Un altro importante risultato è stato ottenuto dalla legge Lazzati: ad un anno esatto dalla sua approvazione, oggi è parte integrante del nuovo codice nazionale antimafia, nonostante fosse stata inspiegabilmente esclusa nella prima stesura del medesimo, entrato in vigore pochi giorni fa per aggiornare la normativa e divenire punto di riferimento completo.
Il Governo ha così posto rimedio all’incomprensibile distrazione del primo momento che aveva causato l’esclusione della Lazzati all’interno del codice.
E’ bene ribadire che tale legge, approvata il 13 ottobre 2010, rende un po’ più difficile l’intreccio malaffare-politica almeno per quanto concerne il legame perverso che, prima della sua approvazione, poteva realizzarsi durante la campagna elettorale laddove il sorvegliato speciale veniva lasciato libero di fare propaganda elettorale, con un’assurda impunità tanto per questi quanto per il politico coinvolto. Grazie all’eroico impegno quasi ventennale del giudice Romano De Grazia, tale possibilità è stata oggi cancellata con la legge che porta il nome del suo centro-studi. Cogliamo perciò l’occasione di ringraziare ancora una volta il giudice De Grazia in quanto questa normativa, pensata in Calabria da un calabrese, è un vanto per tutti noi oltre che un elemento di riscatto culturale per la nostra regione: se è vero che il nostro territorio è macchiato da delinquenti e ‘ndranghetisti, è ancora più vero che in Calabria ci sono menti oneste in grado di produrre fonti di diritto utili alla collettività nazionale.
Adesso il prossimo passaggio dovrà necessariamente essere quello di ottenere la concreta applicazione della legge, cosa che sarebbe potuta avvenire già durante la campagna elettorale delle ultime amministrative ma che, purtroppo, non avvenne, tant’è che il nostro movimento si produsse in forti sollecitazioni in tal senso. Si dovrà perciò procedere con un disegno di legge correttivo che è già stato presentato, fra gli altri, anche dal deputato catanzarese Mario Tassone.