“Un incrocio di destini in una strana storia”
Italiagermania per tutti noi è qualcosa di più di una semplice partita di calcio. Italiagermania va oltre i 90 o i 120 minuti su un prato verde. Italiagermania è un libro di storia, un capitolo di costume del nostro paese. Italiagermania incrocia eventi storici, passaggi epocali. L’ingombrante alleanza tra le due guerre, la Resistenza, il lento scivolare italiano verso le secche economiche mentre la Germania pian piano si riprendeva quel ruolo dominante all’interno della vecchia Europa. E l’approdo di oggi sembra fatto apposta per scrivere un’altra pagina a metà tra pallone e storia. Mentre i soliti 22 bianchi e azzurri si sfideranno in calzoncini a Varsavia, a Bruxelles i primi ministri Monti e Merkel saranno impegnati in un vertice che probabilmente deciderà il destino dell’Europa. L’arbitro sarà Hollande, francese come il fischietto di Italiagermania.
Il quattrattrè dell’Azteca per molti di noi è solo un meraviglioso racconto di chi c’era o di chi ha vissuto in diretta quella notte. Lo abbiamo letto centinaia di volte, abbiamo riassaporato quella feroce sequenza di emozioni, rimpiangendo per una volta il fatto di essere troppo giovani. Quelle magliette strette, i movimenti lenti di un calcio che fu, l’esultanza spontanea a pugni chiusi, l’urlo misurato di Nando Martellini. Poi ci fu il trionfo del Bernabeu, il 3-1 senza discussioni, la pipa di Pertini e Bearzot, le mani nei capelli di Cabrini, l’urlo di Tardelli, un popolo ebbro di felicità che colora le piazze del paese. Infine, il miracolo di Lippi, la beffa finale, il trionfo di Dortmund nell’arena inespugnata dei tedeschi. Fino a quella sera, fino al minuto 119, alla magia di Pirlo e all’urlo-bis di Grosso.
In tutte e tre le vittorie c’è sempre quel senso di rivalsa sociale, della piccola Italia che batte i giganti tedeschi, dei tanti operai emigrati in Germania che in terra “nemica” vivono il sogno azzurro come un riscatto. È un po’ la storia dei tanti tifosi calabresi emigrati al nord negli anni ’60-’70, che vivono l’epopea del Catanzaro di Ceravolo e Merlo con la stessa emozione, la stessa partecipazione, la stessa voglia di rivincita. Il rigore di Tribuzio al Comunale di Torino nella semifinale di Coppa del 1966 vale il gol di Grosso a Dortmund. I pugni stretti di Mammì dopo il gol alla Juve ricordano quelli di Rivera all’Azteca. Il gol di Bivi a San Siro contro il Milan è caparbio come quello di Paolo Rossi nella notte di Madrid.
Le tre famose Italiagermania, per uno strano scherzo del destino, sembrano segnare altrettanti momenti di svolta nella storia del pallone catanzarese. Nel 1970, il 14 giugno, mentre Riva e Rivera distruggono il Messico e portano l’Italia verso la “partita del secolo” con la Germania, il Catanzaro di Ballacci si gioca la permanenza in serie B con la Reggiana in un vero e proprio scontro diretto all’ultima giornata. Alla fine di un brutto campionato, i giallorossi centrano uno 0-0 che vuol dire salvezza per differenza reti. Senza quella partita, senza quel pareggio, probabilmente il grande Catanzaro degli anni ’70 non sarebbe mai esistito. Quello stesso gruppo di ragazzi, in mano a Seghedoni e con gli innesti dei soli Mammì e Ciannameo, conquisterà 12 mesi dopo la prima storica serie A.
L’estate del 1982 è l’anno della più grande festa di popolo mai vista. La vittoria nel Mundial spagnolo riporta la coppa in Italia 44 anni dopo i trionfi in era fascista. Catanzaro in quegli anni vive di calcio e si lascia contagiare facilmente dall’euforia. Anche perché i giallorossi vengono dal miglior campionato della loro storia, concluso alle soglie dell’Europa. Ma anche quell’Italiagermania coincide con una svolta. Già in quei giorni la squadra di Bruno Pace viene smantellata dalle cessioni di Merlo: partono Ranieri, Mauro, Borghi, Sabato, Celestini. Il Catanzaro si appresta a retrocedere per due anni di fila, salutando definitivamente la serie A.
Ma per noi catanzaresi l’Italiagermania più “funesto” è quello del 2006. Ce lo ricordiamo tutti. Partiti tra lo scetticismo generale gli azzurri di Lippi arrivano alla sfida del 4 luglio contro i tedeschi nella loro tana. E trionfano. Ma in quei giorni il Catanzaro è clinicamente morto. Si cerca di rianimarlo ma non ci sarà niente da fare. E la beffa, che impedirà a tanti tifosi giallorossi di festeggiare la vittoria mondiale, arriverà proprio all’indomani del trionfo di Berlino: il fallimento dell’US dopo 77 anni di storia. Oggi il pallone giallorosso è tornato a rotolare sul prato del “Ceravolo” regalando gioia in un momento difficile. Il Catanzaro di Cozza e Cosentino ha appena festeggiato la promozione in Prima Divisione, ha di nuovo il glorioso marchio US sulle maglie e vuole tornare in fretta nel calcio che conta. È il momento della rinascita. E stanotte è la notte di Italiagermania.
Ivan Pugliese
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