. Sogno un gruppo che corre come la locomotiva ceca per quaranta giornate, sogno una squadra sfrontata e carismatica come Eziolino, sogno una tifoseria che continua ad accettare vittorie e sconfitte come fatti della vita, proprio come Abebe, perché alla fine il calcio è come la vita… momenti di gioia e tragedia che durano quanto un commosso applauso.

Emanuele Ferragina

Autore

Redazione

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