Ufficialmente non esiste, nessuno sa che c’è. Sulla carta è solo un terreno agricolo, magari da coltivare e mettere a frutto. Ma il puzzo e i miasmi che si diffondono sono reali, concreti. Così come non sono ologrammi i camion che giornalmente scaricano rifiuti e materiale imprecisato, a un passo dal centro abitato.
Benvenuti nella discarica fantasma di Borgia, in provincia di Catanzaro.
Non figura da nessuna parte, non nelle mappe della Regione, non in quelle del dipartimento Ambiente né in quelle del Comune, ma opera a pieno regime, non si sa da quanto tempo (i più informati sostengono che sia in attività da un decennio, ma trovare conferme è oltremodo complicato).
Il Corriere della Calabria è in grado di pubblicare immagini esclusive, che testimoniano l’attività di una delle tante discariche abusive calabresi. Solo che, nella maggior parte dei casi, i vecchi impianti, spesso comunali, sono diventati fuori norma in seguito al commissariamento del comparto e alle regole sempre più restrittive in materia di smaltimento di rifiuti.
Quindi sono censiti, compaiono nelle carte ufficiali. Quella di Borgia, invece, è una discarica che non c’è. Malgrado siano presenti grandi vasche di raccolta, perfettamente visibili.
Adesso un accurato dossier, con tanto di materiale fotografico, è stato spedito da alcuni residenti al Noe dei carabinieri di Roma, a Legambiente Toscana e al deputato calabrese del M5S Paolo Parentela.
VICINO ALLE CASE La discarica sorge su un terreno privato in località “Cutruzzo”, ai piedi di una cava. La zona, densamente abitata, è quella di Roccelletta. Poco più in là si staglia il Parco archeologico di Scolacium. Il mare è lontano un chilometro, lì vicino ecco pure due agriturismi.
Il fondo dove vengono conferiti i rifiuti è sabbioso e ad alta permeabilità. Tutt’intorno il paesaggio è costituito da orti, agrumeti, vigne. Un piccolo eden naturale, con dentro un pozzo di immondizia non controllata.
I CAMION Chi abita da quelle parti non può fare a meno di notare il continuo viavai di camion della nettezza urbana e di altri mezzi pesanti, di grandi, medie e piccole dimensioni. Ma non è ancora chiaro se i rifiuti provengano dalla sola Borgia o pure da altri comuni della provincia di Catanzaro.
Frequenti, assicurano alcuni residenti, sarebbero gli incendi notturni e, talvolta, anche quelli diurni, dovuti probabilmente a fenomeni di autocombustione. La discarica sembra ben attrezzata, con le vasche in cemento che potrebbero servire allo smaltimento di materiali speciali.
Regione e amministrazione locale non si sono mai accorti di nulla?
PENULTIMA I dati relativi allo smaltimento del Comune avrebbero dovuto insospettire qualcuno. Borgia è al penultimo posto nella graduatoria di conferimento dei rifiuti nell’impianto di Alli. La “classifica” è stata stilata, lo scorso 31 luglio, dal dipartimento Ambiente della Regione e serve a stabilire la priorità di conferimento per i Comuni più virtuosi.
L’ordine è regolato in base ad alcuni criteri, tra cui le percentuali di raccolta differenziata e, soprattutto, i crediti vantati dalla Regione. Borgia ha accumulato un debito che supera i 900mila euro. È la pendenza più alta di tutta la provincia di Catanzaro. Al secondo posto Guardavalle, che però deve pagare molto meno, 500mila euro. Nemmeno la differenziata va bene, tutt’altro. L’ultimo report dell’Arpacal, che risale a febbraio e si basa sul “modello unico di dichiarazione ambientale” prodotto dai Comuni nel 2013, dice che a Borgia ha raggiunto lo 0%. Quindi non sarebbe mai stata avviata.
ABUSIVA La presenza della discarica fantasma di Roccelletta potrebbe ora fornire un quadro della situazione molto più esaustivo.
La Calabria vanta un poco invidiabile primato in fatto di impianti che operano in condizioni di illegittimità. È in cima alla lista delle regioni a cui il ministero dell’Economia chiede soldi per pagare la sanzione inflitta all’Italia dalla Comunità europea. Sotto al Pollino le discariche abusive (già al centro di una sentenza della corte di giustizia europea del 2007) sono 43, e rappresentano il 20% del totale dei siti incriminati (218) a causa dei quali l’Italia dovrà pagare 40 milioni di euro all’anno (più le penalità semestrali).
I siti illegali, secondo la Commissione europea, si trovano ad Amantea, Belmonte Calabro (2), Caloveto, Campana, Colosimi, Falconara Albanese, Firmo, Laino Castello, Longobardi, Maierà, Malito, Mendicino, Mormanno, Pietrapaola (2), Sangineto, Maida, Tortora, Verbicaro, Villapiana, Umbriatico, Badolato, Davoli, Gizzeria, Isca sullo Jonio, Magisano, Martirano, Martirano Lombardo, Petronà, San Floro, Sellia, Soveria Simeri (2), Taverna, Reggio Calabria, Acquaro, Gerocarne, Jappolo, Pizzo Calabro, Ricardi, Sana Calogero e Sorianello.
Borgia non compare nemmeno nell’elenco delle discariche abusive.
Pietro Bellantoni – corcala