Catanzaro Night News

La Calabria in mano agli usurai

In Calabria l’usura è una pratica talmente generalizzata da rappresentare, ormai, una voce vera e propria dell’economia regionale

LA CALABRIA è la regione degli strozzini e degli strozzati. Quella in cui l’usura è una pratica talmente generalizzata da rappresentare, ormai, una voce vera e propria dell’economia regionale. La situazione, già difficile da anni, in tempi di crisi si è ulteriormente aggravata, come dimostrano i dati raccolti dall’Eurispes in uno studio sull’Indice di rischio presentato ieri. I numeri parlano chiaro e raccontano una realtà nera: le cinque province calabresi sono in testa alla classifica nazionale del rischio usura, posizionate tutte tra le prime sei posizioni. Il primato negativo (con un Iru 100 ) spetta a Vibo Valentia, seguita da Catanzaro (99,3). In terza posizione Caserta ruba il posto alle calabresi, che tornano subito in lista, occupando il quarto, quinto e sesto posto della classifica (rispettivamente Reggio con Iru 97,1, Crotone 95, Cosenza 93,9). La fotografia è realistica, perché – come spiega l’Eurispes – basata sull’analisi di quelle variabili di contesto socioeconomico che si ritiene possano influenzare il grado di vulnerabilità e/o permeabilità di un territorio rispetto all’usura. È stato, infatti, analizzato il quadro economico, ovvero prodotto interno lordo, disoccupazione; il sistema bancario: protesti, sofferenze, tasso di interesse medio attivo, valore credito al consumo (banche e società finanziarie), sportelli bancari, banche cooperative e popolari, clienti home e corporate banking, comuni serviti da banche. Inoltre il tessuto imprenditoriale, cioè imprese individuali; imprese cessate e iscritte; la criminalità: reati di estorsione, reati per associazioni a delinquere. «I dati relativi a ciascuna variabile di contesto – spiega ancora l’Eurispes – sono stati desunti dalle statistiche ufficiali di fonte Ministero dell’Interno, Istat, Banca d’Italia e Camere di Commercio e riferiti al 2008, sono stati successivamente rapportati a grandezze che ne consentissero il confronto a livello provinciale, ottenendo i seguenti indicatori: Pil pro-capite; tasso di disoccupazione; valore medio protesti; sofferenze / impieghi; tasso di interesse medio attivo; popolazione / sportelli bancari; popolazione / clienti home-corporate banking; comuni serviti da banche / totale comuni; sportelli banche cooperative e popolari / totale sportelli bancari; valore credito al consumo / numero famiglie; imprese individuali / totale imprese; rapporto imprese cessate / imprese iscritte; reati per associazione a delinquere / totale reati; reati di estorsione / totale reati». L’Indice di rischio usura (Iru) è stato quindi calcolato come combinazione lineare degli indicatori di contesto socio-economico sopra descritti, opportunamente indicizzati e con “pesi” diversi in funzione della loro correlazione con la variabile ottenuta rapportando il numero di reati di usura al totale dei reati denunciati. Incrociando i vari dati è emersa una situazione difficile per tutte e cinque le province calabresi. «La maggiore vulnerabilità di questo territorio rispetto al resto d’Italia – ha chiarito ancora l’Eurispes – trae origine dalla persistenza, a livello regionale e provinciale, di talune condizioni che si ritiene favoriscano il diffondersi del fenomeno dell’usura, tra cui: l’elevato tasso di disoccupazione; il Pil procapite notevolmente inferiore rispetto alla media nazionale; la diffusione della criminalità (estorsioni, associazioni a delinquere); le crescenti difficoltà economiche di famiglie e imprese (protesti, sofferenze, cessazioni di impresa); la minore presenza di banche sul territorio (sportelli, comuni serviti) e le difficili condizioni di accesso al credito (tassi di interesse medi attivi superiori rispetto alla media nazionale) ». Il risultato è facile da sintetizzare: la Calabria, più di ongi altra regione, è in mano agli usurai

 

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Autore

Umberto Galati

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