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La Cosenza di Zero

Scritto da Redazione

Romanzo di un tifoso in psicoanalisi

Zero Cosine è un amante viscerale di Cosenza e del Cosenza, squadra di cui crede di essere tifoso. Il romanzo inizia con i primi tentativi frustranti di Zero di scrivere qualcosa sulla presunta superiorità della sua città e soprattutto della sua squadra, tuttavia si perde in divagazioni oniriche che palesano la sua inettitudine e rendono inquietante la sua crescita.
Oltre all’inettitudine, il suo vero problema è il vizio del tifo, da cui non riesce a liberarsi. Zero infatti ricorda di aver iniziato a tifare già nell’adolescenza a causa del rapporto conflittuale con il padre che tifava Catanzaro. Inizia così a prendere di nascosto i soldi al padre per andare a vedere la partita ma, una volta scoperto, si ripropone di smettere non riuscendoci. Ogni volta che prova a smettere, decide di annotare sul suo diario una sigla emblematica per lui: U.S. (ultimo soldino). Dopo numerosi fallimenti Zero si rende conto che prendere gli ultimi soldini è per lui un’esperienza piacevolissima e si rivolge quindi a prestigiosi medici per cercare di smettere, riempie libri e addirittura pareti con la sigla U.S., il tentativo dura moltissimi anni ma non si realizza mai.
La vera tragedia doveva però ancora iniziare. Dopo anni di quiescenza riappaiono davanti ai suoi occhi due colori il cui accostamento lo rende irascibile, intrattabile, gli inficia la capacità di analisi e lo porta a delirare. Lo psicanalista, nella diagnosi, spiega che il principale responsabile del suo malessere è il tifo, il senso di colpa per quell’orrore ancestrale, quella voglia totalmente insana e inutile di competere con il padre senza alcuna possibilità di successo.
Dopo ogni scontro diretto corredato da insuccesso, Zero Cosine si incaponisce sempre di più nel tentativo di dimostrare la superiorità del suo tifo, della sua squadra, ingolfandosi in parole senza senso distaccate dalla lingua nazionale, usando metafore, ossimori, anacoluti, prosopopee, chiasmi, iperboli, allitterazioni, di cui non conosce nemmeno il significato.
La riapparizione del connubio cromatico detestato acuisce la malattia al punto che Zero decide inopinatamente di interrompere la terapia. Si autoconvince che può farcela da solo e che questa volta il successo gli arriderà. Ecco finalmente la stagione nuova, quella della guarigione, della rinascita, quella del riscatto e della tanta agognata supremazia.
È così finalmente! Un uomo di successo alla guida, un gruppo ben assemblato e dall’altra parte un allevatore poco capace coi cozzi. E nemmeno la punizione inflitta a causa dell’abbandono e del mancato pagamento della terapia potrà alterare il risultato finale.
Il percorso inizia… la stagione non si dimostra così nuova, la guarigione sembra allontanarsi definitivamente, la rinascita si arresta, il riscatto svanisce. Ma la supremazia no, almeno quella no, quella questa volta non tradirà. Zero ne è certo!
16 marzo 2025: Terapia d’urto, ultimo tentativo.
Ore 19:00 circa: “Aja ara Mar…, ncu… a chi t’è m…, ohi frà, sciambà, ciuot’e mme…, un’ci pozz…, AIUTATEMEEE…
Zero venne definitivamente ricoverato in un istituto psichiatrico lontano dalla sua città. Per fortuna fu ben accolto dal personale sanitario e soprattutto dagli altri pazienti i quali, pensando di aiutarlo, decisero di non chiamarlo mai più con il suo nome reale temendo una ricaduta o che tornasse a tifare la squadra di cui credeva di essere tifoso (Zero Cosine rappresentava ormai il passato). Purtroppo, senza volerlo, peggiorarono la situazione, lo ribattezzarono:
Quattro Tortellini.
E qui finì davvero la Storia.

Lina

Foto di Lorenzo Costa per UsCatanzaro.net

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